giovedì 6 aprile 2017

E' LA GLOBALIZZAZIONE CHE CI RENDE INDIFESI.

Come molti di voi sapranno, io sono un chimico e non certo un economista.
Per molta parte della mia vita, ho considerato l'economia una disciplina troppo complessa, non ho mai letto "Il Capitale" pur essendo stato in passato marxista, ho sostanzialmente delegato a presunti esperti le questioni economiche, ritenendo di potere occuparmi di politica anche prescindendo da conoscenze in questo ambito.
La crisi che si è abbattuta su tutto il mondo a partire dalla bolla immobiliare USA del 2007, ha reso le questioni economiche ancora più rilevanti di quanto già non lo fossero, e a poco a poco ho cominciato a leggere di economia. Le mie principali fonti di informazione sono stati i proff. Bagnai e Cesaratto e da entrambi questi luminari della materia ho imparato qualcosa (ma preferirei comunque evitare di sostenere esami da parte di Bagnai 😎 )...
Poichè per mia natura sono sempre portato alla critica, trovandomi sempre dalla parte di chi preferisce l'elaborazione dall'apprendimento (penso che alla fine sia questione di sinapsi), già tre-quattro anni fa, nel pieno sviluppo delle teorie anti-euro. mi posi un problema comunemente non affrontato.
Se la crisi è nata negli USA, e da lì è stata esportata in tutto il mondo, la specificità per i paesi dell'eurozona è nell'impossibilità di usare una strategia di politica economica per uscirne come hanno fatto negli stessi USA e praticamente tutti i paesi più sviluppati non costretti ad abdicare alla propria sovranità. 

Tuttavia, si può con ciò concludere che la crisi consista nell'esistenza dell'euro? Una cosa insomma è dire che l'euro non ci permette di difenderci da una crisi economica formidabile, forse perfino maggiore di quella del '29, una cosa è spingersi sino ad affermare che la crisi è stata superata e che ora solo i paesi dell'eurozona ne sono affetti.

La mia tesi è differente, secondo me, la crisi dovuta alla moltiplicazione delle attività finanziarie non è stata minimamente risolta, per il semplicissimo ed incontestabile fatto che le attività finanziarie seguitano a crescere perfino ai nostri giorni, e che quindi la causa delle bolle finanziarie non è stata rimossa. Dallo scoppio della bolla nel 2008, nuove bolle si sono gonfiate e sono lì pronte da un momento all'altro per scoppiare. Il motivo per cui tanta liquidità è stata riversata sul mercato da parte prima della FED, poi da parte della BCE, è quello di postergare il momento dello scoppio. Il punto è che se fornisci liquidità agli operatori finanziari, in sostanza al sistema bancario, questi sono in grado di rispettare i pagamenti alle scadenze creando nuove emissioni in quantità sempre crescente.
Si potrebbe dire che carta chiama carta, più carta esistente devi difendere, più te ne occorre aggiungerne. Il fatto è che creare liquidità comporta automaticamente coinvolgere in questo gioco perverso la stessa moneta.
Ci troviamo quindi nella situazione paradossale di invocare l'inflazione che non c'è, visto che almeno sul fatto che la deflazione è il male supremo pare che siamo tutti d'accordo, e nello stesso tempo ci troviamo sul punto di vedere lo scoppio di un impulso inflattivo che nella storia dell'umanità non si è mai visto. 
Il punto sta nella non corrispondenza tra ricchezza finanziaria creata (quindi somma di titoli e moneta), e merce esistente, come si può percepire dal fatto che il totale delle attività finaziarie vale quasi dieci volte il PIL mondiale.
Il fragile equilibrio esistente si regge sul fatto che i grandi detentori della ricchezza di carta hanno deciso sin qui di non usarla per acquistare merci, perchè ove ciò avvenisse, si paleserebbe questo squilibrio, cioè non ci sarebbero abbastanza merci da acquistare e quindi per la legge della domanda e dell'offerta il costo delle merci aumenterebbe.
Se quindi uno dei capitalisti decidesse di tradire questo patto più o meno tacito tra loro di non usare la ricchezza fiannziaria per acquistare merci in modo massiccio, al primo manifestarsi di crescita dell'inflazione, sarebbe una corsa tra oparatori ricordo professionali a chi arriva prima ad arraffare merci, e quindi non solo ci sarebbe un improvviso aumento dell'inflazione, ma questa sarebbe addirittura esplosiva, nessuno tra loro vorrebbe rimanerecol cerino acceso in mano.

