domenica 24 marzo 2013

IL BRUTTO PASTICCIO ITALO-INDIANO

La vicenda dei due marò appare ogni giorno di più come un esempio di sprovvedutezza assoluta. 
Talmente maldestro appare il comportamento del governo italiano, che diventa sempre più problematico poterlo spiegare anche scontando una completa incapacità di gestione da parte del nostro ministro degli esteri. Ciò non basta a spiegare la successione cronologica degli eventi che col passare dei giorni si allunga sempre più con svolte quasi quotidiane che non permettono di fare alcuna previsione su come finirà la faccenda.
Ecco l'ipotesi che vorrei proporvi... 

Tra i due governi si è andata sviluppando una sorta di complicità che consentisse una ragionevole conclusione della faccenda alle spalle delle rispettive opinioni pubbliche a cui questo accordo andava accuratamente nascosto. 
Tuttavia, alle prime difficoltà, come succede in simili frangenti, la complicità si è squagliata per cui assistiamo a continui scarti, cioè all'abbandono improvviso del cammino concordato per poi tentare di ricostituirlo in termini differenti. 
Dico questo perchè mi appare evidente la volontà malcelata del governo indiano a risolvere positivamente la cosa, sin da quando il governo federale ha deciso di avocare a sè la competenza della questione fino ad allora gestita da un governo statale e che im maniera eviedente era ostile ai militari italiani. Ancora, come definire i permessi concessi ai due marò a trascorrere ampi periodi di tempo in Italia se non come un atteggiamento cordiale. Tutto questo depone per un consenso tra i due governi, e non escludo che perfino la decisione di non fare tornare i marò in India era concordata col govenro federale, poi costretto a tornare sui suoi passi dalla pressione popolare. Tuttavia, non si può analogamente escludere che il ritorno in india dopo il riifuto facess eparte di un'ipotesi ancora più compolicata, ma anch'essa concordata che consentisse di stabilire delle condizioni per il loro ritorno quali l'evitare la pena di morte e la detenzione in ambasciata
Il governo italiano ha tentato di gestire la faccenda in maniera riservata, concendendo così eccessivo credito al governo indiano che si è rivelato almeno altrettanto pasticcione di quello italiano, con la differenza certo non da poco che la figura di merda la fa l'Italia e non l'India, almeno a livello di grande opinione mondiale. 
Sia chiaro, col sottolineare le indubbie responsabilità del governo federale indiano non voglio minimamente sminuire quelle del governo italiano che si è inoltrato in un accordo segreto pieno come poi si è visto di insidie e trabocchetti in cui siamo finiti con tutte le scarpe. Sarebbe stato molto più dignitoso sostenere posizioni molto rigide senza contrattare nulla, il risultatyo disastroso è sotto gli occhi di tutti.

3 commenti:

  1. Pensare che sarebbe bastato che quel deficiente di comandante della Enrica Lexie non avesse attraccato e fatto sbarcare i marò ed ora nemmeno ci ricorderemmo della vicenda (come è successo per la nave americana in cui dei militari nello scorso giugno-luglio avevano pure ucciso dei pescatori indiani).

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    1. Sicuramente, è come tu dici, è da lì che sono nati tutti i problemi.
      Tuttavia, ciò che è seguito, ha defintivamente reso la situazione pessima, Terzi non poteva fare peggio neanche impegnandosi allo spasimo.

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    2. Quando la deficenza supera ogni limite c'è motivo di sospettare: Non è che il comandante della Lexie ha obbedito a precisi ordini di dirigersi verso l'India?

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