lunedì 16 settembre 2013

GIULIANO AMATO, OVVERO L'AUTOPERPETUARSI DEI POTENTI

La recente nomina da parte di Napolitano di Giuliano Amato a giudice costituzionale rappresenta l'ennesimo atto di una classe politica che si autoperpetua. ne costituisce sul piano simbolico la definitiva verifica.
Il nostro paese è in modo lampante ostaggio di un gruppo di potenti che si scambiano appoggi e favori alle nostre spalle.
Esiste un ampio circolo esclusivo la cui caratteristica costitutiva sta nel fatto che chi vi entra e riesce a fare come fanno tutti gli altri componenti, non ne uscirà più (tranne che in orizzontale, benedetta natura!).
La prassi comune imposta senza eccezioni di sorta, è che bisogna lavorare per mantenere lo status quo, che nessuno modifichi i rapporti di potere. La migliore garanzia per tale compito, è reclutare le persone dopo averle compromesse. Se sei ricattabile, allora puoi essere dei nostri, perchè ove violassi il codice di autoperpetuazione che ci siamo dati, sappiamo come danneggiarti e renderti così innocuo e vano il processo di rimescolamento del gruppo di potere che tu avessi eventualmente concepito. Come diceva il grande Calvino, in una sociaetà corrotta, nulla è più pericoloso di una persona onesta. 
Come siamo arrivati a questo punto, non sono sempre esistiti gruppi ristretti di persone che detengono gli strumenti del potere?...

Alla fine della seconda guerra mondiale, l'Italia si ritrovò sotto il dominio totale ed indiscusso degli USA quali vincitori della guerra appena conclusasi, fisicamente già presenti coi loro eserciti ed armamenti sul nostro territorio.
Essere patrioti, cioè semplicemente italiani se vogliamo, consisteva nel consentire al nostro paese il massimo grado di autonomia e di vantaggi per tutta la popolazione, nel quadro ineludibile degli equilibri mondiali postbellici.
Togliatti da questo punto di vista fu un grande patriota con l'escogitare "la via nazionale al comunismo". Era l'unico modo efficace di sancire l'impossibilità per i comunisti di andare al potere, di garantirne comunque la piena agibilità politica, e nello stesso tempo di parlare in nome di un interesse nazionale. Tale interesse nazionale poteva ben essere brandito contro USA ed URSS, senza che le due superpotenze potessero intromettersi in nome di equilibri strategici mondiali, data proprio la rivendicazione del proprio carattere nazionale.
Anche De Gasperi del resto, seppe nello stretto ambito dell'alleanza atlantica, rivendicare puntigliosamente gli interessi dell'Italia: da questo punto di vista, entrambi hanno diritto ad essere considerati patrioti.
V'era quindi anche allora una classe dirigente che tendeva a gestire il potere anche senza troppa pubblicità, ma lo faceva indiscutibilmente in nome dell'interesse nazionale (anche la parziale cessione di sovranità era finalizzata a mantenere il proprio grado di autonomia). 

Oggi, questo ceto dominante che ci ritroviamo, nutre soltanto sè stesso, finalizza il suo operato a una difesa di sè stesso, non contempla l'interesse nazionale, pronto a curare gli interessi di altri paesi ove ciò comporti un vantaggio per questo chiuso ed autoreferenziale circolo di potenti.
Gli equilibri interni al potere italiano sono immoti come l'acqua degli stagni, anche se i mebri più autorevoli o più esposti di questa congrega non fanno che riempirsi la bocca con l'innovazione, col rinnovamento.
Il reale messaggio rivolto al popolo bue è quello di piegarsi in fretta e senza porre ostacoli e neanche domande, su tutto ciò che l'Europa e gli USA ci richiedono. In nome della parola magica "nuovo", ogni resistenza deve cessare, bisogna essere moderni fino al nuovismo, e soprattutto bisogna privarsi di ogni traccia di pensiero critico, pronti a subire passivamente l'ultimo diktat estero. Nulla è più vecchio di questa congrega, dei suoi componenti vecchi di età e di pensiero, ma nello stesso tempo nulla è loro di intralcio più di quelle forme di rigidità che ogni forma di istituzione politica prevede in garanzia della sua permanenza e dei principi che essa è chiamata ad incarnare.

Oggi, è la volta decisiva, quella che riguarda la nostra costituzione. Napolitano che ha deciso in maniera così chiara ed evidente di condurre questa battaglia per lo smantellamento di tutto ciò che è stato fatto per fondare la Repubblica nata dalla resistenza in nome di un processo di globalizzazine mondiale di cui egli rivendica il proprio ruolo di garante supremo nei confronti delle potenze straniere, utilizza ogni possibile pedina delle tantissime che stanno a sua totale e passiva disponibilità, Monti prima, Enrico Letta dopo, assieme ad un folto stuolo di ministri del nulla, di semplici replicanti, per portare sino in fondo questo compito.
Questo è il quadro della situazione in cui ci troviamo, ma apparentemente c'è tanta gente che non l'ha capito. Leggevo ancora stamane su un altro blog un commentatore che si lamentava del conservatorismo di coloro che difendono la costituzione, rimanendo ancora una volta sbalordito per questa palese incapacità delle persone di leggere la realtà.
Eppure, lo stesso Napolitano e tutti i suoi numerosissimi accoliti, non avanzano proposte puntuali di modifica, non hanno formulato specifiche proposte di cassazione di quello specifico comma, di introduzione di una specifica frase, di sostituzioni di parole o di più o meno brevi proposizioni, no, essi parlano di revisione costituzionale, tanto da impegnarsi nell'approvazione di dubbia legittimità di una legge costituzionale, che prevedesse un primo stadio riservato non come previsto dall'articolo 138 al parlamento ed aI suoi organi, ma aD un commissione appositamente nominata di presunti esperti.
Ora, se la lingua italiana ha un suo significato sedimentatosi nel corso del tempo, procedere ad un non meglio specificato processo di revisione, significa pensare ad una costituzione profondamente rinnovata, il che significa non l'aggiustamento di questo o quel dettaglio tecnico che ha dimostrato di non funzionare, ma quAlcosa di ben più importante, tanto che si richiede l'intervento di persone competenti a formulare le proposte puntuali ancora da nessuno avanzate esplicitamente.

Cambiare così la costituzione, significa cambiare la stessa nostra repubblica italiana, nei fatti smantellare i residui elementi di possibile resistenza alle ingerenze straniere in nome di un interesse nazionale. 
Capisco che a Giuliano Amato interessi di più esssere uno dei pensionati più ricchi d'Italia e gestire questo potere a cui ha dedicato la sua vita, ma potrei chiedere a tutti voi quale sia l'interesse che spartite e spartiamo con simili personaggi, se non sia il caso di ribellarci una volta per tutte proprio in nome della difesa intransigente del testo costituzionale, cioè della nostra patria (la patria non è un concetto fascista, è semplicemente un riconoscersi nella propria comunità nazionale)?
Non è questa l'unica possibile strada che oggi possiamo imboccare per smettere di essere ostaggio di simili figuri?

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