martedì 13 agosto 2013

LA POLITICA RIDOTTA A UNA LOGICA BINARIA

La asfitticità del dibattito politico in Italia, potrebbe essere raffigurata con una certa efficacia dal constatare come prevalga una logica binaria. Tutte le scelte vengono di fatto costrette nella camicia di forza di scelte verso cui vengono proposte due e solo due soluzioni. In questo modo, tutto si trasforma in un gigantesco scontro tra opposte tifoserie il cui risultato è la banalizzazione della politica. Essa, invece di rappresentare il luogo privilegiato di un dibattito largo ed approfondito sulle decisioni di interesse generale, si traduce in lotte tra gruppi più o meno organizzati, tra leaders più o meno potenziali per la conquista del potere. Quando le scelte si riducono a un secco "sì o no", bianco o nero, quando i grigi vengono sacrificati allo scopo di aizzare la propria curva, allora diventa difficile se non impossibile andare alla vera sostanza delle decisioni da assumere...

Citerò due secche alternative che vanno per la maggiore particolarmente proprio in questi giorni. L'una, quella prevalente che non è certo una novità (siamo inchiodati a questa scelta da ventanni in realtà), riguarda l'alternativa "Berlusconi sì- Berlusconi no". 
Non so se suonerà antifemminista, ma c'è tutta una serie di donne nel PDL che mi appaiono come replicanti. Non dico che i maschi siano migliori, Gasparri ad esempio potrebbe a giusta ragione figurare come replicante anche lui, ma molti di loro un minimo di originalità lo manifestano. Le donne PDL, fatta forse eccezione per la pessima Santanchè, danno la distinta impressione quando parlano che sia partito un nastro preregistrato. 
Attribuirei il titolo di massima replicante alla Gelmini, quella per intenderci del tunnel che va dalla Svizzera al nostro Abruzzo, che malgrado queste manifestazioni di ignoranza e di stupidità massima, non si vergogna di frequentare gli studi televisivi a qualsiasi ora. La settimana passata è stato un vero calvario, avventurandosi anche soltanto ad ascoltare un qualsiasi notiziario TV, ci si imbatteva nel viso inespressivo della Gelmini che ripeteva a memoria la lezioncina che qualcuno le aveva impartito, ma devo ammettere, con grande diligenza, i compiti per casa questo splendido esempio della politica italiana li fa puntualmente, le manca la capacità, ma l'impegno diligente c'è. Sarebbe però ingiusto nei confronti della Carfagna, della Biancofiore e di tante altre di cui stento a ricordare perfino il nome, escluderle da questo contesto, anche queste replicanti figurerebbero magnificamente come sostitute di robot. 
Bene, detto questo, possiamo dire che la colpa sia esclusivamente loro, senza considerare chi le intervista, chi macina ore di TV parlando di questo vuoto, ma anche chi costruisce la propria fortuna costituendo il fronte avverso, la dirigenza del PD in primo luogo, ma includerei anche quasi tutti i giornalisti, anche quelli de "Il Fatto" che anche loro hanno guadagnato molto dalla stessa esistenza del caso Berlusconi. Io rimango del parere che la vera opposizione a Berlusconi consista nell'ignorarlo, non nel dirne il peggio possibile, perchè anche le cose più offensive dette sui media contribuiscono a dare centralità alla sua figura.
Non è insomma possibile inchiodare questo paese su Berlusconi e sulle scelte sulla sua sorte. Applichiamo le norme esistenti e si vada avanti senza alimentare le polemiche interessate di un ceto politico che trae la stessa ragione dlela propria presenza nel fatto che sia così centrale la questione Berlusconi.
Allo stesso modo, rischiamo di finire prigionieri della questione della scelta sull'euro. Come ho già detto più volte, non basta dimostrare la dannosità dell'euro per scegliere una linea di politica economica. In effetti, il fronte antieuro, al contrario del fronte avversario che è molto compatto in una scelta liberista, è molto frammentato e trovo preoccupante che si continui ad ignorare la vasta articolazione del dibattito interno a questo fronte. 
Ad esempio, per me la scelta fondamentale è un'altra molto più drastica, quella contro la globalizzazione. La mia scelta come ho tentato più volte di argomentare, sta nell'analizzare le cause prime della crisi in atto, constastando che l'euro non ha certo causato la crisi mondiale, che non è stata la politica di rigore della Germania ad avere messo in pericolo il sistema finanziario internazionale, ma proprio l'opposto, quel keynesianesimo monetarista che si è diffuso a partire dai paesi anglosassoni, USA in testa. Se non ci chiariamo queste questioni fondamentali, se c'è chi non aspetta altro che l'uscita dall'euro per seguire l'esempio degli USA e del UK  stampando le nuove lire a getto continuo, immagino.
Se insomma in questo fronte la parte oggi prevalente si rifiuta di discutere cosa sostituire all'attuale politica monetaria dettata dalla UE, allora il sospetto che si tratti soltanto di un'operazione di promozione personale di determinati personaggi diventa sempre più forte. 
Come dicevo all'inizio, tutto ciò procede attraverso una semplificazione forzata dei problemi fino ad adattartli a una banale logica binaria, ma io nella mia insignificanza non ci sto, seguiterò per quanto ne sia capace e mi sia ancora concesso, a tentare di porre i problemi in tutta la loro complessità.

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