martedì 24 febbraio 2015

LA RILEVANZA GEOPOLITICA DELLO SCONTRO GERMANIA - GRECIA

Trovo davvero sorprendenti le reazioni qui in Italia al risultato dell'ultima seduta dell'eurogruppo ed al faticoso accordo che lì è stato strappato tra governo greco e unione uropea.
Apparentemente, analisti politici di ogni tipo, da ieri hanno già iniziato ad esercitarsi dando i voti a Tsipras, parlando delle dinamiche interne a Syriza, insomma, dando per scontato che la questione implicasse esclusivamente la Grecia.

E' davvero sorprendente questa forma così ostinata di miopia che non riesce a cogliere quanto ciò che è successo venerdì a bruxelles ci riguardi direttamente...

Tanto è vouyeristico l'atteggiamento, che nessuno chiede a Renzi ed a Padoan conto e ragione di quanto là deciso, che spieghino perchè mai Renzi che sostiene ad ogni piè sospinto che egli vuole cambiare le regole, nel momento in cui i nodi vengono al pettine, non fa nulla per schierarsi apertamente per chi avanza proposte di cambiamento.
Per inquadrare correttamente questa situazione, bisogna avere chiaro che attualmente in Europa si confrontano tre ipotesi distinte che brevemente riassumerò nel seguito.
Una prima ed attualmente dominante, è quella tedesca che insiste nel volere imporre le ricette di austerità monetaria, di rigore fiscale, di riforme che confermino queste politiche ed anzi le eternalizzino.
Una seconda è quella che a parole impersona Renzi, le riforme vanno fatte, ma bisogna finirla col rigore e l'austerità. Non è qui la sede per commentare sulla coerenza interna di questa posizione, qui la sto solo riassumendo.
Una terza dice invece che l'unione europea è immodificabile, che quindi non esiste alcuna possibilità di venire fuori dalla crisi se non fuori dalla UE. Naturalmente, in questa opzione, si pone subito il problema del modo attraverso cui si giunge a non essere più nella UE. Badate, non dico fuori dall'euro, io dico fuori dalla UE perchè l'eventuale fine dell'euro come moneta continentale sarà inevitabilmente così traumatica da impedire una convivenza nelle strutture UE. L'introduzione dell'euro è stato un passo in qualche modo irreversibile, ed il fatto che alcuni paesi che aderiscono alla UE non stiano nell'euro non deve ingannare, è nei fatti come se essi stessero solo in stand-by, non ancora degni di entrare in questo club esclusivo, col correlato loro ruolo secondario nella UE, come lo stesso UK, malgrado esso sia uno degli stati più potenti del pianeta anche sul piano militare.
Quindi, chi è contrario alle politiche economiche lacrime e sangue ispirate dalla Germania, si divide poi in due distinti tronconi che neanche con tutta la buona volontà di questo mondo possono essere messe assieme. La scelta se liberarsi dell'austerità dentro o fuori dall'euro è così drastica che non ha senso mettere assieme i sostenitori delle due ipotesi due e tre, come del resto è stato molto chiaro in occasione delle recenti elezioni per l'elezione del parlamento europeo, quando alcuni, me compreso, si sono rifiutati di votare per la lista "L'altra europa con Tsipras" proprio perchè essa puntava su capovolgimenti nelle politiche dell'unione europea.
Oggi, vedo che proprio tanti di coloro che si schierano sull'ipotesi estrema sembrano guardare con paziente e partecipativa attenzione verso la trattativa in corso, pronti a cogliere ogni possibile sviluppo, pronti perfino a ricredersi sull'irreformabilità della UE davanti ad adeguate evidenze.
Nello stesso tempo, molti dei sostenitori di Tsipras qui in italia sembrano delusi, vogliono abbandonarlo, e del resto atteggiamenti analoghi si osservano come dicevo all'interno stesso di Syriza.
Francamente, non li capisco, non capisco ad esempio l'attivismo intempestivo davvero di quell'eurodeputato di Syriza che già dà del traditore a Tsipras. Questo signore non può limitarsi a chiedere scusa, deve al contrario chiarire fino in fondo cosa egli pensava che si potesse e si dovesse fare. Un'ipotesi politica non può essere l'espressione pura e semplice di una buona intenzione, deve fare i conti con la sua praticabilità. Non basta quindi dire che Tsipras ha ceduto, deve dire come faceva a non cedere senza compormettere la propria stessa presenza nella UE e quindi sconfessando anche in questo caso la propria tesi politica.
Devo confessare che la determinazione fino a qui mostrata da Tsipras e dagli altri ministri mi ha coinvolto, mi ha inevitabilmente spinto a tifare per la Grecia, in qualche misura volendo essere smentito sulla irriformabilità della UE.
La mia impressione è che politici e governanti dell'intero occidente (USA inclusi quindi), non abbiano ancora capito che con i tedeschi ogni tentativo di bluff non funziona, non serve quindi che Obama telefoni a Tsipras a seguito delle elezioni schierandosi così apertamente a suo favore se solo poche settimane dopo è costretto a ritelefonare per piegarlo alle posizioni tedesche. Allo stesso modo, il bimbominkia che Napolitano c'ha affibiato come presidente del consiglio non può davvero credere di trattare la merkel come tratta Bersani, bersani è un analfabeta politico, così convinto del ruolo insostituibile del PD da cedere su tutto per non danneggiare il partito, la merkel è brava a difendere i suoi interessi e può ascoltare solo minacce che abbiano una base molto concreta. Allo stesso modo, temo che anche Tsipras sia caduto in questo equivoco, i tedeschi tengono duro, non cedono se non di fronte ad un'evidenza plateale, al prospettare uno scenario così svantaggioso per loro. Pensare di fregarli con chiacchere senza base concreta, è semplicemente assurdo, nel dubbio di potercela fare, essi non cedono. 

