sabato 28 maggio 2016

LE VIE STORICHE CHE HANNO PORTATO ALLA FINE DELLA SINISTRA

Esiste una sinistra che si considera orgogliosamente tale, spesso di ispirazione genericamente marxista, e come tale si considera rivoluzionaria, proprio perchè fieramente anticapitalista. Nello stesso tempo, essa è altresì convinta che il capitalismo è troppo forte e che non valga la pena combatterlo perchè sarebbe un atteggiamento velleitario e quindi dannoso...


In tal modo, la rivoluzione mai ripudiata, rimane solo una prospettiva remota. Nella pratica di ogni giorno, costoro si comportano in modo analogo a tutti gli altri cittadini, e per distinguersi, si attribuiscono da sè una sorta di superiorita morale, che viene appunto nutrita con atteggiamenti sostanzialmente caritatevoli. 

Se quindi l'attività politica non ha alcuna correlazione con la rivoluzione perchè questa è diventata una prospettiva sostanzialmente utopica, essa o diventa la gestione dell'esistente come fa l'ala più centrista (diciamo SEL), costruendo attraverso questa una propria carriera politica, o semplicemente rimane come un vuoto simulacro che rende quell'attività analoga a quella di gruppi religiosi, basata alla fine su un vago ed indistinto senso di solidarietà, non quale premessa morale a una scelta politica, ma praticata come tale nelle forme più immediate, e quindi slegata del tutto da una reale prospettiva politica. 
La solidarietà si estrinseca, da una parte in un atteggiamento caritatevole, dall'altro nel mettersi in prima fila nelle battaglie per i diritti civili. 

Si potrebbe concludere che oggi la sinistra rappresenta un originale mix tra una certa tradizione cattolica e una opposta tradizione del liberalismo anticlericale. Altro, anche con tutta la buona volontà, non ci si può trovare. 

Per questa vicenda storica, decisiva per la sorte della sinistra, tutto si consuma nel passaggio dagli anni sessanta agli anni settanta. 

Nel biennio 1968-1969, nella rivolta studentesca, poi culminata nell'autunno caldo dei metalmeccanici, si è mantenuta una certa ambivalenza tra l'aspetto egualitario e quello libertario. 

La risposta del capitale è stata adeguata, in Italia è avvenuto unica nazione dell'europa occidentale, ciò che gli USA hanno sempre praticato in sud america, il golpismo con la strage di piazza fontana, piazzata proprio il 12 dicembre 1969, data con valore anche simbolico come la chiusura di un decennio tra i più creativi e positivi forse dell'intera storia dell'umanità. 

Il germe già presente del libertarismo modello hippies che potremmo definire sovvertivismo borghese, ha a quel punto vinto facilmente la partita, lasciando solo sullo sfondo una sottile patina di egualitarismo. 

In sostanza, lì si consumava la sconfitta storica della sinistra, da cui questa, anche per incomprensione di quanto andava avvenendo, non si è più ripresa. 

Ai nostri giorni, di fronte all'incapacità di leggere il globalismo come la questione centrale della politica del nuovo millennio, la sinistra ha praticamente decretato la sua fine.

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