lunedì 24 agosto 2009

CONSIDERAZIONI SULLA LAICITA'

Riprendo in questo post una discussione sul concetto di laicità, su cui già commentai su un altro blog, e su cui so di avere idee abbastanza divergenti dalla maggior parte di voi che mi leggete.

Il concetto di laicità viene fuori a livello politico nell’età moderna, riprendendolo dalla tradizione greca, da cui deriva etimologicamente: laos era appunto in greco un modo di indicare un popolo, mentre il modo alternativo è demos. Si tratta però di due significati differenti, in quanto il laos preesiste al demos. Si potrebbe esprimere la differenza dicendo che il primo si riferisce ad una comunità che condivide una cultura, mentre il secondo presuppone la condivisione anche di un sistema normativo, di essere parte di uno stato giuridicamente definito. La situazione storica in cui il concetto di laicità s’impone è all’interno di un sistema di governo e di stato di tipo confessionale. Non è un caso che, il concetto di laico nel linguaggio comune, a torto o a ragione, viene usato essenzialmente in opposizione a confessionale. I laicisti storicamente si opponevo al fatto che la religione potesse influenzare le scelte di governo, sino a determinarle. Si trattava in ogni caso di un mondo in cui le culture non avevano modo di mescolarsi se non molto lentamente, a causa della difficoltà di mezzi di comunicazione come li conosciamo oggi.

In un mondo così differente come quello contemporaneo, dovremmo porci nuovamente la domanda sull’utilità del concetto di laicità in presenza della globalizzazione e di società multiculturali. In altre parole, una cosa è rivendicare il potere del parlamento contro il potere del papa, questo si capisce agevolmente, un’altra cosa è sperare di trovare in esso il criterio di riferimento rispetto alla molteplicità di sfide che una situazione sociale sicuramente più complessa ci pone.

Ciò che mi pare costituire un limite al suo utilizzo è la pretesa sottesa nel concetto di laicità che sia possibile tra le cose condivise, perché non si da’ comunità senza condivisione, isolarne un gruppo privilegiato, dandone così per scontato la necessità di imporne, diciamo così, la condivisione a tutti. Ciò che non condivido non è che certi valori vadano difesi senza tanti tentennamenti di rispetto di culture diverse. D’accordo, rispettiamo, anzi arricchiamoci di altre culture, ma di fronte all’infibulazione e pratiche mutilanti simili, il mio rispetto cede il passo alla lotta spietata contro di esse, senza infingimenti e senza tentennamento alcuno. Soltanto che non credo di doverlo fare in base a un criterio assunto come assoluto, ma piuttosto perché anch’io ho dei valori, e tra questi, alcuni sono disposto a difenderli a tutti i costi, e tra questo c’è l’obbligo di proteggere l’integrità dei corpi.

Trovo sbagliato ed anche pericoloso nascondere, non esternare con chiarezza, che ci sono dei valori su cui non sono disposto a venire a patti. Questo sentirsi in fondo portatori di una civiltà superiore che è tollerante su tutto, lo trovo la cosa più ingenerosa, fino a divenire potenzialmente sleale: salgo in cattedra, e dall’alto impartisco lezioni di laicità tollerante al mondo intero.

Queste frasi dovevano costituire la premessa per affrontare nel merito alcune questioni di attualità, riguardanti innanzitutto la religione islamica come viene praticata nei paesi occidentali. Ne riparlerò a breve, vista la lunghezza di ciò che ho già scritto.

23 commenti:

  1. Allora.... posto molto sostanzioso e pregnante vedo di dire alcune cose sperando anche di centrare il punto

    Scrivendo più pragmaticamente o "terra terra" se vuoi, laicità io la intendo come non voler essere governati da regole derivanti da un qualunque credo religioso ma da norme civile ed etiche che sono cmq dell'uomo.

    "Non uccidere" per es, é un comandamento che rispetta anche il laico (non sempre come non sempre peraltro l'hanno rispettato i cattolici...)

