martedì 24 maggio 2011

LIBERISMO E DOGMATISMO IN EUROPA

Sempre più l’idiozia domina sulla politica, in primis sulla politica europea.

Dobbiamo necessariamente iniziare dalla politica economica, sia perché l’Europa ha deciso di costruire sé stessa sull’euro, sia perché la politica si è ritratta, lasciando campo libero al dominio dell’economia.

Dunque, due agenzie di rating mantengono un giudizio positivo sull’Italia, ed una terza invece declassa in una certa misura il nostro paese. Ci troviamo quindi in presenza di giudizi differenti su uno stesso oggetto. Non sarebbe logico parlare di questo in prima battuta?

E invece i dirigenti politici dell’opposizione, pur di colpire il governo, sposano subito il giudizio di S&P’s, senza tentare neanche di fare una disamina critica della situazione.

Allo stesso modo, Tremonti cita sì le divergenze di opinione, ma soltanto per uscire dall’imbarazzo della sonora bocciatura ricevuta.

Ciò di cui invece a mio parere bisognerebbe discutere è del fatto in sé, di come insomma sia conciliabile l’esistenza di giudizi così diversificati senza che venga in crisi la stessa validità di tali giudizi. Si potrebbe dire: chi giudica questi giudici?

Sembrerebbe un’osservazione ovvia, perfino banale. Se ne dovrebbe dedurre che se tutto un mondo politico europeo non è neanche in grado di porsi domande ovvie, ciò è dovuto a un atteggiamento iperideologico che ormai si è consolidato in Europa, impedendoci di mettere in dubbio ciò che si mette in dubbio da sé stesso, perché se questi dubbi si manifestassero pienamente, la conseguenza sarebbe quella di un crollo di un sistema di certezze su cui poggiamo, e che quindi costituiscono dei dogmi intoccabili a cui rischiamo giorno per giorno di impiccarci.

La mia lettura è differente, il dissenso tra le agenzie di rating sta sempre in quel sistema di solidarietà di interessi a livello mondiale che io più volte definito affaristico-mafioso.

Qualcosa non è piaciuto a S&P’s nella ripartizione dei poteri esistente, e così ha attaccato l’Italia, e naturalmente gli amici di Tremonti hanno difeso il loro sodale, questa mi sembra la versione più credibile della faccenda.

Il risultato ad ogni modo è che i Greci, e probabilmente non solo loro, rischiano di pagare con danni gravissimi un sistema sbagliato in sé, tanto sbagliato che non è possibile trovare una decente via di uscita rimanendo nel sistema, e che pertanto richiederebbe un cambiamento di sistema, innanzitutto di sistema di pensiero.

Che i cittadini europei stiano pagando un prezzo altissimo a questa situazione, lo si capisce dalle proteste crescenti che in questo ultimo anno hanno coinvolto la Grecia, l’Italia, la Spagna e tante altre nazioni europee, e così pure dall’avanzata impetuosa della peggiore destra xenofoba in paesi come quelli nordici dove nessuno credo se lo sarebbe aspettato.

Ciò che preoccupa in tutto ciò è la manifesta incapacità dei dirigenti europei a fornire una risposta adeguata a problemi di questa portata. Stiamo ancora a baloccarci su come aumentare la competitività, su come mettere in ordine i conti pubblici sacrificando i più poveri naturalmente, su come insomma essere i più liberisti del mondo.

In un precedente post, facevo l’esempio del medico che, di fronte alla mancata guarigione di una malattia con la cura adottata, invece di mettere in dubbio la propria diagnosi, seguita la stessa cura aumentando via via le dosi: l’esito non potrà essere altro che la morte stessa del paziente.

Questo giudizio così severo sulla classe politica europea viene peraltro condiviso dal premio nobel Sen, che è un liberale, anche se alquanto anomalo. E’ un fatto, siamo in mano a dei pavidi idioti che, essendo privi di idee, di prospettive di una certa lungimiranza, navigano a vista, barcamenandosi alla meno peggio, succubi ormai della prima finanziaria di passaggio, in cui l’unica vera autorità transnazionale è costituita dalla BCE, ed anche questa non fa altro che obbedire ad ordini provenienti dall’esterno.

