C'è una specie di maledizione associata al termine "ideologia", un'ambiguità che causa continuamente aspri dibattiti tra chi ne parla apertamente e chi invece ne pensa tutto il male possibile, come un'eredità del novecento, che ormai nel ventunesimo secolo sarebbe fuori tempo massimo.
Nel libro che ha dato anche il nome a questo blog, io ho deciso di fare una scelta drastica in proposito, di usarlo apertamente, anzi di metterlo proprio in vetrina in modo che chi ci passa vicino non possa ignorarlo, ho deciso cioè di riesumare un termine che era diventato nel frattempo desueto ed associato a quanto di peggio possa esistere a questo mondo...
Questa scelta che qualcuno potrebbe considerare perfino masochista, è in realtà dovuta al fatto che al momento, almeno nella lingua italiana, non esiste un termine che abbia un significato che almeno gli somigli. Esiste in verità in tedesco un termine che potrebbe andare bene, ma non credo che sarebbe vantaggioso per la comprensione di chi legge in italiano. Il termine è "weltanshauung", ed io uso ideologia proprio come traduzione di weltanshauung.
Intendo con questo termine indicare quella parte del nostro modo di pensare che in condizioni ordinarie, ma in alcuni casi potrebbe anche essere tutta la vita, noi non sottoponiamo ad analisi critica, quel substrato che per noi diventa assiomatico, vero in assoluto, e da cui partiamo per elaborare pensieri di ogni giorno, quelli che al contrario siamo sempre pronti a mettere in discussione.
Il nostro cervello insomma, direi per una questione di risparmio di energie e risorse, da' per scontate tantissime cose che una lunga esperienza di vita ha reso sempre più parte di noi stessi quasi fosse una parte del nostro corpo, e di cui certamente non vogliamo disfarci così facilmente.
Pur trovando del tutto ragionevole che noi non passiamo il nostro tempo a rimettere tutto ciò di cui siamo convinti sempre in discussione, tuttavia qualche volta dobbiamo riprendere la nostra consapevolezza, il che non significa abbandonare la nostra ideologia nascosta, ma magari confermarla pienamente ma tentando di farla emergere e quindi che non si nasconda più a noi stessi.
Potremmo dire in altre parole, trasformare un assioma in un postulato, una cosa che per le ragioni più varie diamo per verità certa e scontata, in un presupposto consapevolmente assunto per vero.
Parlare di ideologia si deve, perchè non può esistere un pensiero che non sia ideologico. Quindi, guardatevi da chi sostiene di non essere ideologico e magari vi disprezza per la vostra ideologia, ciò significa che quella persona è iperideologizzata, così tanto da non riuscire più a scorgerne dentro sè gli effetti.
In verità, ogni sistema sociale che riesce ad imporsi, dimentica presto le proprie basi ideologiche, così evidenti al momento della sua ascesa. Quando infine trionfa, e le sue tesi diventano patrimonio condiviso, le basi ideologiche si inabissano, spariscono dalla discussione pubblica, che tende ad uniformarsi in un pensiero dominante, tanto che si discute soltanto di aspetti marginali senza mettere in dubbio ciò che poi è quanto davvero conta.
Accenno qui soltanto a quanto lo sviluppo tecnologico abbia incrementato la velocità e l'efficienza di tale processo di uniformazione, rendendo questo nostro mondo sempre più conformista.
La parola ideologia quindi, come dicevo, è stata a lungo usata in senso eminentemente dispregiativo. Marx accusava appunto l'ideologia capitalista, mentre presto furono proprio i capitalisti al potere ad accusare il marxismo di essere un'ideologia. Nella seconda metà del novecento, in effetti la parola ideologia veniva associata quasi automaticamente al marxismo.
Io direi che anche oggi marxismo ed ideologia nelle menti delle persone sono due termini strettamente associati.
Involontariamente, il marxismo, nel pensiero dominante, oltre ad avere il monopolio dell'opposizione al capitalismo, ha anche il monopolio dell'essere ideologico, con la notevole differenza che, mentre il monopolio dell'opposizione i marxisti se lo prendono con entusiasmo, quello del termine ideologia no, anch'essi convinti che si tratti di un termine a connotazione negativa.
Io credo che in verità parte della connotazione negativa odierna del termine ideologia sia dovuto al suo essere associato al marxismo, che in sostanza si sia costituito un mix micidale che vede assieme il senso tradizionalmente associato al termine ideologia con la sempre peggiore connotazione attribuita al marxismo.
In ogni caso, esiste un problema "marxismo" che non può essere più ignorato.
La cosa ha in effetti aspetti paradossali.
