mercoledì 21 dicembre 2011

PRESIDENTE, IO NON LA ACCUSO DI NULLA DI PIU' DELLE PAROLE CHE LEI STESSO HA PRONUNCIATO

No, Presidente, non ci siamo proprio.

Mi chiedo come ci possa essere qualcuno che sostenga senza timore di affermare cose palesemente false che in Italia ci sia democrazia.

Si potrebbe a lungo disquisire quanto i principi liberali siano compatibili con una reale democrazia, ma io limiterò il mio intervento alla presente fase politica italiana (seppure con molti aspetti che coinvolgono ampi settori dell’Europa nel suo complesso, soprattutto nel passato più recente), quella per intenderci iniziata con l’uscita di Fini nell’autunno del 2010 e la scissione così verificatasi del PDL.

Il 14 dicembre del 2010 divenne palese che si era venuta definendo una situazione inedita, un Parlamento i cui membri praticavano in maniera appena nascosta una messa in vendita dei loro voti. Quel giorno, Berlusconi che aveva lanciato questa campagna di compravendita, e gli alleati che evitarono di ribellarsi a questa pratica, e quindi anche la Lega, così come la stampa a lui amica, che oggi straparlano, posero una pesante pietra sulla democrazia seppellendola all’interno di riti parlamentari formalmente rispettati.

Napolitano in quella fase giocò un ruolo essenziale seppure presumibilmente involontario, chiedendo alle opposizioni di rinviare la presentazione della mozione di sfiducia alla scopo di consentire prima l’approvazione della finanziaria. Quel mese che così Berlusconi guadagnò, si rivelò decisivo ai fini della compravendita di parlamentari, perché la mozione venisse bocciata.

Non si trattò di un errore da poco, ed esso coinvolse anche le forze di opposizione che avevano comunque la facoltà di rifiutare l’invito del Capo dello Stato, tutti quanti responsabili della perdita di democrazia da cui non ci siamo ancora ripresi né si vede quando ciò potrà avvenire.

In verità, vorrei far notare ai miei interlocutori che attribuiscono ogni responsabilità al popolo bue, che questo non fece mancare il suo voto di sonora bocciatura al governo nelle elezioni amministrative del giugno 2011 e nel successivo referendum: come elettori davvero non potevamo fare di più.

Era la politica che doveva provvedere a permettere agli elettori, che chiaramente mostravano di essere politicamente orientati in modo differente rispetto alle precedenti consultazioni del 2008, di definire una nuova composizione del parlamento.

Ciò che invece avvenne è che l’ultra elettoralista Berlusconi improvvisamente smise accuratamente di parlare di nuove consultazioni puntando tutto sul proseguo della legislatura fino alla sua conclusione fisiologica, di fronte ad una opposizione timida e divisa tra le alternative di elezioni immediate o di governo d’emergenza.

Tra loro, un Presidente sempre più protagonista che decide di sorvolare sulla questione essenziale della natura e della composizione del governo, per occuparsi prioritariamente di licenziare provvedimenti economici, apparentemente senza considerarne neanche lo specifico contenuto.

Quindi, Presidente, le accuse che le vengono rivolte non riguardano la supposta violazione di chissà quali norme costituzionali (si sarebbe trattato in quel caso di colpo di stato, e nessuno che io sappia ha sollevato tale tipo di accusa), cosa certamente falsa, ma del fatto che lei tra le differenti alternative che aveva di fronte, ha deciso di occuparsi di affrontare le questioni economiche a qualsiasi costo. Nel primo caso, in tal modo Lei ha tarpato le ali all’opposizione permettendo a Berlusconi di uscire indenne dalla scissione di Fini, e determinando per tale via l’apertura di questa fase particolarmente fangosa della politica italiana. Successivamente, proprio nel momento in cui anche gli elettori avevano dato un colpo decisivo a Berlusconi, Lei ha chiesto una nuova tregua perché l’economia viene prima.

Quindi, Presidente, le accuse che Le vengono rivolte non fanno in definitiva che utilizzare le sue stesse parole, è Lei stesso che in ciò che afferma, manifesta questa concezione della democrazia secondo cui questa è sottomessa rispetto a questioni che prevalgono, e in particolare rispetto all’economia. Lei poteva, ne aveva piena facoltà, affidare l’incarico a Monti senza magari quella caduta di stile che è stata la sua nomina a senatore a vita, senza avere alcuna esigenza di motivare tale decisione, ma al contrario ha scelto di introdurre delle motivazioni che a me suonano come profondamente antidemocratiche. Il processo che Le faccio non riguarda le procedure che ha seguito e la loro costituzionalità, ma bensì le sue parole, e a me basterebbe che Lei ritrattasse. Se non lo fa, allora io mantengo la mia opinione in proposito.

Qui, non posso ripetere ciò che ho tentato di argomentare in precedenti post su quali siano le conseguenze gravissime del suo punto di vista, come delle implicazioni su quale sia la comunità di cui Lei si sente parte integrante, forse perfino prima dell’essere italiano, e quindi rimando i lettori ai numerosi post che ho dedicato a tale argomento, ed in particolare a questo articolo.