    Io credo che la differenza che osservo oggi tra laicità e religione, é che nel primo caso si chiede la possibilità di scegliere per tutti quello che si ritiene giusto fare ( aborto: legge 194, se una donna vuole abortisce se non vuole prosegue la gravidanza; divorzio se si vuole lo si chiede oppure no) mentre dall'altra parte si vuole imporre la propria idea morale agli altri (io cattolico vedo il matrimonio come un sacramento e quindi indissolubile per cui niente divorzio per tutti... ed é questo "per tutti" che non va).

    Questione infibulazione: concordo con la tua disamina solo non ho capito il contrasto che vedi con l'essere laico: il laico vuole difendere dei valori specifici come te, solo che siccome spesso accade che i valori che difende sono valori calpestati da altre confessioni religiose, questo aspetto del laicismo viene dichiarato e declamato forse eccessivamente, ma il concetto resta: libertà di scelta, e lotta a pratiche assurde perpetrate in nome di Dio ma su volontà esclusiva dell'uomo.

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  2. Bellissimo post, Vincenzo.
    "... Questo sentirsi in fondo portatori di una civiltà superiore che è tollerante su tutto, lo trovo la cosa più ingenerosa,..." Perfetto, siamo davvero così, mi chiedo solo se è tolleranza o indifferenza.
    Per il resto il commento di Daniele mi sembra inquadri benissimo quanto hai scritto tu.
    Ciao, un abbraccio
    Lara

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  3. SI OBBEDISCE ALLA MORALE E NON ALLA LEGGE!
    Ho più volte cercato di affrontare l'argomento, ossia il contrasto tra la morale religiosa e l'etica democratica, senza riuscire mai a venirne a capo. Proverò a scrivere le mie opinioni in merito. L'etica democratica si poggia alla Costituzione; la morale si ispira alla Bibbia. La prima regola scelte individuali e collettive in contesti sociali; la seconda disciplina scelte individuali in contesti individuali. L'una può essre la continuazione dell'altra, ma non può assolutamente esserci una sovrapposizione. Inoltre, mentre l'etica democratica si esprime nella consapevolezza di non poter conoscere la verità assoluta ed ammette la pluralità delle idee, la morale religiosa impone il proprio Dogma e la propria visione del mondo.

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  4. chiaro ed interessante come sempre, vincenzo. tema delicato in un mondo attuale così ricco di grandi differenze e piccole sfumature.
    ben trovato!

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  5. bellissime e giuste parole! da sottolineare e condividere.. speriamo solo che il "mainstream" confessionale del paese ci rifletta sopra!

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  6. @Daniele
    Tu enunci in sostanza una regola per distinguere il laicismo, ed è quello che ognuno è libero di fare quello che vuole, se non viola la dimensione altrui. Soltanto che ciò che ricade in questa tipologia non è sempre ovvio. In realtà, io non credo in questa possibile distinzione, anche lì dove la separazione tra le sfere individuali è abbastanza chiara, e tenterò brevemente di illustararlo con un esempio.
    L'infibulazione che citavo nel post, visto che viene eseguita su minori, sembrerebbe essere di pertinenza specifica dei genitori. Tu saresti allora d'accordo a preservare quest'ambito di scelta familiare anche ion un caso così ripugnante per i nostri occhi? Io credo di no, sicuramente, come dicevo, non io, è una pratica che non concepisco lecita su nessuna persona, e non credo che ci sia una diomensione di scelta individuale che debba essere rispettata in questo caso. Come dicevo, tornerò sulla questione applicandola a casi di interesse sociale effettivo,e avremo spero modo di riparlarne.

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  7. @Lara
    Il discorso continua, la questione è veramente controversa.

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  8. @Francesca
    Sono d'accordo con te, anche se non c'è soltanto la Bibbia a dettare regole morali assolute. Tu però non ti proninci esplicitamente sul punto che avevo messo al centro del post: esiste una regola laica assoluta, e che quindi possa essere usata come riferimento in situazioni differenti senza che si debba entrare nel merito della singola questione? Io penso di no, e mi pare che tu dica lo stesso quando dici che "ammette la pluralità delle idee", a meno di considerare questa come regola assoluta, il dover preservare la pluralità delle idee. Ciò però non mi pare che si possa tradurre automaticamente in ciò che invece sostengono in molti, ad esempio qui Daniele.

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  9. @maria rosaria
    Grazie della visita e del tuio commento, ben tornata!