Qui, quindi, si sta giocando un'importante vicenda di rilevanza geopolitica che coinvolge l'intero occidente, anche fuori dalla UE, in cui questa parte maggioritaria dell'unione europea a guida tedesca sta combattendo una battaglia di estrema importanza contro gli USA in prima istanza, e contro quindi tutti i paesi che ancora ne subiscono l'egemonia. 
In una situazione di questo tipo, non ha senso alcuno assumere atteggiamenti da stadio, bisognerebbe essere in grado come fronte con ambizioni di prospettive politiche alternative, di insinuarsi in questo scontro titanico USA - Germania senza rimanere ingabbiati dentro la UE, una vera e propria prigione, e senza tuttavia farsi coinvolgere nei giochi finanziari USA che sono, non bisogna mai dimenticarlo, all'origine di questa spaventosa crisi recessiva e oggi anche deflazionistica. 

Prima di ogni altra cosa, bisognerebbe avere la capacità di osservare gli eventi con un certo distanziamento ideale e senza le impazienze insensate che hanno fatto dire a tanti già poche ore dopo la conclusione del vertice che Tsipras era un traditore, un atteggiamento che ritengo francamente idiota. 

Guardo così a Syriza, come del resto a Podemos, a queste nuove esperienze politiche che si qualificano come sinistra, con un occhio nello stesso tempo di simpatia ma tuttavia scettico, perchè ritengo che a livello di teoria politica non si sia fatta ancora avanti una tesi davvero rivoluzionaria che sia sin dall'inizio e senza tentennamenti anticapitalista senza farsi ingabbiare nei limti angusti ed ormai per me storicamente superati del marxismo.

3 commenti:

  1. Complimenti. Analisi puntuale, e nel panorama delle letture che si fanno, finalmente non provinciale.
    Qualche anno fa ne avevamo aperto il dibattito
    http://noi-nuovaofficinaitaliana.blogspot.it/2012/11/usa-germania-la-partita-infinita.html

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  2. Non credo che il marxismo sia superato, giacché nessuna delle condizioni storico-sociali e teoriche sono state superate. Il marxismo è una critica del capitalismo al di fuori del capitalismo. Esso considera ogni formazione economico-sociale come storicamente determinata e perciò destinata a essere superata. Il capitalismo, come tutti i fenomeni umani, ha un inizio e avrà una fine. Il Leninismo è l'erede del marxismo in quanto applicazione pratica dell'abbattimento della formazione capitalistica e del suo superamento.

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  3. Prima osservazione, perchè postare senza neanche uno straccio di nick? Questo parossismo del rimanere anonimi, non lo riesco a capire neanche con tutta la mia buona volontà.
    Seconda osservazione, la difesa del marxismo mi sembra esposta in modo assertivo, senza neanche tentare di argomentarla. Capisco che neanch'io argomento la mia tesi, ma l'ho fatto in post precedenti, e, data l'impossibilità di sintetizzarla troppo, la do' per scontata. Tra l'altro, l'adesione ad una teoria deve avere argomenti ben più robusti che la non adesione, anzi generalmente nessuno spende tempo e parole per argomentare mancate adesioni.
    Terza osservazione, la mia osservazione sul marxismo non costituisce il centro del mio articolo e trovo singolare commentare qui su una questione di così vasta portata.

    Ciononostante, tenterò minimamnete di rispondere nel merito.
    Per giudicare il marxismo, si deve partire dalla stessa sua definizione delle sua categorie di riferimento. Il punto quindi non è se il capitalismo è eterno o non lo è, ma se sia utile il concetto di capitalismo per definire una teoria politica.
    Infatti, non tutti sono d'accordo su questo punto. Io, ad esempio, seguo Polanyi che suddivide ciò che il marxismo indica con l'unico termine di "capitalismo" tra mercantilismo e società di mercato considerandoli quindi come sistemi economici differenti, anche se l'evoluzione dall'uno all'altro è avvenuta con una certa gradualità.
    Poichè io non condivido l'economicismo che il marxismo condivide con il capitalismo, penso che il problema politico centrale non possa che essere quello del potere, e che quindi ciò che va superato è proprio il fatto che i più ricchi siano anche coloro che comandano, e tutto ciò è dovuto a motivazioni ideologiche, proprio il fatto che l'economia abbia una funzione centrale, tale addirittura da soppiantare la politica.
    Naturalmente, ci sarebbero molte cose da aggiungere, ma mi fermo qui, non mi pare questa la sede ottimale per affrontare un argomento di tale importanza.

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