giovedì 12 maggio 2011

L'ESECUTORE OBAMA

In un vecchio post, mi mostravo molto perplesso su Obama, e criticavo i facili entusiasmi di molti bloggers.

L’episodio dell’uccisione di Bin Laden mi pare confermare appieno quella prima impressione: Obama non può fare una politica significativamente differente dai suoi predecessori.

Su questa base, si potrebbe frettolosamente concludere che nulla sia cambiato a livello degli equilibri di potere negli USA: sarebbe una conclusione errata.

In realtà, ciò che osserviamo a seguito dell’ultimo avvicendamento presidenziale, è che passiamo da Bush jr., che era parte dell’establishment economico mondiale, a un Obama che si trova a dovere conformarsi a decisioni assunte senza il suo decisivo contributo.

Insomma, nelle elezioni presidenziali USA si osservava prima di Obama a un duplice ruolo svolto dal candidato, di unificare nella sua persona la difesa in prima persona degli interessi del grande capitale, accanto alla capacità di aggregare su di sé il numero di consensi necessari ad assicurarne l’elezione.

Ebbene, con Obama si osserva il passaggio a un candidato che svolge l’unica funzione di raccogliere i consensi, ma che non fa più parte del grande gotha della finanza. Come tutto ciò è potuto avvenire? E’ avvenuto nel momento in cui i grandi capitalisti di tutto il mondo hanno deciso di assumere direttamente nelle proprie mani il potere mondiale, di saltare insomma il ruolo di mediazione sin allora svolto dai governi nazionali, e questo processo è venuto a completamento proprio allo scoppiare della crisi finanziaria nel 2008. Quando Bush ha deciso di salvare dal crack le grandi banche, tranne Lehman Brothers in verità, e bisognerebbe capire perché questo differente trattamento, i grandi capitalisti hanno capito di avere vinto la partita, di potere praticare le attività più sporche senza il rischio di subirne alcun contraccolpo: a quel punto insomma, i governi avevano dimostrato la loro completa sudditanza agli interessi di pochi potenti capitalisti, ed allora è stato loro evidente che quel ruolo di mediazione era soltanto un inutile ostacolo e che era giunto il momento di incrementare ulteriormente il loro potere.

Ebbene, Obama, la sua figura di politico progressista, dotato di un indubbio carisma, così aperto alle nuove tecnologie mediatiche, cadeva proprio a fagiolo per distrarre quella parte di opinione pubblica dotata di un certo senso critico, di farle credere che negli USA era in corso una svolta progressista, e tutto ciò proprio in concomitanza con l’instaurarsi di questa cupola affaristico-mafiosa.

I fatti avvenuti a partire dall’insediamento di Obama e fino ai nostri giorni confermano che soprattutto a livello di politica internazionale non vi è stata alcuna svolta, e che il governo USA non ha esitato un solo istante ad eliminare il nemico Bin Laden, dando una propria versione dell’evento che si pretende che noi accettiamo per fede, e che comunque, anche se fosse vera, costituirebbe una grave violazione del diritto internazionale. Qualunque sia il momento e il modo in cui questo assassinio sia stato compiuto, si tratta di un atto che non può che riconfermare la pretesa USA di avere le mani libere, di potere giustiziare sommariamente chi vogliono dopo avere violato la sovranità nazionale di uno stato, si badi bene, perfino alleato.

Qui, Obama si trova a svolgere un ruolo di comparsa, di dare un imprimatur formale a una decisione assunta dalla cupola affaristico-mafiosa, quella impersonata a livello ufficiale alcuni anni or sono dal duo Bush-Cheney.

Permettetemi di omettere tutti i numerosi atti del governo USA che confermano una linea politica immutata,e che però oggi ci rivelano che il diavolo non è più impersonato dal governo USA, ma piuttosto da un ristretto gruppo di grandi capitalisti che se ne fregano allegramente delle sovranità nazionali.

1 commento:

  1. Ci farà rimpiangere i Bush senior end junior-
    Un carisma inquietante-
    Egill

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