lunedì 2 gennaio 2017

LA FAMIGERATA AGENZIA DELLA VERITA'

E' incredibile quanto sottile sia il confine tra il godere e il non godere delle libertà fondamentali. e speciificamente della libertà di parola, e quanto sia facile che questa libertà venga persa.
 

Questo è l'errore fondamentale che compiono tutti coloro che in politica, piuttosto che giungere alle logiche conclusioni dei loro ragionamenti, se ne separano per paura di perdere ciò che oggi hanno...

C'è della razionalità nel non volere mettere a repentaglio quelle cose che abbiamo e che di fatto ci aiutano nella vita di tutti i giorni. L'errore sta nel credere che esista un comportamento politico che possa garantirci che non le perderemo.
Sarebbe come se un marito lasciasse che la moglie intrattenesse relazioni amorose con altri uomini, ritenendo che se egli non pretende troppo da lei, e quindi in particolare non pretende la fedeltà, ella accondiscerà a continuare il rapporto coniugale. Come sappiamo, le cose non vanno così, anzi la tolleranza crea abitudini e le abitudini tendono prima o poi a sfaldare quel rapporto. 


Accettare quindi la perdita di diritti, o la riduzione del proprio reddito non garantisce che questa nuova situazione così creatasi persista indefinitamente, ma al contrario, come sintomo di nuovi rapporti di forza, tende a condurre a d un progressivo ed inarrestabile scivolamento verso situazioni sempre peggiori. 


Oggi, si parla delle misure antibufale, e permettetemi innanzitutto di deprecare questo abuso di neologismi. Figure istituzionali importanti dovrebbero evitare di usare termini che, oltre ad altre controindicazioni, hanno il difetto di non essere esattamente definiti, portando così a clamorosi equivoci: magari, poi scopriremo che tali equivoci erano voluti. 


Ho sentito alla radio la Urbinati che diceva che la libertà di parola è la libertà di dire cose non vere, la verità per sua natura è dispotica.
 

Mi pare un concetto molto importante, al dibattito pubblico servono le affermazioni discutibili, opinioni anche improvvisate, notizie non verificate, tutto questo fa parte della vita, fa parte del modo in cui da sempre gli uomini comunicano tra loro.

Sentivo invece un filosofo che diceva un'emerita sciocchezza sulle fonti, che cioè chi da' una notizia deve citare le fonti. Ciò, come è evidente, significa che la censura sarebbe totale perchè è ovvio e noto che per un comune blogger o membro di un social network, le fonti sono solo raramente verificabili. 


Ma l'errore principale di questo filosofo è un altro, sta nel non comprendere la vasta tipologia di ciò che si dice in rete. E' facile affermare che se dico che la notte è luminosa dico una falsità, ma soprattutto in ambito politico, la notizia sfuma quasi sempre nell'opinione e le due non possono essere distinte una volta per tutte.  


Ancora, in questo stesso programma, un ascoltatore scriveva che con le bufale c'erano persone che c'avevano guadagnato, nel senso che ne avevano tratto un vantaggio economico. 
Faccio presente che l'intera pubblicità questo è, una sistematica menzogna per far vendere i propri prodotti, e mi pare che malgrado ciò, si sopravvive, perchè è addirittura impensabile una comunicazione che non sia piena zeppa di menzogne, falsità, opinioni sballate, idiozie e così via, avviene nella vita che conduciamo di persona, avviene nella comunicazione dei politicanti, avviene nei notiziari radio e TV e nei giornali, avviene ovviamente anche sui social networks.
 

Direi perfino che non è neanche un problema, è semplicemente un fatto, e qualunque provvedimento venga intrapreso, non solo costituirebbe un danno maggiore di quanto vorrebbe risolvere, ma neanche lo risolverebbe.
 

Nel concreto, se davvero si andasse a quella che potremmo chiamare "L'agenzia della verità", questa opererebbe soltanto sulla fascia a minore diffusione. Ma se il danno deriva dalla diffusione di notizie false, sarebbe a questo punto logico che i primi a dover essere controllati dovrebbero essere notiziari TV e giornali perchè enormemente più efficaci nel trasmettere informazioni. magari, andrebbe controllato il presidente del consiglio che dovrebbe preliminarmente far visionare i suoi discorsi da parte di quest'agenzia della verità. Non si capirebbe la logica di controllare chi fa poco danno senza prima predisporre controlli su chi può far molto danno.

Come non capire che un'agenzia della verità che fosse istituita anche con le migliori intenzioni non potrebbe che trasformarsi in un organo dispotico che avrebbe il monopolio della verità e quindi dell'informazione definita lecita?
 

Solo persone interessate o persone che hanno perso ogni traccia di capacità raziocinante può davvero credere che possa esistere pur anche soltanto in linea di principio un organismo che possa essere considerato fuori dal dibattito pubblico. 

Se tale organismo fosse fuori dal dibattito pubblico, mi chiedo, ma dove allora esso sarebbe collocato, forse nella nebulosa "Andromeda"?

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