Il vero paradosso politico del nostro tempo è che la situazione
storica data è insostenibile, e richiede cambiamenti drastici, e nel
frattempo coloro che pure fanno riferimento ai grandi pensieri
rivoluzionari del secolo passato sono convinti che sia impossibile
cambiare le cose, tipicamente il fatto che il capitalismo sia
imbattibile.
Il risultato di questa autocastrazione di
quell'area che una volta aveva senso chiamare sinistra, è che i
rivoluzionari di ieri sono sempre più
diventati i sostenitori di una sorta di capitalismo dal volto umano con
cui hanno convissuto a lungo, mentre i veri capitalisti che sanno bene
come stanno le cose, procedono sempre più sulla loro strada di
distruzione e morte, pronti alla terza guerra mondiale o un'ulteriore (e
purtroppo decisiva) crisi ambientale per guadagnarsi la loro personale
sopravvivenza.
Abbiamo giocato alla rivoluzione quando essa era improponibile in un clima di crescita economica e di una certa redistribuzione del reddito, ed adesso che il capitalismo non ha e non vuole più redistribuire, invece di proclamare l'attualità della rivoluzione, difendiamo con le unghie e con denti l'indifendibile.
In conclusione, si potrebbe dire che lottiamo sempre per cause impossibili.
Secondo Rifkin, il capitalismo è in via di superamento, grazie alla rivoluzione operata dalle nuove tecnologie e dalle nuove fonti energetiche: il mondo si avvia, per necessità di cose, al superamento della competizione che verrà gradualmente sostituita dalla cooperazione. Per meglio chiarire questi concetti ti propongo la lettura di questo mio post di qualche anno fa. Devo dire però che, secondo me, Rifkin è piuttosto ottimista sui cambiamenti in corso nella nostra epoca.
RispondiEliminahttp://kinnie51.blogspot.it/2010/05/la-civilta-dellempatia.html