lunedì 30 novembre 2015

PER UNA RIABILITAZIONE DEL TERMINE "FONDAMENTALISMO"

Si parla tanto, in questo tempo di sanguinosi attentati anche nel centro dell'occidente, di fondamentalismo islamico. 
Se però facciamo maggiore attenzione, ci accorgiamo che in generale, anche quindi se usato in altri ambiti, il termine "fondamentalismo" non gode di una buona fama, sembrerebbe proprio che la nostra società lo giudichi male, anzi malissimo, fino a guardarlo con terrore. 

Fondamentalismo è nella vulgata dominante una specie di sinonimo di estremismo, anzi ne è una specie di superlativo assoluto, il fondamentalimso non è solo estremo, è addirittura estremississimo (spero mi passiate il neologismo senza usare la matita blu)...

Che quindi questo sia lo stato degli atti, non vi è alcun dubbio, ma ciò non ci dovrebbe esimere dal tentare di approfondire la questione, e partire intanto dell'etimologia della parola, che tra l'altro è lì di fronte a noi, del tutto trasparente, fondamentalimso viene da fondamenti. Islamismo fondamentalista niente altro può significare che islamismo che si rifa ai fondamenti, quindi ai testi sacri che non si esauriscono col Corano, ma includono anche (per qualcuno sarà una sorpresa) il Vecchio Testamento, che pensate viene condiviso da ebraismo, cristianesimo e islamismo. 

Ora mi chiedo, cosa ci si possa trovare di negativo nel fatto che un determinato credente faccia riferimento ai fondamenti della sua religione. A cosa mai dovrebbe fare riferimento? 

E qui torniamo a ciò che trattai in un recente post, che le religioni monoteistiche, tutte, nessuna esclusa, sono incompatibili con una società liberale. 
Suonerà strano a qualcuno, partendo dal presupposto della vulgata dominante che il liberalismo sia tollerante, ma in verità il liberalismo tollera tutto tranne ciò che lo avversa, ciò che è antiliberale non viene affatto tollerato, viene combattuto e distrutto con tutti i mezzi possibili e immaginabili, e quindi in primo luogo con la forza delle armi. Questa non è la mia opinione, è storia, e sarebbe davvero arduo negarlo. 

Ora facciamo un esperimento. proviamo ad introdurre l'espressione "fondamentalismo liberale". Come vi suona? Come lo trovate? 

Io penso che a tanti apparirà come un ossimoro, perchè un liberale non può per definizione essere un fondamentalista. 
Eppure, pensateci bene, a cosa farà riferimento un liberale per sviluppare la sua attività politica se non ai sacri testi del liberlismo, da Locke, a Kant, a Popper, forse a Rawls. 

Lo trovate così strano che sia così, che i testi scritti da quei pensatori che misero le basi (cioè i fondamenti) del liberalismo vengano considerati come la giusta fonte da cui trarre gli insegnamenti per la propria azione? Cos'altro dovrebbe fare un buon liberale se non riferirsi a tali testi per verificare la propria coerenza con la propria fede liberale? 

Coerenza, ecco il termine che ci voleva. A quanto pare, la coerenza non gode di credito ai nostri giorni. Vorremmo una società in cui siano rappresentate tutte le possibili fedi religiose, purchè tuttavia i fedeli siano incoerenti, pronti a violare i comandamenti religiosi per potere essere buoni cittadini. Un buon cittadino sarà un fedele tiepido, approssimativo, non baderà più di tanto a conformare il proprio comportamento ai comandamenti religiosi, ai fondamenti della propria religione. 

Col fondamentalismo liberale, siamo giunti a questo punto, di trasformare un conflitto tra fondamentalismi differenti che è inutile demonizzare e che semmai andrebbe combattuto con armi non cruente, in un conflitto contro tutti i fondamentalismi, considerati come il male assoluto, tranne naturalmente, un  fondamentalismo, quello liberale che così può dettare le regole del gioco. 

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