6 commenti:

  1. Probabilmente Napolitano mente sapendo di mentire, ma non è un grosso problema rispetto ai rischi che a quanto pare stiamo correndo (dico a quanto pare, perché poi alla fine non so quanto realmente ne sappiamo noialtri poveri cristi). Credo però che in questo tipo di analisi va sempre perdendosi la memoria del momento in cui avvengono i fatti. Vero che B. un anno fa era indebolito, ma ciò non significa che fosse morto. Aveva ancora uno strapotere mediatico che non avrebbe esitato ad usare contro il "ribaltone" (che poi in verità il ribaltone lo ha fatto lui con i Responsabili.... vabbeh, dettagli). Ti immagini il casino che sarebbe successo? Penso Napolitano avesse tenuto conto di questo, come pure del fatto che un anno fa il Pdl sembrava avere ancora quasi tutto il suo seguito, senza contare che probabilmente sperava che il governo finalmente affrontasse temi meno personalistici. Nel mezzo il Presidente ha cercato di tenere a galla economicamente il Paese, l'unica cosa che in questo mondo di pazzi conti veramente (il resto lo sai anche tu che sono belle parole e basta).
    Nominare Monti senatore a vita è servito a disinnescare sul nascere eventuali polemiche su governi tecnici e quant'altro, quindi più che una caduta di stile la trovo una mossa azzeccata per mettere tutti con le spalle al muro. Tempo fa ti dissi che stavano cuocendo B. a fuoco lento, e non mi sbagliavo. Lo hanno fatto fuori quando il Paese è stato pronto ad accettare un cambio, il peccato è che per far fuori lui, e mandare avanti tutti i progetti di riordino mondiale, ne abbiamo fatto le spese noialtri. In Italia oggi non c'è democrazia, ma mi pare che manchi da un bel pezzo (ricordi con che sistema votiamo?), per cui... di che parliamo? Se sono vere le questioni economiche che ci hanno portato a un passo dal tracollo (cosa ancora possibile), direi che Napolitano è riuscito a giostrare alla grande in quel gran casino che è la politica italiana. Insomma, non aveva molte scelte: o si rimaneva a galla (accettando tutta la merda che ci sta piovendo addosso), o si facevano scelte coraggiose (uscita dall'euro, etc etc). Ma chi le avrebbe fatte queste scelte? Scilipoti? Suvvia....

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  2. @Rouge
    Il punto è che dovremmo stabilire quali criteri usiamo per definire la bontà di un determinato comportamento, sennò rischiamo solo di concludere che in fondo Napolitanom non è un pazzo, cosa di cui tutti siamo già convinti.
    Quindi, non mi soffermerei sul fatto che i suoi atti siano o no ragionevoli, io non ho dubbi che lo siano, ma ciò non significa che si debba concludere che non hanno ottenuto gli effetti che dichiaratamente si proponeva.
    Il punto centrale è che le sua iniziative non hanno messo in nessun modo in sicurezza l'Italia. Certo, uno può sempre dire che senza tali atti la situazione sarebbe stata disperata, ma chi lo dice è un cialtrone perchè parla di cose ipotetiche e quindi non verificabili, per nascondere che i suoi atti hanno fallito in quanto si prefiggeva per sua stessa esplicita dichiarazione.

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  3. "Il punto centrale è che le sua iniziative non hanno messo in nessun modo in sicurezza l'Italia."

    Le iniziative di questo governo, giuste o sbagliate che siano, sono agli inizi. Presto per valutarne gli effetti. Riguardo alle "cose ipotetiche" mettiamoci d'accordo: non si è sempre detto che la politica deve indicare, dunque prevedere e prevenire? Altrimenti non è politica, è manutenzione.

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  4. ma no ma no
    Napolitano gioca, da moltissimo tempo, su due piani: si fa garante della continuità istituzionale ma nel concreto lavora al conseguimento di un puro formalismo democratico, come se non fosse evidente che l'assunto forma politica (democratica) ed economia (oligopolistica)non possono correre su binari paralleli. Lascio stare di ricordare il suo atteggiamento a partire dalla corrente "migliorista" a quello tenuto per la Libia

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  5. @Rouge
    Forse non mi sono spiegato bene, ma io ritengo intellettualmente scorretto giustificare i propri atti sostenendo che senza questi le cose sarebbero state peggiori, Cosa c'entri questa osservazione con la capacità di prevedere, francamente non mi è chiaro. Ciò che io dico riguarda òl'ex-post, quando le cose sono già avvenute e l'atteggiamento morale che dovrebbe prevedere due alternative, ho avuto torto o ho avuto ragione. Se qualsiasi cosa avvenga, anche le cose meno favorevoli e lontane dalla mia motivazione iniziale, dico che comunque abbiamo scampato il peggio, allora, non vedo come si possa giudicare una certa politica.
    Quindi, insisto a definire cialtroni coloro che fallendo si trincerano dietro un'ipotewtica ed inverificabile alternativa peggiore.

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  6. @Da
    Sono d'accordo, ma comunque ho fatto la scelta di fare impiccare i politicanti con la loro stessa corda, cioè di prendere per vere le loro dichiarazioni.

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