mercoledì 7 settembre 2011

A COSA PORTA IL LIBERALISMO

Un caso da manuale, direi, quello che sta avvenendo in Italia.

Ormai, è chiara a tutti, spero, la situazione in cui ci troviamo, due personaggi che si trovano a guidare il governo, Berlusconi e Tremonti, che hanno perso ogni speranza di avere un futuro politico e può darsi perfino un futuro da liberi cittadini, una maggioranza raccogliticcia costruita attorno a una leadership ormai tramontata, senza alcuna speranza in percentuale notevole di essere riconfermata al parlamento, che non ha altra via d’uscita che continuare a sostenere ad oltranza, anche se proponesse i provvedimenti più pazzeschi (il caso Ruby docet), l’attuale governo. Siamo quindi nella situazione in cui, senza violare alcuna regola formale della repubblica, il paese sia trova ostaggio di una congrega di personaggi uniti solo dalla comune esigenza di mantenere il posto occupato, una trappola che richiederebbe come unica via d’uscita un intervento del Capo dello Stato a gamba tesa che sciogliesse questo parlamento fantoccio, senza più alcuna autorità riconosciuta: purtroppo, data la sua storia personale, non credo che un tale atto di coraggio sia a portata di mano, moniti sì, a iosa per ubbidire a quell’establishment a cui egli si sente legato, ma interventi davvero drastici non fanno parte delle ipotesi contemplabili.

Non rimane a questo punto che la rivolta, possibilmente pacifica, ma la rivolta s’impone, anche se dubito che il popolo italiano, corrotto da anni ed anni di culto degli oggetti, sia in grado di farsene protagonista.

Come detto in precedenti post, io ritengo che il caso Italia non costituisca una realizzazione immatura dei principi liberali, ma al contrario l’evoluzione più avanzata che un sistema politico può subire a seguito dell’applicazione dei principi liberali.

Da una parte quindi, la dittatura dei mercati elimina dai paesi occidentali ogni traccia di democrazia effettiva, dall’altra le istituzioni statali vengono occupate da personaggi portatori dei propri personali interessi: chi si occuperà allora dell’interesse generale?

7 commenti:

  1. siamo arrivati alla fine di una tragicommedia ma sembre che pochi se ne siano accorti

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  2. Direi che la risposta è ovvia: nessuno.
    Almeno nessuno di quelli che oggi hanno ruoli decisionali

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  3. Io invece penso che difficilmente questo governo arriverà alla scadenza naturale, e sarà proprio Napolitaner a mandarli a casa. Sospetto che dietro tutta la bufera finanziaria contro l'Italia ci sia proprio il volersi disfare di B. e della sua banda, visto che non ci sono riusciti in altra maniera. Li stanno cuocendo a fuoco lento, purtroppo per colpa nostra, dato che nonostante tutto questi viaggiano ancora attorno al 35% dei consensi, il che è incredibile.
    Mi sa che ci saranno ancora bufere, e purtroppo la pagheremo noialtri inteso come Paese, ma d'altronde chi li ha piazzati lì?
    Il problema sarà dopo B., quando si finirà di smantellare tutto lo stato sociale e di vendere ai privati tutto il vendibile: in parte non è successo dopo Tangentopoli?

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  4. @Zefirina
    Forse la fine è ancora lontana e molto più rovinosa di quanto crediamo.

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  5. @BC
    E di quanti aspirano ad averli, bisogna spazzare via tutto questo ceto dirigente.

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  6. @Rouge
    Se fosse come tu dici, credo che l'azione sia stata inefficace, il governo gode pienamente della fiducia del parlamento, com'è stato certificato dal voto del senato di ieri, e riesce anche ad inserire norme estranee al contesto del provvedimento come il famigerato articolo 8: apparentemente, la sollecitazione di Napolitano ha sorito solo l'effetto di spianare la strada al governo e di danneggiare i lavoratori.
    A mio parere, Berlusconi non nè più debole nè più forte di prima. L'unica cosa che lo ha indebolito, come dovrebbe essere fisiologico in democrazia, è stato il risultato disastroso di amministrative e referendum: da allora, ha perso l'argomento del suo collegamento al popolo, e gli è rimasto l'arroccamento in quel parlamento che in parte consistente ha comprato con varie modalità.
    Ciò significa che il vero problema sta lì nel parlamento, e non nel governo e tanto meno in Berlusconi, un uomo evidentemente senza alcun futuro, ma che oggi dispone dei voti dei parlamentari per fare tutte le porcate che vuole. E' per questo che Napolitano, se volesse fare qualcosa per questo paese, dovrebbe sciogliere le camere, e non vedo alcuna prospettiva in questo senso: quindi, potremmo concludere che qui c'è piuttosto uno scambio, io ti lascio alla guida del paese, e tu mi fai passare i provvedimenti antipopolari che l'establishment finanziario pretende da noi.

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  7. Siamo quindi nella situazione in cui, senza violare alcuna regola formale della repubblica, il paese sia trova ostaggio di una congrega di personaggi uniti solo dalla comune esigenza di mantenere il posto occupato.

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