lunedì 23 novembre 2015

STATO E ISLAMISMO

C'è in occidente una tesi molto diffusa, che considera le religioni come qualcosa che riguarda una dimensione puramente privata delle persone.
Naturalmente, se le religioni fossero così, se la fede religiosa influenzasse soltanto una parte della nostra vita, se nella nostra vita pubblica, la religione fosse trasparente, se quindi fosse impossibile non soltanto per gli estranei, ma anche per chi ci conosce superficialmente dedurre quale sia la nostra fede, ove ne avessimo una, allora certamente che la convivenza sociale non risentirebbe per niente del fatto che ci siano fedeli.
Il punto tuttavia è che le religioni non sono così, la religione è una forma di credenza che oltre ad essere dogmatica e quindi non disponibile a sottoporsi a un confronto reale, cioè a un vero dialogo, è anche totalizzante.

Totalizzante significa che non può fare a meno di occuparsi di qualsiasi aspetto della nostra vita. Non si può quindi neanche ipotizzare un fedele che non debba nella sua coscienza sottoporre ogni specifica scelta della sua vita e in tutti i suoi ambiti alla sua fede...


Io credo che l'errore di prospettiva in occidente sia dovuto alla falsa tesi che il cristianesimo sia una vera religione. Il cristianesimo, almeno a partire dal seicento, ha subito un attacco formidabile da parte della cultura illuministica, che si andava sviluppando, e ne è uscito con le ossa rotte.

Il cristianesimo ha cioè perso una battaglia decisiva, storica, che lo ha profondamente trasformato.

Considerate per capirci ciò che era un tempo la chiesa cattolica, come ancora nel periodo della controriforma un tizio qualsiasi investito dell'autorità dalla chiesa, poteva da inquisitore imporre la tortura ed infine il rogo a chiunque su una base del tutto arbitraria.

La tesi sottostante era quindi che ciascun singolo atto che una persona compie nella sua vita deve essere sottoposto all'autorità suprema della chiesa, essendo questa per missione divina depositaria della verità suprema. 

E' del tutto inutile in questo contesto esprimere un giudizio di merito sulla controriforma, farlo dal nostro punto di vista di cittadini di società che hanno subito la rivoluzione liberale fino al punto che il liberalismo è diventato il buon senso, il pensiero dominante del nostro tempo, ci dice solo quanto siamo filgi del nostro tempo e quanto sia ideologicamente lontano quel tempo. 
Ciò che conta nella presente discussione è capire cosa sia una vera religione, e come la religione cristiana sia potuta sopravvivere solo imponendosi dei limiti precisi, via via divenuti più stretti e coercitivi, e trasformandosi così in una specie di movimento di opinione, una disciplina interiore che teniamo gelosamente custodita nel nostro cuore. Se oggi un cristiano particolarmente solerte tenta di sostenere in una discussione pubblica i suoi principi cristiani, non solo non trova proseliti, ma finisce con l'essere addirittura deriso. 

Bene, l'islamismo è tutt'altra cosa, è una vera religione che pretende di dettare le norme di comportamento sia nell'intimo delle dimore private fin dentro il letto, che nella vita pubblica.

Per certi aspetti, anche per gli ebrei è lo stesso, ed è strano come nessuno rifletta attraverso quale meccanismo culturale, la comunità ebrea di ciascun paese abbia chiaro di essere parte separata della società, e il singolo componente si ritrovi e si difenda all'interno della propria comunità ebrea, si consideri una persona dalla doppia cittadinanza, e tutto attraverso la religione, che diventa il vero collante comunitario. 

Le vere religioni possono al massimo tollerare le strutture statali, pretendendo in ogni caso di condizionarle, di acquisire  delle norme che garantiscano loro di obbedire ai comandamenti religiosi senza avere danni dal'applicazione della legislazione statale. 

Per tutte queste ragioni, io trovo terribilmente, se non tragicamente superficiale credere che la convivenza pacifica tra stati di diritto di stampo liberaldemocratico e comunità musulmane sia automatico, perfino dimenticando quanto ad esempio la semplice questione del velo abbia dilaniato la Francia per anni. 

A mio parere, la questione è problematica, l'integrazione è una parola che non ha molto senso, se non volendo affermare che i musulmani debbano avere con la religione un rapporto analogo a quello che hanno i cristiani con la loro.

Possiamo davvero credere che un simile obiettivo sia realistico e che possa essere ottenuto in tempi brevi? Rispondere affermativamente a questa domanda mi pare prima di tutto irresponsabile. 

Io continuo a credere che dovremmo invece lavorare perchè le comunità musulmane possano seguitare a vivere nei paesi nativi, senza vedersi costrette ad emigrare a causa dei disastri che pochi ma potenti cittadini occidentali riescono impuniti a commettere nei loro paesi.

2 commenti:

  1. Personalmente trovo di nessun interesse discutere su cosa sia una vera religione. Penso che faremmo un grosso passo avanti distinguendo chiaramente la fede, che è di ambito strettamente personale e va rispettata, dalla religione, che invece è una sovrastruttura sociale e di potere.
    Condivido comunque il discorso di fondo dell'articolo e la chiusura.

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  2. Caro Peppe,
    sono abbastanza d'accordo con te, tranne su un punto decisivo: potrebbe esistere una fede senza religione, e un'altra domanda alla prima strettamente correlata: è' proprio vero che la fede sia una questione personale e non collettiva?
    Ma qui, evidentemente ci incamminiamo verso un tema che travalica quello proposto nell'articolo.

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