giovedì 12 settembre 2013

COSTITUZIONE E DEROGHE

Ricordo a una blogsfera alquanto distratta, che avantieri la camera ha approvato mi pare in prima lettura, una legge costituzionale che permette al processo di revisione costituzionale che si vuole attuare in questa legislatura, di derogare dalle procedure previste dall'articolo 138 della stessa costituzione...

In un'opinione pubblica evidentemente tutta imbambolata dalle tempestose vicissitudini giudiziarie e postgiudiziarie di Berlusconi, non interessano nulla nè i venti di guerra in medioriente, nè tantomeno la sorte stessa della nostra costituzione. 
Invece, dovremmo essere seriamente preoccupati. Le deroghe, seppure a volte inevitabili, devono essere sempre guardate con sospetto. La costanza delle regole sia in riferimento a differenti soggetti, sia nel corso del tempo, imporrebbe di ridurre al minimo la deroga che rappresenta appunto un'eccezione, e quindi una violazione, seppure resa legittima da una decisione formale, delle regole a suo tempo fissate. Le regole devono a volte essere modificate, ma la deroga rappresenta appunto una modfica  in un singolo caso soltanto. Decidendo di derogare, confermo la validità delle regole a suo tempo fissate. Ciò implica quindi che la deroga per propria stessa natura, richiede di essere puntualmente motivata. 
La cosa diventa particolarmente delicata nel caso delle costituzioni, la cui funzione è appunto quella di fissare limiti alle iniziative consentite agli organi istituzionali. Malgrado gli ampi poteri formalmente riconosciuti ai parlamenti, l'esistenza stessa delle costituzioni serve proprio a porre dei paletti all'azione anche di questi organi così importanti delle democrazie. 
Nulla può essere considerato immodificabile, neanche le costituzioni, ma chi le scrive, rende il processo di modifica delle norme costituzionali particolarmente impervio, proprio per sottrarle all'arbitrio di un parlamento in una determinata composizione. Se delle sciagurate elezioni danno la maggioranza a uno schieramento non adeguatamente attento ai valori democratici, ci sta sempre la costituzione a delimitare la portata degli atti parlamentari. Se tale parlamento si sente stretto nelle norme costituzionali, le può cambiare, ma deve faticare parecchio per farlo. Questo concetto viene comunemente espresso col termine "rigidità", le costituzioni per loro natura, devono essere rigide, resistere a chi se ne vuole allegramente disfare.
Oggi, Napolitano e i suoi devoti numerosissimi accoliti, in primis il premier Enrico Letta, improvvisamente trovano che la costituzione stia loro stretta. La presenza di un gruppo all'opposizione a prescindere come il M5S, rende questa legislatura  particolarmente complicata. Anche un uomo molto potente come Napolitano sa che il cammino parlamentare di un  processo di revisione costituzionale sarà molto impervio. Cosa si inventano allora per condurre in porto quelle profonde modifiche che ritengono così indispensabili ed urgenti? S'inventano la deroga. La deroga permette loro di cambiare la costituzione facilmente (almeno meno difficilmente), ma dopo averla modificata, permette anche di blindarla. Essi, ed essi soltanto, si sono concessi la prerogativa di costruirsi un percorso più agevole. La prossima modifica costituzionale torna alla procedura ordinaria prevista dall'articolo 138. 
Così, derogando, si sono regalati una situazione di favore. 
Per questo, come tutte le deroghe, essa va motivata in maniera estremamente puntuale e convincente. Mi pare che fin qui, ciò che abbiamo osservato. è stato soltanto il richiamo a una generica urgenza: ciò non è per niente sufficiente, questa procedura non è condivisibile, e non mi stancherò di accusare questi parlamentari compiacenti, questa stampa distratta, ed anche voi, opinionisti dilettanti e lettori del web, di agire o nche soltanto assisstere in  silenzio, di fronte a questo scempio della nostra beneamata costituzione. 
Quando la costituzione sarà stata condotta a quel risultato che la grande finanza internazionale ci chiede, allora sarà troppo tardi per risvegliarsi e per rimpiangerne le forme di tutela democratica in essa contenute. 

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