martedì 28 febbraio 2012

COSA CI INSEGNA LA LOTTA NOTAV

I fatti sono noti. Uno dei leader del movimento NOTAV si è arrampicato su un traliccio dell'alta tensione a scopo dimostrativo. La polizia solertemente, senza neanche aspettare un attimo, lo ha inseguito lungo il traliccio, e l'attivista ha continuato a salire dando seguito alla minaccia che aveva fatto affinchè smettessero di inseguirlo.
Vediamo ora di capire che cosa possiamo desumere da questi fatti la cui dinamica mi pare nessuno contesti. 
Da una parte abbiamo quindi il potere costituito che, allo scopo di perseguire i suoi scopi, non esita ad utilizzare tutte le armi a propria disposizione. Anzi, direi che vi è anche un elemento di esternazione, di mostrare la propria inflessibilità come elemento di dissuasione. 
Questo potere, è bene precisarlo, ha ormai una caratteristica globale, o almeno una dimensione europea. Il governo italiano di turno, nel momento in cui subisce l'azione contestatrice dei cittadini, per non indietreggiare, utilizza questa dimensione dell'europa come puntello, come una mamma che per farsi ubbidire agita lo spettro degli orchi e delle streghe. A differenza però del caso degli orchi, l'europa e le sue istituzioni esistono davvero e certamente sono parte integrante del circolo di interessi che ruotano attorno a simili grandi opere. 
La cosa che però più mi interessa, e credo dovrebbe interessare tutti, è l'altra parte, quella dei contestatori, di coloro che si oppongono. 
Già quando si parla di opposizione, sorge il problema di una migliore specificazione di chi sia il soggetto che si oppone, e dell'oggetto dell'opposizione. 
Ora, ciò che mi pare si dovrebbe apprendere dai fatti di ieri in Val di Susa è che il potere non intende arrestarsi, non intende neanche operare ripensamenti parziali, esso va avanti implacabilmente stritolando tutto ciò che gli si oppone. I commenti più frequenti che sento da parte di politici e giornalisti è che bisogna che la gente si convinca che ormai le opere di realizzazione della TAV sono state decise irreversibilmente e che è vano opporvisi.
C'è qualcosa di vero in tutto questo, nel senso che di fronte ad una ricca torta di 17 miliardi di euro gli interessi a metterci le mani da parte dei grandi capitalisti sono così grandi, soprattutto in presenza di una crisi così profonda, che qualunque mezzo per giungere all'obiettivo sarà usato senza alcuna esitazione...
La NOTAV ha a mio parere un valore enorme, perchè contesta da un punto di vista locale, i valleggiani, e da un punto di vista obiettivo, la natura di spreco di un simile investimento, le decisioni prese ai massimi livelli sulla base di logiche intracapitalistiche su cui alla gente comune è proibito non solo intervenire, ma anche ne è impedita la semplice osservazione, tutto deve procedere senza riflettori e travolgendo ogni ostacolo che venga a porsi di traverso.
La lotta NOTAV ha anche però un'altra caratteristica, la pretesa, ancora ribadita fino ad ieri sera, della sua natura nonviolenta. Io credo che il gesto del manifestante costituisca l'estremo limite del gesto nonviolento, la minaccia attuata dell'accettazione del rischio letale rispetto all'intervento delle forze dell'ordine. Quello che sgomenti abbiamo dovuto osservare è che il potere non indietreggia neanche di fronte a questi gesti estremi, ma ciò oggettivamente mette in crisi lo stesso fondamento e la stessa efficacia della lotta nonviolenta. 
Si deve allora abbandonare la lotta NOTAV e piegarsi senza più opporsi? No, non lo credo, ma nello stesso tempo credo che bisognerebbe prepararsi alla sconfitta. Prepararsi significa farne non un elemento di demotivazione alla lotta dal basso, ma vederla come una semplice battaglia di una guerra complessiva, cioè utilizzarla come un trampolino di lancio per ottenere la vittoria finale. 
La vittoria finale può solo consistere nell'abbattere radicalmente l'ordine esistente. Quando dicevo che c'era del vero nell'irreversibilità della scelta di costruire la TAV, era per sottolineare appunto il difetto di democrazia in cui viviamo. Ciò che oggi osserviamo sulla questione TAV, si applica in verità all'intero arco delle scelte collettive, fatte ormai in nome di interessi di un circolo ristretto di potenti. Non importa a questo punto quali siano le giustificazioni obiettive delle scelte, esse trovano la loro reale motivazione nel sequestro di democrazia da parte di pochi rapaci capitalisti che non incontrano alcun ostacolo effettivo nel mondo dei politici, il tutto sotto la benedizione della grande stampa. 
La sfida quindi oggi si propone necessariamente al livello più alto e ad una dimensione europea, e non è possibile dall'inizio inibirsi alcuna possibile forma di lotta. Tutto ciò non costituisce, spero di averlo argomentato in maniera sufficientemente convincente, una vera scelta, è l'avversario che impone questo aumento del livello dello scontro e l'intelligenza dell'uomo sta appunto nella sua capacità di adattarsi alle situazioni che man mano incontra, non  rimanendo prigioniero di pregiudizi.

3 commenti:

  1. Ciao Vincenzo,
    vivo a pochi chilometri dalla Maddalena, area del finto cantiere. Ho partecipato alla manifestazione sabato scorso, ottantamila persone o forse più, talmente tante che la stampa e i telegiornali non hanno neanche avuto il coraggio di fornire il numero, si sono limitati a definirci qualche migliaio di persone. Giornata fantastica, baciata da un sole caldo, mai e poi mai avrei pensato finisse così. Questa non è democrazia, questo blitz militare è stato l'esempio di come intendono la democrazia gli assertori della TAV, disprezzo assoluto della vita umana a favore del dio denaro!

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  2. Ciao Minu, che piacere risentirti dopo tanto tempo.
    Purtroppo, ci toglieranno e ci imporranno tutto ciò che vogliono, e l'unica soluzione è sbatterli fuori dalle stanze del potere.

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  3. Noi ci stiamo provando, madamin Bresso ha già pagato, purtroppo al suo posto Cota, stessa brace. Non disperiamo, il vento della val susa soffia forte, manifestazioni in tutta Italia! A sarà dura!!! Ciao Vincenzo ;)

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