sabato 16 marzo 2013

IL NUOVO PARLAMENTO: COSA POSSIAMO ASPETTARCI?

A quanto pare, ci siamo, la strategia del rifiuto di qualsiasi accordo con gli altri partiti portata avanti dal M5S sta sgretolando innanzitutto il PD, sicuramente lo scoglio più grosso sulla strada dell'obiettivo da questi apertamente dichiarato di smantellare l'intero sistema partitico italiano...

E' interessante notare come tale strategia induca un'esasperazione dei tatticismi. Il PD che sta  per ovvie ragioni al centro della scena politica, nel momento in cui si trova obbligato ad abbandonare la sofisticata strategia (sic!) elaborata nella passata direzione (all'unanimità, badate...) del tentativo di abbraccio (letale) al M5S, immediatamente si divide e da' il peggio di sè, con la riproposizione del suo immarciscente politburo nelle persone di Franceschini e della Finocchiaro. 
Il mediocre funzionaro eurocratico Monti, evidentemente incapace di comprendere che il suo turno è terminato probabilmente per sempre, si propone per qualsiasi carica, da premier tecnico, a premier politico, a presidente del senato: che qualcuno gli trovi un posto di direttore di una banda cittadina, e così ce lo togliamo definitivamente di mezzo!
In fondo, i più dignitosi appaiono gli eletti del centrodestra, che, messi da parte per motivi indipendenti dalla loro volontà, hanno finito con l'accettare questo loro ruolo che naturalmente è per loro vantaggioso. 
Detto ciò, rimane il problema della politica. Voglio dire che una strategia coerente come quella portata avanti dal M5S ha nel mondo politico italiano un effetto perverso, di accentuare invece che liberarci di una pratica politica tatticistica, quella che costituisce la grave malattia italiana e che è stata impersonata a dovere da gente come D'Alema e Casini. Poco importa che i nomi che sentiamo essere i protagonisti oggi siano differenti, ma rimane questa concezione che mette al centro numeri e maggioranze, apparentemente facendo sparire dalla scena la stessa politica intesa come contenuti politici. 
Come alcuni dei miei lettori sapranno, visto che non ne ho fatto certo mistero, io ho votato per RC, un'esperienza politica infelice che si è infranta subito e temo irreversibilmente, sugli scogli di un quorum non raggiunto. Ecco, io trovo che oggi si senta fortemente la mancanza di una formazione come RC. Poco importa che il programma fosse discutibile in tanti punti, che il modo di costruire e le composizioni delle liste fosse insoddisfacente, che gli stessi tempi stretti della sua costituzione abbiano completamente impedito qualunque processo di maturazione comune facendo apparire RC come una specie di armata brancaleone di politici falliti, rimaneva la questione centrale per cui RC costituiva l'unica espressione coerente di politica antiliberista, rispetto al vecchio parlamento apertamente liberista quasi all'unanimità, e sicuramente nei due suoi maggiori partiti, PDL e PD. 
Assistevo giovedì all'ultima puntata di "Servizio pubblico", e devo dire che non potevo evitare di constatare la profonda incomprensione delle sfide di oggi che veniva fuori dai partecipanti, a partire dal conduttore. L'unico del tutto consapevole della situazione risultava essere Mieli che, di fronte alle belle intenzioni espresse dai vari partecipanti, ricordava giustamente che qualsiasi ipotesi di spesa pubblica doveva confrontarsi col reperimento delle risorse, cioè doveva essere accompagnata da una analoga riduzione su altre voci del bilancio statale. Insomma, da montiano di ferro, ricordava i vincoli europei che invece i partecipanti ignoravano bellamente, immaginando così un mondo in cui l'insediamento di un governo di coalizione tra PD, SEL  e M5S fosse condizione sufficiente per uscire dalla crisi. Noi stiamo in Europa e stiamo in un'eurozona con una moneta unica. Mi chiedo se sia ragionevole dimenticare i vincoli strettissimi che tale collocazione in questo contesto europeo comporta. Insomma, solo una classe dirigente codarda può ignorare l'attualità di scelte fondamentali nel rapporto con il contesto internazionale e della crescente globalizzazione finanziaria. 
Ecco, l'unica formazione che potrebbe praticare una politica antiglobalizzazione è il M5S, ma purtroppo queste scelte politiche così importanti ed impegnative vengono oscurate, confuse ed in ogni caso rinviate anche a livello di dibattito politico, rispetto a quello che rimane l'obiettivo prioritario e comunque cronologicamente precedente, della distruzione dei partiti esistenti.
Non rimane che accettare questa situazione di fatto determinata dall'esito delle elezioni, le scelte fondamentali non possono che essere rinviate al prossimo parlamento per cui è possibile ipotizzare le relative elezioni nel prossimo autunno. Mi chiedo soltanto se la posizione di Viale e di ALBA, nonchè di vari politici ad essa vicini, di sostanziale compiacimento per il fallimento di RC sia appropriata, una specie di compiacimento nell'evirarsi per fare dispetto alla propria moglie.

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