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  10. @fabio
    Grazie anche a te, ma il discorso dicevo continua: forse sugli esempi concreti sarà più difficile essere d'accordo :)

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  11. Qualcosa di meno complesso proprio no Vincenzo?
    Accidenti. Hai messo giù un tema enorme. Impossibile parlarne in modo compiuto su un blog. Coraggioso comunque.

    Allora me la potrei cavare dicendo che Daniele, da par suo, ha illustrato in modo convincente ciò che anch'io penso. Però non sarebbe onesto cavarsela così... avendogli fatto fare tutto il lavoro.
    Proverò a dare pure io un mio contributo.
    Non mi interessa in questa sede dare definizioni di laicità. Vorrei invece in modo semplice dire cosa penso io debba essere in una società moderna la laicità o più semplicemente essere laici.
    La laicità è prima di tutto libertà individuale nel rispetto di un contratto sociale (la mia libertà non deve ledere i tuoi diritti - quindi l'infibulazione ed il dovere a non ledere il corpo e quindi la libertà altrui non è affatto in contrasto con la laicità nè con il rispetto di pratiche religiose di altri popoli: tu non puoi infibulare nessuno perchè ledi la libertà e l'integrità fisica di una persona diversa da te). La laicità è porre al centro dell'universo l'uomo nelle sue infinite differenze individuali ed intraindividuali. Laica è una società che, unica tra tutte, assicura a tutti (bianchi e neri, alti e bassi, ecc. ecc.) la libertà di professare un credo religioso. Laica è una società che assicura non vi sia alcuna discriminazione tra credenti e non credenti, e tra credenti di fedi diverse. Essere laico significa non sentirsi superiore o migliore degli altri cittadini perchè si ha una fede o non la si ha. Le società moderne altro non possono essere che laiche, dove la laicità implica ricchezza di cultura e di culture, rispetto reciproco e democrazia che non è relativismo. Anzi direi che se non laica la società del futuro non potrà essere. Infine un punto che vorrei chiarire, io non confondo laicità con relativismo. Non sono affatto dell'idea che tutte le idee si equivalgano e che esistano milioni di diverse verità, penso anzi si debba lavorare alla cultura del pluralismo perchè, quello sì, tutte le opinioni che non calpestino l'uomo e la sua dignità, pur non essendo uguali e nemmeno tutte "vere" abbiano diritto di cittadinaza e di esistenza.
    Tutto questo può funzionare, ovviamente, all'interno di un sistema laico in un confronto democratico. Poi ci sta benissimo il concetto che si abbiano opinioni diverse, fa parte del gioco e della dialettica democratica. Mi batterò per affermare le mie idee e probabilmente ti influenzerò con le mie opinioni e tu mi influenzerai con le tue. Credo tra l'altro che nella società moderna, nel mio essere tutti i giorni, confrontarmi ecc., moltissimi credenti siano profondamente laici, nel senso di rispettosi delle opinioni altrui.
    Il paradosso della nostra società e dell'ingerenza politica del Vaticano negli affari dello Stato Italiano, deriva da una mancanza di libertà della Chiesa. Una Chiesa debole viene strumentalizzata da uno Stato altrettanto debole...ma questo è un altro discorso, che sarà opportuno affrontare in un'altra discussione.
    Mi dispiace sono andato lungo e un pò fuori tema nelle ultime righe.
    ciao, silvano.

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  12. Ciao,mi affaccio al tuo blog su un argomento impegnativo.Il problema della laicità credo tocchi in maniera vivace principalmente noi italiani,per il contrasto con la presenza,convivenza,vicinanza del Vaticano.Non voglio banalizzare,con questa osservazione,solo rilevare come,nella sua accezione,il termine laico per molti è in contrapposizione con cattolico o cristiano,termini riferiti alla coscienza individuale,mente la laicità riguarda i comportamenti di tipo sociale,non confessionale,pertanto la contrapposizione non dovrebbe reggere.Per me il concetto di laicità è più vicino all'idea di morale,di rispetto dell'altro,e dell'altrui libertà.Per questo sono d'accordo che la laicità non possa essere imposta. E sull'idea di libertà il discorso si fa ancora più difficile,ma attendo il seguito della discussione.

