mercoledì 12 febbraio 2014

NAPOLITANO E BERLUSCONI NELLA VICENDA SOLLEVATA DA FRIEDMAN

Qualche osservazione personale su aspetti specifici della vicenda che portò Monti a Palazzo Chigi. 
Innazitutto, partiamo da coloro i quali si premurano a dire che non v'è nessuno scoop, che era ovvio e doveroso che Napolitano pensasse per tempo a cosa fare in caso di aggravamento di una crisi che già si cominciava a prospettare...
Il primo (ma certo non solo, cito tra gli altri Giuliano Ferrara) sostenitore di questa posizione è lo stesso Napolitano che invoca questa argomentazione a sua difesa. 
Tuttavia, permettetemi di affermare che proprio questo gesto di Napolitano si rivela autocontradditorio. 
In sostanza, il Presidente invoca la riservatezza legata al suo ruolo, ma nello stesso tempo in cui la rivendica, è il primo a violarla entrando nell'agone per autodifendersi. Diciamo che l'autodifesa non è mai una cosa così gradevole, figuriamoci se fatta da chi, per il proprio stesso ruolo istituzionale, finisce per apparire minaccioso anche senza volerlo. Se hai grandi poteri, dovresti anche avere grande discrezione. Quest'ultimo è in effetti solo l'ultimo di mille gesti di Napolitano che certificano di un presidente per niente discreto, ma al contrario estremamente interventista, pronto anche più volte nello stesso giorno, ad ammonire, a replicare, ad intervenire insomma a gamba tesa nella pratica politica quotidiana. 
Allora, io chiedo al presidente come egli possa chiedere rispetto per la sua riservatezza. Se teoricamente rispettare tale riservatezza sarebbe augurabile, quando poi si viene a scoprire che non solo Monti riceveva di simili rivelazioni dal presidente che così mostrava di considerare il governo Berlusconi o in una situazione di oggettivo pericolo oppure sgradevole e pericoloso e quindi da eliminare (non sappiamo, non abbiamo assistito ai colloqui), ma che lo stesso Monti non esitava a parlarne con altri potenti. 
Dovremmo convenire che il primo a violare questa riservatezza è stato lo stesso Napolitano e sicuramente Monti, che cioè quel clima di riservatezza che il presidente afferma non senza ragioni dovrebbe circondare gli atti di chi ricopre un ruolo così delicato nell'ordinamento della repubblica italiana, non esisteva sin dall'inizio. Se così fosse, e pare che ce ne siano grandi evidenze, di riservatezza non è lecito parlare, quella riservatezza a questo punto rischia di apparire piuttosto come un clima complottista. 
Potremmo dire che una riservatezza selettiva somiglia pericolosamente alla riservatezza mafiosa (s'intende, in termini puramente oggettivi).

L'altro aspetto che vorrei considerare è il ruolo svolto da Berlusconi sull'intera faccenda, e quindi sia al momento dei fatti sia oggi nelle sue ultime dichiarazioni ed atti. 
Berlusconi non si smentisce, fa il buffone di sempre, anche quindi nella ricostruzione dei fatti. Naturalmente, lo fa per occultare la realtà, perchè si tratta di una realtà inconfessabile.  
Il segreto di Pulcinella di berlusconi è che egli si è arreso all'attacco che gli è stato portato nel 2011 sul piano strettamente finanziario. Basta ricordare che egli è prima di tutti un uomo d'affari, che ha tratto tutto il suo potere dal denaro a riguardo del cui procacciamento si è rivelato davvero abile. Naturalmente, il denaro non spiega da solo il suo successo elettorale, ma sarebbe stupido ignorarne il ruolo fondamentale e preliminare. Senza tutto il potere che gli derivava già dal suo ruolo imprenditoriale, berlusconi non sarebbe andato da nessuna parte (ah, questo mai affrontato conflitto d'interessi!).
Non sono state quindi le parole di Napolitano ad averlo convinto a farsi da parte, quanto invece le quotazioni in caduta libera di Mediaset e di tutte le sue aziende. Seppure berlusconi abbia una forma di attaccamento patologico al potere politico, ne ha forse perfino maggiore per i propri soldi, e quindi in quel frangente si è preoccupato del proprio portafoglio. lo sappiamo tutti, ma egli non potrà mai confessarlo. 
Berlusconi potrebbe sì affermare che è stato costretto a dimettersi, ma non certo in quel colloquio, quanto piuttosto nei mesi precedenti e da parte di chi gli ha scatenato contro i mercati, ma anche se egli ben conosce chi siano questi soggetti, sarà un'altra verità che egli si guarderà bene dal dire, con la finanza ed i suoi metodi mafiosi, non si scherza.
E berlusconi non si smentisce sotto un altro aspetto, nell'abbaiare senza mordere. I suoi giornali sono in questi giorni scatenati contro Napolitano, gli insulti non si contano, ma al momento delle votazioni, al momento quindi di trarre le logiche conseguenze dalle proprie opinioni politiche, tutto tace, Berlusconi e di suoi accoliti scappano a gambe levate, rifugiandosi in una penosa astensione. So bene che politicamente quest'atto è molto più efficace di quello praticato da chi ha chiesto la messa in stato d'accusa, perchè è come lasciare in sospeso una minaccia, e le minacce sono spesso molto più efficaci dell'esecuzione, ma tutto questo finisce per aggravare lo stile stagnoso della nostra politica. 

Questi furbetti dei politicanti scelgono i loro atti sulla base di queste dinamiche interne al loro mondo, fregandosene altamente degli interessi collettivi. Mi chiedo solo fino a quando ciò sarà loro possibile, fino a quando non cominceranno ad esservi reazioni popolari.

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