Partiamo dall'ideologia. Esiste una ideologia marxista? Secondo me, no. Il pensiero di Marx si è sviluppato in un arco di tempo abbastanza lungo, visto che egli ha iniziato a scrivere molto presto e non ha più smesso per tutta la sua vita. In questo arco di tempo, non v'è dubbio che il suo pensiero ha subito una certa evoluzione.
Il risultato di tutto ciò è che la straordinaria fortuna del suo pensiero si è accompagnata a una continua opera di interpretazione che ha finito per determinarne uno sfilacciamento. Così, il suo amico Engels, con l'influenza determinante di Lenin, ha dato luogo dopo la sua morte al marxismo-leninismo che ha costituito il filone principale. Esso mostra una grande caratterizzazione in senso hegeliano dovuta anche all'aggiunta tutta engelsiana, del materialismo dialettico di cui in Marx non v'è traccia alcuna. C'è poi la corrente althusseriana che invece non è hegeliana ma segue le ispirazioni filosofiche del primo Marx, molto più caratterizzato in senso umanista. Ci sono poi tutti i marxiani che si qualificano così proprio perchè non vogliono caratterizzarsi come i marxisti-leninisti, e che tengono a distinguersi anche tra loro in aspetti specifici e talvolta marginali.
Non posso infine tacere sugli sviluppi più recenti che vedono il moltiplicarsi di pensatori che si professano seguaci di Marx, ma nel contempo ne rifutano alcune parti, fino ad arrivare a mantenere solo un singolo aspetto di ispirazione marxiana, una cosa in effetti curiosa, perchè anche io accetto parti specifiche delle teorie di Marx e credo che anche molti capitalisti potrebbero a giusta ragione definirsi marxiani in un'accezione così generica e limitata.
Anche soltanto limitandoci ai due filoni, l'uno l'hegeliano e l'altro l'Althusseriano, sarebbe difficile definire un'ideologia che li possa copmprendere entrambi. Ciò motiverebbe di per sè l'impossibilità di definire univocamente una ideologia marxista.
C'è tuttavia un secondo motivo, a mio parere più importante, per cui il pensiero di Marx non fa un'ideologia a sè stante, ed è la sua debolezza dal punto di vista antropologico. Il modello antropologico dell'ideologia liberale è molto rozzo, ma nettamente definito, mentre quello di Marx appare definito in maniera approssimativa, a mio parere quindi del tutto insufficiente. Senza un modello antropologico, è arduo potere costituire un'ideologia.
Questo costituisce il primo paradosso, il marxismo che viene presentato come la quintessenza dell'ideologia, nei fatti non la rappresenta per aspetti decisivi, e quindi non mi meraviglio troppo del fatto che i marxisti siano finiti col rimanere vittima dell'ideologia liberale, soprattutto a seguito delle evoluzioni post-68.
Il secondo paradosso è invece costituito dall'occupazione praticamente esclusiva dello spazio dell'opposizione anticapitalista. Qui, l'aspetto paradossale è dovuto al fatto che questa esclusività finisce col costituire uno dei principali puntelli al capitalismo, perchè le debolezze sempre più evidenti del marxismo, sia come capacità di raccogliere consenso, sia nella capacità di mantenersi davvero alternativi, finiscono per rinforzare l'avversario di sempre e nel contempo riescono ancora ad impedire che nuove aree di opposizione si possano affacciare.
La situazione che si determina è che l'opposizione antisistema a livello di opinione pubblica è nota solo come marxismo, ma questi stessi marxisti, con la pretesa di essere scientifici, finiscono per essere rassegnati a subire il capitalismo per sempre e quindi operano come parte del sistema, quella parte appunto che costituisce l'opposizione antisistema praticamente istituzionalizzata come tale, e quindi divenuta nel frattempo parte di quello stesso sistema che a parole intende combattere.
In questa situazione storica, con i miei limitatissimi mezzi ed in grande solitudine, perseguo le seguenti ambizioni (scrivendo libri, curando un blog e frequentando fb):
- disvelare innazitutto l'ideologia dominante smentendo la pretesa dei liberali di essere antiideologici
- criticare la finta opposizione marxista togliendole il monopolio della lotta antisistema
- mettere ordine nel campo ambientalista a cui difetta una teoria vera e propria che espliciti le sue ispirazioni filosofiche e definisca alcuni aspetti fondamentali di una propria antropologia, senza cui l'ambientalismo rimarrà come la ciliegina sulla torta di chi vuole presentarsi come alternativo.
Naturalmente, ogni adesione sarà gradita.
http://www.archiviostorico.info/libri-e-riviste/6363-la-societa-degli-straccioni
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