lunedì 2 febbraio 2009

IL PROBLEMA DELLA CLASSE DIRIGENTE

Episodi tratti dalla cronaca giornaliera ci riportano atti di violenza, spesso del tutto gratuita, che mettono in risalto come perfino le norme più elementari di comportamento, indispensabili per una degna convivenza civile, vengano violate da un percentuale crescente di popolazione. Ci chiediamo cosa possiamo fare perchè nell'animo di tutti noi alberghi un senso del rispetto che dobbiamo a tutti coloro che ci stanno attorno, indipendentemente da chi specificamente egli sia.
Io credo nelle teorie "utilitaristiche", cioè credo che il fondamento dell'organizzazione sociale degli uomini, sia il vantaggio che ne deriva ai singoli. Non sono un classico "utilitarista", nel senso che non credo che sia mai esistito un tempo in cui gli uomini siano vissuti da soli, senza essere inseriti in un gruppo comunque costituito e strutturato: in fondo, noi mammiferi , abbiamo sempre una mamma che ci ha allattato ! Se guardiamo agli scimpanzè, dobbiamo concludere che i primati sono esseri sociali, non vivranno da soli come fanno invece alcuni felini, ad esempio il leopardo.
Tuttavia, sono utilitarista nel senso che qualunque norma morale abbiamo introiettato in noi, è in sostanza dovuta all'adattamento sociale a norme di comportamento sociale. Potrei quindi concluderne che la politica è il fondamento della morale.
Questa premessa serve a spiegare perchè ritengo che la morale individuale di questi nostri concittadini, che si danno alle violenze più gratuite senza neanche essere in grado di percepirne la gravità, sia un problema essenzialmente politico.
In Sicilia diciamo che il pesce comincia a puzzare dalla testa. In altre parole, non abbiamo alcuna possibilità di imporre anche le più elementari norme morali, quando la classe dirigente di questo nostro paese è messa così male come io credo. Notate che non dico classe politica, perchè la mia critica riguarda non soltanto questi, ma anche il settore dell'informazione, i magistrati, gli industriali, tutti coloro in poche parole che esercitano un potere significativo nella nostra società. A me pare che si siano costituiti dei gruppi di potere che abbiano come loro finalità esclusivamente quella di mantenere il proprio potere ed eventualmente di accrescerlo, senza più alcun riferimento al famoso bene comune, che io comunque preferisco chiamare più laicamente interesse generale.
Il pesce comincia a puzzare dalla testa, ma da lì la puzza si propaga rapidamente in tutto il pesce. Gli esempi di malcostume pubblico hanno ormai portato ad ottundere quella che definirei la nostra sensibilità morale. siamo in fondo una società di corrotti. Pensate alla influenza delle istituzioni scolastiche in tale contesto, pensate quanto un insegnante demotivato, con l'unico scopo di ridurre il proprio impegno lavorativo, possa causare effetti disastrosi sui propri alunni. Pensate anche a tutti noi genitori, non in grado di dare alla nostra vita quei caratteri di coerenza che costituiscono l'unico reale mezzo educativo verso i nostri figli. Mi fermo qui. A presto.

4 commenti:

  1. Il tuo articolo fa fare interessanti riflessioni. Si addentra in tematiche delicate come quelle della morale. Io non credo molto alla capacità delle morali di indurre gli uomini a comportarsi correttamente (ci sarebbe da spiegare il termine correttamente, ma soprassiederemo). Penso che gli uomini e quindi pure le classi dirigenti facciano certe cose spinti da un sistema di premi-punizioni. Se le cose un funzionano bisogna rendere più efficace il sistema che ti premia o ti punisce. A presto.

    RispondiElimina
  2. Sì, trovo le tue osservazioni assolutamente pertinenti: difatti, nel mio libro, io evito di parlare di morale e parlo soltanto di ethos, cioè dell'eticità sociale. Questo termine mi permette così di anticipare come io veda i comportamenti individuali una conseguenza della cultura della società in cui viviamo. Io non credo cioè, e mi pare che anche tu la pensi così, all'imperativo categorico di Kant: non credo a una morale intesa come un fatto individuale.
    Se le cose stanno così, è la dimensione pubblica quella decisiva, come tu stesso dici, ma io non limiterei al premio/punizione. Anzi, penso che il punto decisivo stia nell'introiezione, in un processo non consapevole di assunzione di norme dall'esterno.
    Purtroppo, la sintesi a cui questi brevi post mi obbligano, hanno l'effetto di distorcere il mio pensiero, e questi commenti sono un'ottima occasione per chiarire e specificare. Ti ringrazio del tuo contributo, Enzo

    RispondiElimina
  3. Caro Enzo, ho letto il tuo commento al mio post sulle elezioni sarde (che ti ho pubblicato volentieri) e oggi, per giustificare la sequenza fotografica sugli scempi cittadini, ho sentito il dovere di inserire una premessa a quelle immagini e alle mie amare e sarcastiche parole. Un po' come "parlare a nuora, perché suocera intenda". Soru, sinceramente, non mi è simpatico, e Castellacci non lo conosco. Così, probabilmente non voterò né per l'uno né per l'altro. Sono 38 anni che vivo in Sardegna e ne ho viste di cotte e di crude! E alla fine mi viene da concludere che ognuno ha i politici che si merita.
    Complimenti per le cose che dici.
    A presto, Francesco

    RispondiElimina
  4. L'uomo e' un essere sociale , ma ultimamente con i casi di falo' accesi x noia nei confronti di altri esseri umani , mi sconvolge........ poi sento le sparate
    'bisogna essere cattivi con gli stranieri',
    'una donna in coma puo' partorire'.
    E alla fine mi viene da concludere che ognuno ha i politici che si merita.
    domanda.....se questi parlassero di integrazione-interagire-socialita'
    succederebbero lo stesso i roghi ????????

    RispondiElimina