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  13. @Silvano
    Secondo me, Daniele e tu la mettete troppo semplice, è un discorso lungo e complesso come tu dici, e discutendo dei musulmani che vivono in occidente, ne vedremo delle belle. Tu dici che l'infibulazione va proibita perchè fatta su una persona differebte da chi decide: ebbene, io invece non la consentirei neanche in caso di adesione esplicitata dell'interessata. Del resto, allo stesso modo, in Italia potremmo decidere di proibire la circoncisione, pratica diffusa tra gli ebrei all'atto del loro battesimo, quindi operata su neonati. Ti faresti promotore di un DDL per proibire la circoncisione agli ebrei? Vorrei vedere quante accuse di antisemitismo riceveremmo: rimango della mia opinione, non può esistere una regola generale di laicità, le cose vanno definite volta per volta, ma ne riparleremo!

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  14. @Chicchina
    Innazitutto, benvenuta su questo blog.
    In realtà, la netta separazione tra comportamento sociale e morale individuale non mi convince, se non altro perchè fanno entrambe capo allo stesso soggetto che in qualche modo al suo interno le farà interagire.
    Io sono più drastico, credo, come dico nel mio libro, che la morale individuale semplicemente non esista, ma non posso argomentare la mia tesi nel ristretto spazio di un commento.

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  15. Ma guarda Vincenzo il discorso dell'infibulazione così com'è non è nemmeno da prendere in considerazione. Poi se uno nell'intimità della sua casa prende ago e filo e si fa male da solo, la cosa rimane inaccettabile ma di fatto non controllabile. Come fai ad impedirlo? Però qui si scivola su un altro discorso.
    Facciamo un'ipotesi, sempre sullinfibulazione. Se domani diventa un rito sublimato senza più menomazioni fisiche, puramente simbolico, come per i cristiani il battesimo, lo vieteresti ancora?
    Mi sembra che il tuo ragionamento porti dritti-dritti allo Stato Etico.
    Attendo replica ;), tua e di Daniele se ci legge.

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  16. @Silvano
    Commentiamo stile chat :-D
    Io non credo davvero che esistano e che possano esistere stati che non siano etici, la conclusione a cui sono giunto è proprio questa, è che l'occidente pretenda di costituire una società aperta come la definisce Popper, mentre anche questa società aperta parte da dei presupposti considerati essenziali e non modificabili. Nella società aperta vige la religione del mercato, anche le elezioni in fondo sono una manifestazione della religione del mercato. Qui parlo proprio dei presupposti teorici, senza considerare l'attuazione pratica, il che sarebbe anche tanto istruttivo.
    Come dicevo nel precedente commento, non credo alla morale individuale, e quindi sono le norme sociali, sia quelle scritte, sia quelle non scritte, che determinano i nostri comportamenti all'interno di una certa variabilità individuale. In questo senso, tutte le società non possono che essere etiche, in quanto solo condividendo ciò che, seguendo altri, chiamo ethos, cioè la moralità collettiva, la convivenza è possibile. Quindi, non è che io propugni una società etica, è che non ne vedo nessuna di società che non sia in fondo etica, e la società aperta è solo una esercitazione teorica che parte da un presupposto errato sulla natura umana, e insomma il discorso si allarga e diventa impossibile seguitarlo in un commento (ma leggiti il mio libro...) :)

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  17. Laicità e democrazia, dovrebbero bastare, se poi le vogliamo chiamare etica della laicità ed etica della democrazia, basta mettersi d'accordo.
    AIUTO DANIELE NON LASCIARMI SOLO!!!

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  18. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  19. MOLLA IL COMMENTO SOPRA PER QUALCHE RAGIONE HA MESSO IN FONDO UN PEZZO INTERMEDIO DEL MIO COMMENTO LEGGIOLO QUI DI NUOVO PLEASE E SCUSA!!!!!

    Eccomi!

