lunedì 29 agosto 2016

SOCIETA' DI MERCATO O PIANIFICAZIONE ECONOMICA?

Un amico di fb mi ha chiesto perchè io proponga di passare da un'economia di mercato ad un'economia pianificata, visto che questa già fallì.
Innanzitutto, bisognerebbe stare attenti quando si parla di fallimenti. Chi afferma di qualcosa che è stato fallimentare, ha un suo punto di vista, ogni giudizio è enunciato da uno specifico luogo e tempo con la mentalità di quel luogo e di quel tempo, non viene mai da un luogo etereo e fuori dal tempo.
Se ad esempio l'ideologia liberale mi convince che la migliore economia è quella col PIL più alto possibile, questo inevitabilmente costituirà il metro di giudizio che userò, ma è ben lungi dall'essere un punto di vista obiettivo.
Il capitalismo ha vinto non sul piano economico, ma sul piano ideologico, si vince sempre sul piano ideologico, cioè dentro il nostro cervello...

Tuttavia, se consideriamo l'esempio più classico di pianificazione quella dell'unione sovietica, ebbene sappiamo bene che la povertà estrema che negli anni trenta ha colpito i russi discendeva da una personale scelta di Stalin di privilegiare lo sviluppo dell'industria pesante, utilizzando perfino la deportazione dei contadini per farli lavorare nelle grandi fabbriche. 


Quindi soffriva di due difetti evidenti e drammatici. L'uno è la genesi del piano, una decisione del tutto verticistica, l'altra che essa dal suo stesso punto di vista non è stata per niente un fallimento, visto che sin dall'inizio scontava di affamare la popolazione per ottenere certi obiettivi di sviluppo dell'industria siderurgica e di tutta l'industria pesante. 

Come sempre. se pure la storia può essere maestra di vita, essa può anche costituire un fardello ingombrante che ci acceca e ci appesantisce, ostacolando la reale visione delle cose, perchè la storia non si presenta mai identica a sè stessa, e quindi dobbiamo avere l'abilità di discernere i tratti intrinsechi di uno specifico evento storico, rispetto ai suoi caratteri contingenti.  Tornando alla pianificazione economica, non c'è nulla di intrinseco in essa di quei due caratteri negativi che ho sopra citato, nè la sua natura verticistica, nè il suo sacrificare i consumi personali.
 
Ciò che invece costituisce proprio la sua più precipua caratteristica è quella di non affidarsi fideisticamente ad un meccanismo casuale di cui non si può affermare nè che sia stato di successo nè che sia stato un totale fallimento, il mercato come meccanismo dell'economia capitalistica. Difatti, come dicevo sopra, qualunque giudizio noi esprimiamo su di esso, è basato su un criterio intenro allo stesso sistema. 

I capitalisti ti dicono : "Vedi quante merci in più hai a disposizione? E' evidente che il capitalismo è il sistema economico ottimale", ma non saprebbero più cosa dire se gli obiettassero che il quantitativo di merci a disposizione non può sensatamente costituire un criterio valido per esprimere un tale giudizio.
Il perchè un tale giudzio venga accettato da tanta gente, si basa sulla natura dell'uomo, su come siamo geneticamente fatti, e quindi solleva aspetti di tipo antropologico che qui evito di affrontare perchè ci porterebbe lontano dall'oggetto specifico del post.
 
C'è inoltre una motivazione molto importante per cui il mercato ed i suoi criteri di funzionamento sono oggi più che mai inadeguati, ed è quella legata agli equilibri ecologici che la necessità vitale che il capitalismo ha della crescita ininterrotta, in quanto si scontra frontalmente con la limitatezza delle risorse naturali e quindi v'è incompatibilità tra la necessità di fissare limiti allo sviluppo per non rendere inospitale questo nostro pianeta, e il meccanismo capitalistico che tali limiti non tollera. 

Io sono un ecologista, ma non sono un decrescista, che trovo una teoria stupida, come trovo complessivamente modesta e frustrante tutta la teoria ecologista esistente (a parte il mio libro, si intende).
E poichè non mi considero decrescista, non voglio in alcun modo peggiorare il livello di vita della gente. Credo con tanti che lo sviluppo tecnologico permetterà di migliorare ancora il nostro modo di vita, anche riducendo le risorse naturali che potremo utilizzare, ma ciò sarà possibile non per un meccanismo casuale, cieco e considerato magico come il mercato che ha dimostrato di essere al contrario distruttivo, ma tramite una pianificazione accurata intelligente e soprattuto costruita in modo democratico. 

La pianificazione non si fa nella stanza del capo, si fa nei luoghi di lavoro, nelle piazze, la dobbiamo fare tutti assieme, e non sarà così difficile convincere la maggioranza delle persone della necessità di spostare i consumi dal livello individuale ad uno collettivo, del fatto che non ci occorre avere tre telefonini o tre televisori a testa, che non occorre quindi che bambini congolesi muoiano nelle miniere per assicurarci questi beni evidentemente del tutto superflui.
Su questo, il mercato si è dimostrato incapace, qui si è dimostrato il fallimento del capitalismo, sui telefonini e il sacrificio di esseri umani verso cui dovremmo provare solidarietà e che dovremmo proteggere, non limitandoci ai migranti solo perchè i media ce ne riempono gli occhi.

E gli esempi si potrebbero moltiplicare a piacere, basti un ultimo esempio, quello della percentuale di biossido di carbnio nell'atmosfera che la società di mercato dal suo inizio (ottocento) ha fatto circa triplicare. 

Ecco, questi sono i motivi per i quali sono certissimo che la pianificazione economica non solo è proponibile, ma è assolutamente necessaria anche per raggiungere il minimale obiettivo della sopravvivenza dell'umanità.

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