domenica 22 settembre 2013

ALFANO, LETTA E RENZI ALLA RIBALTA

La cronaca politica del fine settimana è stata occupata da Alfano, Letta e Renzi. 
Si tratta di tre dei maggiori protagonbisti della scena politica, tutti e tre relativamente giovani, coloro che ci si aspetta dovbrebbero succedere ai protagonisti di una volta, ormai incamminati verso vecchiaia avanzata...

Dirò subito che chi mi ha colpito più sfavorevolmente è stata Alfano. Mai come stavolta, parlando della TAV e di Rodotà, ha mostrato con tanta evidenza la propria codardia. 
Che non fosse un cuor di leone, lo si era capito da tempo, tanto era evidente la sua completa sottomissione a Berlusconi (ma si potrebbe citare anche il suo sottrarsi a qualsiasi polemica interna al suo partito). Mancava tuttavia un elemento indispensabile a definire la sua personalità, il suo atteggiamento verso coloro che non possono ostacolarlo, verso la gente che si può colpire impunemente, senza tema di subirne danni in futuro. 
Se insomma una certa persona mostra di avere un atteggiamento conciliante verso tutti, allora, sarebbe sbagliato considerarlo un codardo, perchè in realtà il codardo vorrebbe reagire, ma la paura lo frena. Epperò, se gli capita sulla strada qualcuno che per varie ragioni non ha motivo di temere, allora si scatena, riversa su di lui tutto il veleno accumulato in tutte quelle circostanze in cui il codardo si è dovuto trattenere.
La violenza verbale con cui si è scatenato su Rodotà e sul movimento NOTAV è inusuale in lui, la sua frase è in realtà abbastanza stupida, ma a suo modo ha una sua efficacia. I concetti espressi sono che da un candidato alla presidenza della repubblica non se l'aspettava (ed allora, la prossima volta sia più perspicace), e che lì ci stanno i nostri soldati a agarantire il proseguimento dei lavori (ed allora, sarebbe stato meglio dar loro una destinazione più consomna al loro ruolo, se stanno lì, si dovrebbe forse processare proprio lui, che è il ministro dell'interno). 
Per inciso, devo aggiungere che trovo la risposta di Rodotà  del tutto inadeguata. Sembra giustificasrsi chiamando addirittura a tyestimonianza la sua vita di non violento, mentre avrebeb dovuto rimbeccare Alfano, chiarendogli che la prossima volta legga meglio le sue parole se ha così tante difficoltà a capirne il senso.
Alfano, non si tiene più, da quando questa settimana è stato chiaro che i falchi del PDL erano stati sconfitti, non ha più smesso di dare fiato ai polmoni, con frasi stupide ma che vorrebbero essere perfino argute (pensate all'abile gioco di parole tra "larghe intese" e "larga vittoria", non so se mi spiego), o scopertamente da schiavetto di Berlusconi (a proposito della luce irradiata dalla rinata "Forza Italia", a seguito di un'operazione politica sostanzialmente patetica). 
Sì, ormai non vi sono dubbi residui, Alfano è il codardo perfetto, debole con i forti e forte con i deboli, e quindi una persona estremamente pericolosa. 
Letta invece ha voluto documentarci la sua cultura da carosello, e nello stesso tempo anch'egli si è mostrato il vigliacchetto che sapevamo. 
Più lo osservo e più "il nipote di zio" mi appare nella sua nullità. Questo individuo è andato a dirigere il governo, ma nessuno sa con quali motivazioni. Più che un premeir, pare una specie di sensale che trasmette a turno gli ordini di Napolitano, quelli di Draghi, quelli di Barroso e quelli della Merkel, ma credo proprio che egli si presti a trsmettere gli ordini di tutti i potenti che ci sono su questa terra. Egli non ha una, che sia una, idea di cosa si debba fare, si barcamena con una politica divenuta sempre più scopertamente di rinviii sistematici, e tutto ciò in una situazione effettiva che richiederebbe al contrario di assumere decisioni drastiche ed immediate. Con gente come lui, la nostra povera nazione continua ad essere cotta a fuoco lento spegnendone ogni capacità di reazione alla crisi economica ormai eccezionalmente lunga e grave.
Al confronto di questi due figuri, che si distinguono soprattutto in codardia, Renzi inevitabiulmente risalta come una garnde personalità. 
Sì, mi costa parecchio ammetterlo, ma Renzi è stato grande nel rimbeccare Letta, che da codardo si tira sempre fuori dalle responsabilità. C'è sempre qualcuno o qualcosa che non permette a Letta di raggiungere gli obiettivi che si prefigge, se manca il bersaglio, è perchè questo si è mosso, se voleva dare un cazzotto a quqlcuno, si lamenta che quello non è stato fermo a fatrselo dare, gentuccia. 
Renzi, probabilmente a causa della sua posizione che non gli affida responsabilità operative a livello nazionale, dice ciò che va detto, anche se molti di noi pensano che egli non farà diversamente quando sarà suo il turno: oggi, tuttavia, fa piacere sentirlo dire talvolta cose sensate.

4 commenti:

  1. Scusa ma, non avendoti seguito ultimamente, mi risulta incomprensibile quest'affermazione:"Sì, mi costa parecchio ammetterlo.... ma Renzi è stato grande....".
    Devo ammettere che non ho seguito le ultime battute di questi tre signori ma, leggendo il tuo scritto, ne ricavo una conferma dell'impressione che istintivamente mi hanno suscitato.

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    1. Letta aveva dichiarato che le difficoltà a fare quadrare il bilancio, erano dovute all'instabilità che, avendo fatto lievitare lo spread, aveva determinato uno sforamento del tetto del 3% nel rapporto Deficit/PIL.
      Renzi gli faceva notare che egli avrebbe dovuto invece optare tra il contestare lo stesso tetto stabilito dalla UE o alternativamente manovrare per rientrare, ma doveva smetterla di attribuire ad altri una responsabilità con tutta evidenza di competenza governativa.

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  2. Sono d'accordo,ma quello che non ho capito è perchè ti costa parecchio ammettere che Renzi è stato grande. Non lo stimi forse per altri motivi? E se è così, quali?
    Grazie, così mi aiuti a capire, non solo le tue, ma anche le mie posizioni.

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  3. Adesso ho capito: ho letto il tuo precedente post su Renzi che condivido pienamente.
    Ma, ancora una volta mi chiedo: come ne usciremo?

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