Questa, mi parrebbe ovvio giungere a questa conclusione, non è più democrazia, di democrazia non è rimasto che un vago simulacro.

Qui in Italia siamo così presi dalle bizze ridicole di un uomo ridicolo, che non riusciamo a scorgere quanto l’Europa ci somigli.

Epperò, ci sono i diritti civili. Peccato che la tematica dei diritti civili è ormai diventata una specie di cavallo di Troia, con cui perpetuare questa carenza di democrazia che vedo in giro per l’Europa.

E’ un tema troppo grosso da affrontare adeguatamente in un breve post.

Guardiamolo allora da un punto di vista particolare, non generale.

Partiamo dalle associazioni per la tutela dei consumatori, una moda che proviene dagli USA e che si è propagata a macchia d’olio sull’intera Europa, Italia compresa.

La stessa esistenza di tali associazioni presuppone una concezione della democrazia che non posso condividere.

Essa presuppone un arretramento dello stato che, sorto secondo un’opinione apparentemente ampiamente condivisa, per difendere il debole dal forte, smette di esercitare tale ruolo, e dice al consumatore di associarsi per difendersi dai soprusi dei potenti.

Così però, si nega l’esistenza stessa dello stato: è vero, io cittadino debole, posso provare a diventare più forte associandomi con altri soggetti deboli, ma lo stato allora dove è finito?

Se posso difendermi come consumatore, cosa esclude che una popolazione possa costituire bande armate per difendersi ad esempio dalla violenza mafiosa?

Lo stato non solo deve avere il monopolio della violenza, ma deve a tutti i livelli costituire il soggetto che garantisce il singolo individuo.

La realtà già esistente ci mostra invece un lobbismo ormai galoppante, e cioè anche i diritti, che perfino lo stato liberale dichiara di volere prioritariamente tutelare, richiedono una capacità di costituire massa critica.

Un recente dibattito mostra appunto quanto sia importante imporre un certo schema ideologico che si difende alla morte, badate, non con argomentazioni più o meno logiche e convincenti, ma richiamando alla fine l’autorità indiscussa di comitati e commissioni internazionali, assunti, proprio in quanto tali, come portatori di una verità indiscutibile.

Il dogmatismo aconfessionale impera ormai in Europa, e ci vuole ben altro che un certo ribellismo improvvisato per uscire dalle tenebre in cui ormai una classe politica imbelle ed imbecille c’ha trascinato.

2 commenti:

  1. ho trovato il tuo commento nel blog ALTRECORRISPONDENZE e sono venuti qui.

    ho letto il tuo profilo, e lo spirito della tua 'missione', che condivido in pieno;

    necessita una rivoluzione prima etica che politica, bisogna ripartire dalla coscenza, questa sconosciuta;

    anch'io nel mio piccolo (non svolgo attività di docenza) mi attivo per i medesimi principi, divulgandoli per quanto posso anche nel mio blog:

    estatesammartino.splinder.com

    col quale non mi prefiggo di raggiungere un 'pubblico', ma 'lettori', e di quelli 'giusti';

    l'ultimo articolo, come altri precedenti, parla proprio di una 'ideologia verde';

    altri parlano di ecosofia, parola personalmente a me più congeniale e confacente alle mie inclinazioni culturali;

    siamo militanti, e come tali penso che dovremmo unire i nostri sforzi per operare e divulgare meglio;

    ti auguro intanto buon lavoro...e speriamo bene..SEMPRE!


    Cartabaggiana/Gabriele

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  2. Grazie della visita. Credo che ci saranno molteplici possibilità di scambiarci le nostre opinioni. Puoi riferirti anche a post precedenti su questo stesso blog, magari nei primissimi (i più vecchi), in cui ho tentato di riportare con maggiore sistematicità i concetti fondamentali del mio pensiero, che comunque hanno trovato una loro sistematizzazione, anche se non definitiva naturalmente, nel libro che ho scritto.
    Da parte mia, ho aggiunto il tuo blog nel mio segnalibri e lo seguirò con una certa costanza.

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