martedì 7 marzo 2017

FINE DELL'USO A FINI POLITICI DELL'AZIONE GIUDIZIARIA?

So che rischio di essere ripetitivo, ma davvero stiamo vivendo tempi che la storia ricorderà a lungo (sempre che l'umanità riesca a sopravvivere al proprio spirito suicida). 
 
Proprio in questi giorni, si sta ad esempio chiudendo un lungo periodo in cui le elite sono riuscite a determinare totalmente la politica attraverso l'utilizzo contemporaneo e sincronico di due strumenti, i media e l'azione giudiziaria. 
 
Si tratta di una stagione ormai lunga, potremmo dire anzi lunghissima, visto che parte dal lontano 1992, ormai ben 25 anni ci separano da quella data...
Nessun gruppo ha rappresentato più fedelmente questa tendenza come l'editoriale "L'Espresso" che ha accompagnato amorevolmente le inchieste, anzi stimolandone un allargamento. I media si sono così trovati ad essere o proprio finanziariamente controllate da parti politiche o da pseudopartiti come quello già citato, o in alternativa, pur mantenendo una formale indipendenza, a vendersi volta per volta al potente di turno.
E i magistrati, tutti venduti? No, non lo credo, ritengo che accanto a magistrati venduti, ci siano frotte di magistrati esecutori inconsapevoli di piani altrove elaborati. D'altra parte, si sa che in italia l'azione penale è obbligatoria, le procure non hanno formalmente almeno alcuna possibilità di astenersi dall'intraprendere certe inchieste. 
 
I casi giudiziari non erano infondati, io non sostengo affatto che gli episodi di corruzione non fossero veri, e quindi in presenza di casi veri e di un dovere di procedere, la magistratura ha proceduto, forse con un eccesso di zelo, giustificato anche dalla facile popolarità così conseguita. 
 
Ricordo ancora come il procuratore Borelli si prestò ad un servizio sul supplemento settimanale mi pare di Repubblica mentre si dilettava andando a cavallo, una vera caduta di stile, una delobolezza umanamente comprensibile.
 
Il punto è che il successo così pervasivo del meccanismo corruttivo è una delle sconfitte più clamorose del liberalismo, la corruzione è un fatto gravissimo, non vorrei che ci fossero dubbi sulla mia opinione in proposito, ma irresolvibile se non su una base ideologico-politica, solo un comune sentire differente può davvero sradicarla. 
 
Quando qualcuno invoca una magistratura più severa come soluzione alla corruzione, sta provando ad imbrogliarci, vuole che i magistarti opportunamente imbeccati da soggetti in possesso di adeguate risorse finaziarie e mediatiche da condurre inchieste in proprio, facciano fuori il personaggio che in quel dato momento da' fastidio. 
 
La novità di questi giorni è che questo meccanismo infernale sembra essersi inceppato forse in maniera definitiva. Abbiamo due casi rilevanti su questo versante. 
 
L'uno è quello di Fillon in Francia. Che avesse regalato uno stipendio alla moglie, in certi ambienti doveva essere noto sin dall'inizio, ma ora era il momento propizio per tirarlo fuori e toglierlo dalla contesa per la presidenza. Un caso da manuale insomma, la corruzione c'era tutta, ma nessuno se ne preoccupava minimamente, perchè lo scopo non è evidentemente quello di eliminare la corruzione, quanto piuttosto usarla per controllare in modo antidemocratico le elezioni.
 
Solo che l'interessato stavolta non c'è stato, non ha avuto paura, ha messo in contrasto l'esito già scritto per via giudiziaria con il consenso posto a fondamento degli ordinamenti democratici venuti fuori in Europa a seguito della tragedia bellica, e, ascoltate, ha vinto, il suo partito lo ha dovuto riconfermare come candidato alla presidenza, proprio una sconfitta verticale e senza appello per le elite e per la loro tattica che ho qui descritto. 

Un secondo caso è quello dell'inchiesta sulla Consip qui in Italia. Anche qui, fare fuori Renzi ed i suoi accoliti si sta rivelando più difficile del previsto.
Adesso l'indagato Romeo ha deciso una linea di difesa che a tutta prima sembra molto efficace, egli contrattacca sostenendo che egli invece è stato danneggiato perchè ben altre sono le ditte favorite ed i suoi legali fanno addirittura nomi e cognomi. 
Uno scenario ipotetico potrebbe essere che Marroni abbia fatto le accuse che ha fatto in nome e per conto delle elite proprio allo scopo di danneggiare Renzi in un momento di grande difficoltà dopo l'esito per lui disastroso del referendum costituzionale. 
Un meccanismo ampiamente collaudato e che prometteva di funzionare perfettamente anche stavolta. Tuttavia, se tu coinvolgi gente che sa il fatto suo e che soprattutto possiede le informazioni cruciali, allora questo meccanismo può essere replicato. E' credibile che Romeo sia l'unico a riuscire a truccare gli appalti alla Consip? No, certamente non lo è, e non è detto che Marroni non abbia subito ricatti sul totale della sua attività da questi potenti. Questi furbetti forse anche per presunzione di onnipotenza, hanno creduto che essi solo avessero questo potere di utilizzo della corruzione, ma Romeo, messo all'angolo, parla anche lui per la parte che conosce, e presto molti altri personaggi politici ed anche imprenditoriali potrebbero trovarsi in difficoltà. Insomma, volano gli stracci. 
 
Questa difficoltà nell'utilizzo dello strumento giudiziario anche con il rilevante dissenso tra le due procure coinvolte, si riflette anche a livello propriamente politico, dove il gioco è diventato estremamente complesso con ormai così numerose parti differenti in opera e con la difficoltà evidente al formarsi di chiare alleanze. 
 
La pateticità del comunicato dei quattro leaders europei a Versailles è il degno frutto delle difficoltà con cui procede sempre più il piano criminale delle elite in Europa, qualcosa di profondo sembra sia avvenuto nella politica mondiale, proviamo ad essere più propositivi e meno scettici e succubi riguardo ad un futuro che spetta invece a noi stessi scrivere.

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