venerdì 21 giugno 2013

CI RISIAMO: E' TEMPO DI DARE LA SPALLATA FINALE

Ci risiamo: è bastato che il dottore annunciasse un semplice diradamento delle dosi di narcotico, e il tossicodipednente è entrato subito in una crisi isterica. 
Mi riferisco al peraltro pacato annuncio da parte di Bernanke, presidente della FED, di un allentamento nella liquidità immessa sui mercati (leggi acquisto di titoli del debito pubblico USA da parte della stessa FED), perchè i mercati reagissero malissimo, i tassi d'interesse risalissero, e naturalmente le banche si trovassero nelal tempesta. Queste tigri di carta che costituiscono lo scheletro del sistema finanziario privato mondiale, si trovano costabntemente sull'orlo del fallimento e per la loro sopravvivenza dipendono totalmente dalle risorse provenienti dalle ban che centrali, cioè dal settore pubblico. Ho detto tigri di carta, ma forse sarebbe meglio dire tigri di cartaccia, di tutte le cartaccie con cui pretendono di essre detentrici di ricchezza reale, quando con tutta evidenza si tratta di una ricchezza la cui natura fittizia si dovrà disvelare presto...
Dalla bolla immobiliare USA del 2007, sono trascorsi invano ben sei anni, e nulla è stato fatto nelal direzione della risoluzione del problema, e così periodicamente il tossicodipendente mai sottoposto a terapia di disintossicazione, rivendica la sua dose determianndo così il persistere di una crisi economica che ormai assume caratteri paradossali. In giro per il mondo, assistiamo a medici di ogni tipo che ci dicono che non ci sono medicine per comabttere le infezioni, non ci sono ricostituenti ed integratori alimentari, non ci sono neanche i farmaci vitali, perchè essi devono provvedere a garantire le dosi di droga alle banche tossicodipendenti. Mi basta citare il caso emblematico e mai portato a chiarimento (meglio tacere in questi casi) dei mille miliardi prestati a tassi ridicoli dalla BCE al sistema bancario europeo nello stesso momento in cui si lasciava che il bilancio statale della Grecia andasse a rotoli (e bastava circa un deicmo di quella cifra per andare a pareggio). 
Mi rivolgo quindi a tutto quel settore di opinione pubblica che ha (arbitrariamente) declassato la crisi economica a un  problema di euro. ERipeto, non basta avere ragione sull'euro, per avere ragione tout court. In realtà, se mi limito ad analizzare una parte della realtà e ignoro il resto, per questo stesso motivo, ho torto, torto marcio. La crisi è mondiale, e quindi non solo non è limitata alla zona euro, ma non è nenache limitata ai paesi più sviluppati, ormai con tutta evidenza riguarda anche i cosiddetti paesi BRICS. Il punto è che tali paesi si sono sviluppati in questi anni basandosi sull'export. Anche questa in fondo si può considerare una droga, seppure di altro tipo, nel senso della dipendenza dello sviluppo da condizioni che il paese in questione non può controllare. 
Dicevo in un post recente dell'espressione "vivere al di sopra dei propri mezzi", ma questa pratica è risultata provvidenziale per quei paesi che vivevano al di sotto dei loro mezzi, nel senso di produrre più di quanto potessero consumare. I tedeschi possono ben fare coincidere nel loro vocabolario la parola "debito" con "peccato", ma la verità rimane che il debito esiste in quanto esista un creditore che naturalmente è ben felice di prestare denaro a chi glielo chiede. Come si dice in inglese, "business is business" e qui di peccaminoso non v'è nulla, solo business, di cui è parte integrale il rischio di insolvenza. 
Dopo anni di importazione forsennata da Cina e dintorni, all'approfondirsi ed al consolidarsi della crisi, i paesi europei e gli USA sono passati ad un'altra fase, quella per cui non si possono più permettere quelle importazioni. Siamo cioè passati da una crisi di produzione ad una crisi di consumo, non solo non si produce perchè non si è competitivi, ma non producendo ci si è talmente impoveriti che non si consuma neanche più. Il risultato è che le locomotive economiche che, secondo quel gruppetto di economisti così sicuri del fatto loro, per il fatto stesso di satre fuori dall'area euro, non avevano problemi, nei fatti ce li hanno e sono problemi certo non da poco.
Allora, vorrei lanciare una campagna, un movimento, qualcosa che possa vivere nelle differenti nazioni, che proclami la necessità di distruggere la montagna di cartacce stampate e detenute dal sistema bancario globalizzato, che rischia di soffocarci.
Se volete aiutarmi, coniamo uno slogan ed un acronimo, magari in inglese per renderlo internazionale. Non è più tempo di "occupy", di protesta, ora è il momento della proposta e l'unica proposta sensata è smetterla di proteggere questa ricchezza fittizia delle banche con le drammatiche conseguenze che vediamo sull'economia reale e sulla vita quotidiana delle persone, che gli stati dichiarino il fallimento delel ban che private che c'hanno portato a questo punto, e si costituisca subito un sitem bancario alternativo pubblico che riprenda a fare il reale mestiere delle banche.
Ci sarà qualcuno disposto ad andare in una simile direzione?

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