La seconda conseguenza su cui conviene soffermarsi un po’, è ciò che potremmo definire come trasferimento della fragilità, dal sistema finanziario a quello statuale.
Il fatto è che i titoli spazzatura stanno ancora tutti lì, sul mercato, pronti evidentemente alla minima occasione favorevole per esercitare i loro effetti nefasti. Insomma gli stati non hanno messo soldi per eliminare i titoli spazzatura, non ne avevano abbastanza neanche loro, visto che si parla di un volume di circa cinquantamila miliardi di dollari, una cifra davvero inimmaginabile per entità. Gli stati, cumulativamente, c’avranno messo qualcosa come meno di un decimo di tale cifra, una cifra sempre di tutto rispetto, ma di molto inferiore. Ufficialmente, l’intervento statale sarebbe una sorta di prestito al sistema bancario, determinando come effetto principale un aumento della liquidità. Così, con i tassi prossimi a zero, tutti trovano denaro sufficienti per evitare che le loro difficoltà, i loro buchi di bilancio, si trasformino in voragini. Rimane il fatto incontestabile che questa appare una cura paradossale, era una crisi dovuta all’invasione di titoli a tassi particolarmente bassi, e la stiamo curando facendo diventare quei titoli appetibili rispetto alle nuove emissioni a tasso quasi nullo. Come dire, obblighiamo il risparmiatore, se vuole spuntare qualcosa, a bere a questa fonte che però sappiamo inquinata. Molti si chiedono, ed io con loro, cosa potrà mai accadere quando questo effetto di primo impatto avrà esaurito i propri effetti, e qualcuno si rivolgerà al mercato per avere il denaro che gli occorre per la sua attività economica. Questa semplice richiesta, il fondamento stesso dell’esistenza dei mercati finanziari, avrà un effetto spaventoso, perché ci si accorgerà di colpo che il denaro da dare a prestito sarà sempre più insufficiente, e i tassi lieviteranno rapidamente non si sa fino a che livelli. Dove allora gli stati troveranno il denaro per finanziare i disavanzi che hanno importato dal sistema bancario? Oppure, come scenario alternativo, questo denaro c’è effettivamente, ed allora sembra ovvio attendersi lo scatenarsi di un’inflazione spaventosa a livello globale. Certo, che solo il fatto che la ripresa è avvenuta sinora a macchia di leopardo che non ha mostrato effetti di questo tipo, se si generalizza, allora mi sa che capiremo che la crisi non era ancora cominciata, la crisi non sta alle nostre spalle, sta nel nostro prossimo futuro. Evito qui di citare l’aspetto per me più rilevante, e cioè la scleta dello stesso metro nel misurare la crisi. Per me, dalla crisi si sarà usciti davvero solo quando i livelli dell’occupazione supereranno un certo valore soglia, qualunque sia l’evoluzione del PIL, ma questo è un capitolo a sé stante.
Chi sono dunque questi LOF? I LOF sono i sostenitori del liberismo più frenato, nello loro mente, evidentemente ottenebrata da tesi precostituite, non si è mai abbastanza liberisti. Alla fine, guardate un po’, tutto il problema della crisi finanziaria globale è del fatto che i dipendenti ministeriali greci sono dei fannulloni, che vivono al di sopra dei propri mezzi, e che con ilo loro comportamento vizioso mettono in crisi il modo di vita del tranquillo cittadino teutonico, che ha potuto finalmente trovare un capro espiatorio. E’ proprio impossibile spiegare a questi irriducibili LOF che senza una serie di correità, il crimine non poteva avere luogo. Qui, ci sono coinvolte, e pesantemente, le principali istituzioni finanziarie americane e, guarda un po’, proprio tedesche, che hanno fornito il denaro per lo sfondamento del deficit. Qui, è coinvolta la Commissione UE che o non ha saputo, o, come io credo, non ha voluto vedere, i palesi imbrogli nel bilancio presentatole dal governo Karamanlis. Questi LOF, questi ultraliberisti sembrano gli ultimi a non accorgersi di che genere di spaventosa mafia sia la finanza internazionale, non di che pezzi deviati ci siano, no, essa nella sua interezza è un’organizzazione a delinquere. Il mercato, questo mercato di cui i LOF si riempiono continuamente la bocca, è soltanto il luogo dove, evitando di incorrere in sanzioni, e cioè rispettando alcune regole formali, si consuma il misfatto. In fondo, il successo internazionale di Tremonti cos’è, se non la conferma che l’aggiustamento tecnico dei conti al di fuori di anche un vago piano di politica economica, è ciò che questa mafia internazionale si attende da noi? E cos’è la dichiarata volontà di Zapatero di procedere verso un suo scudo fiscale sul modello Tremonti, se non la dichiarazione fatta questa stessa mafia che egli ha capito, e che da ora in poi righerà dritto?
Vedete, ciò che veramente teme la finanza internazionale è la politica, affermare cioè che l’economia non ha una sua autonomia, che siamo noi a dovere stabilire le priorità. Se uno stato ci prova, viene subito impallinato, e bisogna proprio essere LOF per credere che questo corrisponda a un meccanismo di valutazione in qualche misura obiettivo. Finchè insomma non ci siamo liberati di questa cupola mafioso-finanziaria, finchè gli stati non si saranno ripresi tutta la loro sovranità anche in campo economico, di Tremonti, Trichet, Draghi che discettano allo stesso identico modo di come un meteorologo parla delle precipitazioni attese, non sappiamo che farcene. Poi, sarà anche vero che non bisognerà vivere al di sopra dei propri mezzi, però vogliono che spendiamo tutto ciò che abbiamo, anche qualche cosetta in più, bisognerà anche fare dei sacrifici, ma che brutto lessico si usa in ambito finanziario, e forse sembrerebbe opportuno parlare anche delle risorse naturali disponibili e soprattutto di quelle indisponibili, perché l’economia non si esaurisce nel trasferimento di denaro, sarebbe saggio ricordarlo. Questo però significherebbe rimettere la politica al primo posto, e già questa mi pare una scommessa formidabile.