Se come io credo esiste questo pericolo in termini concreti ed esso fosse prossimo, ciò darebbe un'ultima fondamentale ragione per scappare dall'euro, per scappare dal mercato globalizzato, per riacquistare al più presto la sovranità totale con il pieno controllo dei confini rispetto al flusso di persone, di merci e di capitali. 
Non è quindi che il pericolo di inflazione proverrebbe dalla nuova lira, ma al contrario la propria moneta nazionale e la possibilità di sua gestione che la sovranità monetaria offre ci potrebbe salvare dalla tempesta globalizzata in cui l'irresponsabilità delle elite finanziarie e dei governi a loro succubi c'hanno portato. Sarebbe insomma possibile per un paese di medio calibro sfuggire a questi disastri proprio separando le nostre dalle altrui sorti. 
E' per me una grande consolazione vedere che queste mie idee su una materia su cui non ho particolari competenze sono condivise da soggetti ben più titolati di me, molti sono ormai gli economisti che affermano che sta per avvenire lo scoppio di una e ben più distruttiva bolla finanziaria. 
Per sfuggire alla furia degli elementi, non resta che riparare in un porto sicuro, in un alloggio solido e ben isolato dall'esterno, facciamo quindi della nostra patria il nostro rifugio dai disastri prossimi venturi.

2 commenti:

  1. L'Italia era in un porto abbastanza tranquillo perfino con l'euro. Fino al 2011 infatti la crisi si era sentita relativamente poco e le nostre banche erano molto più solide di quelle di altri paesi. Poi è arrivato Monti...
    La situazione sarebbe degenerata comunque e l'euro è comunque una gabbia da cui dobbiamo uscire, ma è certo che le scelte degli ultimi cinque anni hanno aggravato la crisi.

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  2. Molti differenti fattori hanno condotto l'Italia nella situazione in cui ci troviamo.
    L'oggi grande accusatore della UE, tale Giulio Tremonti, ha dimenticato quando si pavoneggiava ben lieto di vedere una benevola accoglienza alle sue proposte in sede UE, dimentica che ben prima che la crisi d'oltreatlantico riversasse i suoi effetti nel vecchio continente, la crescita in Italia era già ferma da un pezzo ed egli non pose mai problemi alle richieste UE di ridurre il disavanzo con i famigerati tagli proporzionali, la dichiarazione esplicita di mancanza di una politica economica.
    Poi ci sta la Germania che da un pezzo aveva predisposto un vero e proprio piano criminale congegnato alla perfezione per fottere i partners ed il cui primo atto fu la richiesta accolta da tutti senza obiezione alcuna di potere sforare, cosa che la Germania successivamente si è ben guardata di concedere agli altri paesi. Cosa dire ancora dello scorporare le banche locali dal settore bancario per potere sottrarle alla tutela europea?
    Io sostengo che la UE era un piano criminale sin dall'inizio, e naturalmente su questa situazione si è innestata la crisi USA.
    Si è così andato a costituire un ceto politico europeo la cui maggiore preoccupazione è ormai divenuta la propria stessa difesa, un gruppo di criminali che è diventato pericolosissimo perchè vede con disperazione la crisi della UE, che costituirebbe la propria stessa fine.
    L'Italia in tutto questo ha trovato un ceto politico e dirigente in generale che ben lungi dal difendere la propria nazione, ha tradito platealmente sotto la regia di Napolitano di cui è impossibile dire tutto il male che meriterebbe.
    Sono convinto che se non riescono a costringerci assieme tramite forze armate comuni, il progetto a cui stanno lavorando, la UE si spaccherà, ma rimarrebbe comunque il problema di come andrebbe governata l'Italia ritornata in possesso della propria piena sovranità. Questo sarà il problema più grosso e bisogna trovare il modo di parlarne già da adesso a nche a costo di spaccare il fronte sovranista.

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