Si coglie in molti questa sensazione, che questo tra Hamas e Israele non sia il solito conflitto, destinato a fare alcuni morti e tanti feriti. C'è qualcosa nell'atteggiamento del governo israeliano che possiamo interpretare come il volere risolvere una volta per tutte la questione palestinese, almeno quella di Gaza, e che somiglia a volere compiere un genocidio da fare impallidire gli esempi del passato...
Netanyau sostiene senza tentennamenti che Israele ha diritto alla propria sicurezza, che non può vivere con l'incubo delle bombe lanciate da Gaza, e che non indietreggerà di un passo finchè questa questione dlela sicurezza non sia portata a risoluzione.
Ora, Netaniau non è un nuovo politico apparso di colpo sulla scena politica di Israele, è un politico di lungo corso che già in passato è stato a capo del governo del suo paese. Così, potrebbe sembrare che ciò che è cambiato rispetto al passato sia l'orientamento politco di fondo del popolo israeliano. A me non pare, si tratta di un paese troppo composito, troppo recente e così legato alle nazioni di provenienza del suo popolo per giustificare una simile svolta che determina questa scelta della soluzione esclusivamente militare ai problemi di sempre.
Ebbene, la mia opinione è che sia più adatto per capire ciò che sta succeddendo distrarre lo sguardo da Israele e dalle sue dinamiche interne, per considerare invece l'evoluzione del mondo arabo.
E' proprio lì, nel complesso mondo dei paesi arabi, che si può osservare un'evoluzione radicale che spiega ciò che sta succedendo. Insomma, Hamas viene colpita così duramente non perchè gli israeliani hanno improvvisamente scoperto la violenza e la ferocia più estrema, e neanche perchè gli europei sono diventati improvvisamente distratti.
Gli israeliani erano violenti già prima, in analoghe occasioni, così come i paesi europei sono raramente andati oltre una generica dichiarazione di umanità verso i palestinesi. La spiegazione reale va cercata nella mancanza, questa sì nuova, di un clima di reale solidarietà da parte del mondo arabo. Questa solidarietà non può esistere perchè non esiste neanche quel simulacro di unità del mondo arabo che v'era una volta. Non so che fine abbia fatto la lega araba, ma il fatto stesso che sia scomparsa dallo scenario mediatico è certamente molto significativo. Del resto, non v'è dubbio che tutte le tensioni potenziali interarabe sono oggi esplose, rendendo evidenti le differenziazioni che una volta venivano tenute nascoste. L'Egitto costituisce uno dei paesi in assoluto più vicini ad Israele, mentre l'Arabia saudita è diventato il maggiore finanziatore dei movimenti sunniti nel mondo, senza che vada più tanto per il sottile rispetto a certe qualificazioini di tipo terroristico. Analoghi movimenti, ma naturalmente in senso opposto, si hanno nel fronte sciita, ma soprattutto il tipo di sistema politico diventa l'elemento preminente.
L'atteggimento aggressivo di israele è l'altra faccia del suo distacco crescente dagli USA, la debolezza del mondo arabo causa sia la pretesa di Israele di fare da sè, come questa determinazione a sconfiggere hamas sotto forma della eliminazione fisica di tutti i suoi aderenti.
Ancora oggi, sento parlare dell'ISIS e quindi del partito che attualmente domina in Iraq, come se fosse parte di Al Qaida, ma così si finisce con il non capire più niente perchè una vera e propria oirganizzazione con questo nome non esiste, esistono gruppi che usano questo marchio, un terrorismo sotto forma di una specie di franchising, visto che poi ogni gruppo opera con la massima autonomia.
Quindi, più che mai oggi risulta prioritario per capire il medio oriente capire cosa si agita nel mondo arabo, un mondo sicuramente fortemente ridimensionato a causa dei suoi conflitti interni, ma che potrebbe da un momento all'altro rialzare la testa e trovare una nuova forma di ricompattamento.
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