giovedì 21 febbraio 2013

DEL TRIO LESCANO DELLA POLITICA ED ALTRE STORIE



Se i rumours corrispondono alla realtà, sembra davvero che una classe politica autoreferenziale sia arrivata ormai al capolinea...

Ho tentato di seguire le interviste di Mentana al trio Lescano costituito da Berlusconi, Bersani e Monti, non ce l’ho proprio fatta, il tutto era troppo soporifero. Tuttavia, quel poco che ho visto, mi è bastato per convincermi che davvero questi hanno esaurito ogni traccia di combustibile, ripetono copioni ormai consunti, affermando cose in cui evidentemente non credono più neanche loro stessi.
Bersani poi, non aveva neanche l’energia per parlare in maniera comprensibile, bofonchiava le sue stantie metafore come se stesse parlando tra sé. Monti è la negazione del comunicatore, si è lanciato in un’esperienza che non gli si attagliava per niente, visto che dalla sua faccia al suo modo quasi robotica di parlare, emana solo antipatia, nessuna capacità empatica così importante in chi deve comunicare col grande pubblico.
La cosa che tuttavia mi ha più sorpreso di più è stata anche la performance di berlusconi che di fronte a Mentana sembrava aver perso ogni slancio, quello che aveva esternato con successo davanti a Santoro e in tante altre occasioni, lì appariva anche lui stanco e non motivato, quasi messo lì, allo stesso modo degli altri due, come un alunno chiamato alla lavagna a ripetere la lezione appresa alla meno peggio a casa, e con l’unico desiderio di finire e tornare al banco a lanciare palline di carta ai compagni.
Ormai, l’unico modo per rimanere al centro dell’attenzione è costituito dal trito e ritrito rito dello scontro tra loro stessi, una specie di teatrino alimentato dolosamente da un classe giornalistica indegna di questo ruolo. Ancora, TV e giornali riescono in qualche modo ad appassionare il pubblico creando una finta battaglia tra forze politiche che fino a poche settimane fa votavano tutte assieme i provvedimenti che il duo Monti/Napolitano propinava loro, il tutto senza battere ciglio. Mi chiedo che paese è il nostro e che sottospecie di stampa abbiamo, se, invece di inchiodare i leaders ai loro atti e comportamenti concreti, fatti ormai immortalati dalla cronaca almeno da un anno e mezzo a questa parte, si parla dei loro proponimenti, cioè di fantasie, di un futuro del tutto ipotetico, e di cui ha senso occuparsi soltanto se si chiarisce ciò che sta alle spalle.
Questo mondo politico in senso lato, includendo giornalismo e gruppi di potere in generale, che fino ad oggi ha preteso di esprimere l’universo delle opinioni del paese al proprio interno, ma nei fatti esprimendo invece un proprio separato mondo ben distante e distinto dal cosiddetto paese reale, se si da’ ascolto ai rumours di cui dicevo all’inizio sui sondaggi elettorali che non possono essere divulgati esplicitamente, sembra finito definitivamente, nel senso che costituiranno parte del nuovo parlamento, presumibilmente ancora in misura maggioritaria, ma che dovranno ormai fare i conti con colleghi parlamentari che provengono da tutt’altri lidi e con cui quindi lo stesso linguaggio di comunicazione dovrà cambiare. Chiudiamo insomma roba del tipo dei duetti tra D’Alema e Berlusconi, avversari ed alleati allo stesso tempo, almeno nel senso che ognuno si sceglieva l’avversario che gli piaceva.
La gente l’ha capito, molti bloggers ancora no, ma da lunedì lo capiranno comunque, essì che lo capiranno!

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