    Credo anch'io che l'esempio dell'infibulazione non sia propornibile. Sarebbe come sostenere che i genitori possono torturare i figli perché sono cosa loro. I figli sono esseri umani e sono tutelati giuridicamente perfino ancor prima del concepimento tant'é vero che si può lasciare in eredità al nascituro a condizione che nasca vivo. E se nasce vivo e poi muore dopo un minuto l'eredità viene trasmessa agli eredi del bimbo nato e poi morto. Quindi ci sono cose che cmq la laicità protegge e che sono il divieto di fare e procurare ad altri nocumento fisico in questao caso ma anche psicologico (pensa allo stalking)

    Con il tuo ragionamento potremmo dire che chi decide di suicidarsi é un assassino. Io la ved molto diversamente da così.

    Credo che ci sia un equivoco di fondo: essere laici non vuol dire essere atei ma solo che ci sono principi universali che si rispettano e che non devono essere minacciati dalle religioni.

    D'altronde non é la religione cristiana a sostenere che non devi fare quell che non vuoi sia fatto a te?

    Solo che quella frase é ambigua perché (e lo so per certo avevo assistito ad un convegno drammatico in tal senso) molte madri che hanno subito l'infibulazione, cmq decidono che quella sofferenza debba toccare anche alla loro figlia.

    Quindi in questo caso leggi che proteggano esseri umani indifesi sono necessarie e non possono essere inficiate dalla religione.

    La regola generale di laicità esiste ed é quella che ti ho già enunciato nei miei commenti ma all'interno di essa é chiaro che si valuta caso per caso e casi per casi (ossia fasce di situazioni analoghe) per decidere cosa sia etico e giusto.

    Esiste una morale individuale ed é quella che riguarda la propria sfera personale: il suicidio é un esempio paradigmatico.

    In parte diciamo la stessa cosa Vincenzo: io dico che ci sono aspetti che sono generali altri personali. Sui primi si deve intervenire in modo da stabilire regole e norme giuste ('per quanto possbilie) e a difesa di chi agisce contro per fare del male a terzi, e sui secondi, libertà di scelta dell'individuo. Divorzio ed eutanasia sono due esempi che mi sento di portarti.

    Ciao
    Daniele

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  20. Dovrei scrivere un commento troppo lungo e purtroppo non ne ho il tempo. Mi limito a un piccolissimo contributo, probabilmente inutile. :D
    Sotto il profilo filosofico, le accezioni di "laicismo" sono due: una debole e una forte.

    1) In senso debole, laicismo indica un atteggiamento critico e antidogmatico che s'ispira ai valori del pluralismo, della libertà, della tolleranza, cioè al principio dell'autonomia reciproca fra tutte le attività umane. In tal senso lo Stato laico dovrebbe praticare una rigorosa neutralità in fatto di ideologie e di fede.

    2)In senso forte, il laicismo indica la dottrina di chi ragiona senza far uso della nozione di Dio, sia in senso metafisico-razionale, sia in senso dogmatico-confessionale.

    Il punto è: possiamo definire una scala di valori laici? E su che basi?

    OFF-TOPIC: sull'Unità on line c'è un bellissimo articolo di Roberto Cotroneo sulla Lega. Finalmente qualcuno che scrive la verità sui leghisti!
    Si trova nella sezione "Rubriche" e s'intitola "Padana ignoranza".

    Saluti e buona giornata. :)

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  21. @Silvano
    La discussione la possiamo continuare su esempi concreti, forse scopriamo di essere più d'accordo di quanto crediamo.

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  22. @Daniele
    Credo anch'io che siamo più d'accordo di quanto sembrerebbe. Il punto che per me è cruciale è che non esista una società non ideologica, perchè non si può dare comunità senza condivisione di una cultura. Se le cose stanno così, è sleale nascondersi dietro il concetto di laicità, considerandolo al di sopra di ogni ideologia. E' un discorso che sviluppo a lungo sul mio libro perchè credo nella necessità di esplicitare sempre le proprie idee, perchè solo così è possibile per gli altri metterle in discussione. Spero di continuare la discussione su esempi concreti.

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  23. @Romina
    Penso che tu ed io siamo abbastanza d'accordo. Io laicismo lo confinerei come termine contrapposto a confessionale, mentre non mi piace il senso antidogmatico, perchè sono convinto che di postulati non ne possiamo fare a meno,e allora l'unico atteggiamento adeguato (leale direi), è semplicemente di esplicitare i propri (esporli in vetrina, come scrivo sul libro).

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