martedì 6 gennaio 2015

PUO' L'UNIONE EUROPEA SOPRAVVIVERE ALLA FINE DELL'EURO?

Non so, come credo un po' tutti noi, cosa ci porterà il 2015, ma devo ammettere di essere molto preoccupato.

Ciò che mi preoccupa è l'ostinazione che vedo nelle classi dirigenti di questo mondo occidentale, ed in particolare l'ostinazione europea, che è differente da quella americana. 

Quella USA è un'ostinazione di un impero in declino che tenta di procastinare la sua fine con tutti i mezzi. Si tratta di un'evenienza tragica e certamente estremamente pericolosa perchè coniuga la enorme forza anche militare con la disperazione, dovuta all'evidente incapacità a tracciare una chiara strategia che consenta loro di proseguire la loro supremazia a livello planetario, ma mantiene comunque una sua estrema razionalità.
Quella europea è forse ancora più tragica, ma è anche incomprensibile su un piano strettamente razionale, ha cioè in sè elementi di dabbenaggine, in quanto parte dall'assunto di dovere condividere la stessa sorte degli USA, di doverli seguire nell'assumere le decisoni più rischiose, senza tuttavia averne le motivazioni, anzi avendo ottime motivazioni per distanziarsi magari in modo graduale dagli USA. Da questo punto di vista, le vicende ucraine sono lì in tutta la loro evidenza a confermare tale diagnosi.
Lasciamo adesso le questioni legate ai rapporti atlantici, e concentriamoci sulle questioni interne all'unione europea...

Partiamo da una frase con cui gli eurocrati ci martellano e non solo i timpani, che l'euro è una scelta irreversibile, che quindi sia impossibile uscirne.
Ora, poichè tale affermazione è palesemente falsa, in quanto nessuno ha ancora abolito le costituzioni nazionali e quindi le prerogative in tema di sovranità dei singoli aderenti all'unione, bisogna capire quale sia, visto che non può essere quello letterale, l'effettivo senso di questa espressione.
A me pare che ciò che costoro vogliono dire è che l'uscita dall'euro sia incompatibile col restare nella stessa unione, che cioè la conseguenza di un'uscita dall'euro sia l'uscita anche dalla UE. So che esiste un'altra versione, quella per cui invece si tratta solo di tattica, si ribadisce l'impossibilità come semplice deterrente rispetto ad eventuali decisioni di abbandono.
Io opto per la prima alternativa, perchè, ed è quanto non vedo analizzato con il dovuto approfondimento, l'unione europea si va man mano sempre più legando a una politica economica basata su una moneta unica. So bene che non tutti gli stati membri aderiscono oggi all'euro, ma ciò non deve ingannare. Basti considerare come nasce l'esperienza dell'euro, come ad esempio in Italia negli anni novanta l'accoglimento dell'adesione venisse vissuto come l'accesso al paradiso. Ricorderete (certo non i più giovani tra voi) quanti sacrifici gli italiani subirono soprattutto per opera dei governi di centrosinistra a partire dal 1996, allo scopo di soddisfare determinati parametri. Ciò che credevamo allora, era che i sacrifici d'allora fossero giustificati dai vantaggi strepitosi che avremmo ottenuto dalla moneta comune, resa forte dalla contemporanea presenza dei virtuosi tedeschi. E' la storia della nostra repubblica questa retorica anti-inflazione che c'ha letteralmente plagiato, me stesso incluso, cosa non difficile vista la generale ignoranza della gente comune in tema di economia. Credo in effetti che ampi settori di sinistra siano così inadeguati rispetto alla politica a livello europeo anche per una sostanziale impreparazione in tema di economia, coniugata a un ossequio verso gli economisti che misteriosamente, malgrado i loro evidenti e continui insuccessi previsionali, vengono ancora visti come se fossero dei sacerdoti per riti misteriosi invece che come degli addetti ad una disciplina che resiste ad ogni pretesa di scientificità.

Insomma, l'unione europea non può essere compresa nella sua vera essenza senza considerare che esiste un suo nucleo essenziale di paesi che condividono l'euro e che costituiscono l'esempio da imitare anche da parte degli altri paesi. L'unico paese che si è sottratto finora a questo destino è stato l'UK di cui molti pronosticano presto l'abbandono dell'unione. 
Mi chiedo a questo punto se non sia doveroso, anche per onestà intellettuale, chiarire questo aspetto, e che cioè l'unione è destinata a sfaldarsi se un numero congruo di paesi decide in questa fase di abbandonare l'euro. Tredici anni non sono passati invano, non solo è stata creata dal nulla la BCE, ma la stessa commissione basa i suoi giudizi ed i suoi atti in funzione delle regole che l'area euro si è data. Tutte queste strutture dovrebbero o essere dismesse, o ne dovrebbe essere fortemente ridimensionato il loro potere decisionale in un'unione che tornasse agli anni novanta, e non è un caso che si sia da allora passati da una comunità ad un'unione: chi può davvero credere che si faccia semplicemente tornare indietro l'orologio dimenticando quanto accaduto negli anni successivi? 
Bisognerebbe infine considerare gli aspetti squisitamente politici, lo strascico di polemiche, di risentimenti, di voglia di ritorsioni che l'implosione dell'area euro porterebbe. 

Purtroppo, un certo peggioramento delle relazioni tra i paesi che si lasciano è inevitabile. Poichè tuttavia tale peggioramento non potrebbe che crescere al trascorrere del tempo di condivisione di questa infausta moneta unica, bisogna affrettarsi per contenere i danni, non siamo davvero in grado in europa di reggere i ritmi da tartaruga che l'eurocrazia ci impone con le sue regole assurdamente rigide.
In conclusione, che si abbia il coraggio di dire le cose come stanno, la scelta dell'euro ha portato la situazione a un punto tale che un reset delle esperienze di costruzione di una dimensione europea risulta indispensabile.

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