domenica 16 marzo 2014

IL PROBLEMA DELLA LIQUIDITA' E' PURAMENTE QUANTITATIVO

Sulla conferenza stampa di Renzi sono già intervenuto, e del resto i commenti a proposito si sprecano.Qui, volevo occuparmi di un aspetto specifico che sembra sfuggire a tanti commentatori. 
Spostare risorse dalle auto blu agli stipendi dei lavoratori non cambia nulla dal punto di vista macroeconomico. 

Insomma, ciò che conta a questo livello è l'ammontare complessivo della liquidità, senza che abbia alcuna rilevanza in che mani essa si trovi (purchè naturalmente non venga sequestrata dal sistema bancario). In altre parole, perfino l'evasore più spregevole è un consumatore, e quindi combattere l'evasione fiscale in sè non comporta alcun vantaggio sul piano della crescita. 

Naturalmente, io credo fermamente che l'evasione come la corruzione vadano combattute, proprio perchè sono obiettivi validi in sè. Tuttavia, devo osservare e fare osservare che spostare una voce di spesa da un capitolo all'altro non può contribuire in alcun modo alla crescita dell'attività economica. 
La conseguenza di ciò è che l'aspetto più importante dell'insieme dei provvedimenti annunciati da Renzi a fini macroeconomici non sta negli ottanta euro in più nella busta paga di alcuni lavoratori, quanto invece nel pagamento dei debiti della pubblica amministrazione che, con i 68 mila euro di cui si è parlato di pagamenti da effettuare entro il 21 settembre, darà un formidabile contributo all'aumento della liquidità e sicuramente spronerà in misura più o meno grande l'attività economica. 
Questa si può considerare l'ultima possible iniziativa che l'Italia possa prendere senza violare le regole europee, e una volta che sia stata sfruttata, davvero non resterà altro se non opporsi frontalmente alle regole europee, o rassegnarsi a distruggere l'economia del nostro paese. 
D'altra parte, mi pare che Renzi non ottenga quelle reazioni positive che forse alcuni si aspsettavano da parte dei dirigenti dei nostri partners europei. 
Significativa in questo senso è stta la puntualizzazione da parte di Hollande del fatto che Renzi, invocando un rilancio dell'occupazione in Europa, non dica nulla di così originale, visto che già da due anni la Francia, con al suo fianco l'Italia dei precedenti premier italiani, era già impegnata in prima fila su questo problema. Egli quindi dice che non è disponibile a prendere ulteriori iniziative, e che Renzi si può scordare un impegno aggiuntivo della Francia. 
Allo stesso modo, quando la Merkel dice che il piano di Renzi è molto ambizioso, non è che gli faccia un complimento, sembra anzi segnalargli che egli rischia di fare un passo più lungo della gamba. 
Il quadro europeo non cambia, e questo si poteva dare per scontato, ma bisogna anche aggiungere che la forza delle cose può in effetti cambiare molto anche in quadro così staticizzato come quello dell'unione europea. Basti pensare ai recenti eventi in Ucraina che pongono nuove problematiche ai governi europei anche in relazione al loro rapporto con gli USA, mentre le elezioni europee incombono e i risultati elettorali avranno sicuramente un peso non indifferente sugli equilibri europei. 

Non è quindi che sia Renzi a cambiare la situazione europea, quanto eventi geopolitici ed elettorali.

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