sabato 20 giugno 2015

PERCHE' NON ESISTE SOLUZIONE AL DI FUORI DELLA LOTTA CONTRO IL CAPITALISMO

Facciamo un ragionamento sulla situazione politica complessiva a livello internazionale. 
C'è un elite finanziaria che comanda e impone le ricette neoliberiste globaliste. Orbene, tali ricette, pur poste come dogmi a cui non ci si può sottrarre, hano dimostrato in questi lunghi anni di crisi di essere impotenti a risolverla e che al contrario hanno l'effetto di aumentare l'ingiustizia nella distribuzione della ricchezza, rendendo i ricchi più ricchi ed i poveri più poveri fino all'indigenza conclamata...

Soprattutto, la situazione dell'occupazione appare disperata. C'è poco lavoro e sempre peggio pagato, in omaggio ai meccanismi di competizione feroce e globale. 
Ciò non basta, la situazione finanziaria appare disperata a causa dell'enorme importo di ricchezza nominale, parte in denaro e parte in titoli, a cui non corrisponde una equivalente ricchezza in merci, e quindi l'inflazione che oggi viene ricercata come una panacea, rischia di apparire all'improvviso in modo esplosivo con effetti che il mondo non ha mai prima osservato. 

Se conveniamo su queste osservazioni, il quadro che abbiamo di fronte è quello di una lunga agonia economica con un esercito sempre crescente di disoccupati in attesa del disastro prossimo venturo. 

Consideriamo adesso l'ipotesi opposta, smentendo quindi le considerazioni fin qui svolte, quella di un capitalismo che riesce a sopravvivere ai propri errori, che riesce a rilanciare i consumi riuscendo così ad aumentare la crescita più della produttività dovuta ai miglioramenti tecnologici. 
In questo caso, ci troviamo però di fronte ad un altro tipo di disastro, quello dovuto al limite delle risorse, per cui già ora dovremmo trovare strade per diminuire piuttosto che per aumentare la produzione. 

La terra per questa umanità così numerosa e soprattuto così vorace è divenuta troppo angusta, non v'è più abbastanza acqua, v'è troppa anidride carbonica, le esigenze energetiche crescono sempre, ed insomma è ormai opinione condivisa a livello scientifico che l'umanità ha già superato quella soglia di compatibilità delle risorse naturali che il pianeta può offrire. Così, l'unica possibile via d'uscita che un'economia come quella capitalista richiede, e cioè lo schema della crescita continua, porterebbe ad un differente tipo di esito disastroso. 

Mi chiedo a questo punto come sia possibile credere che esista una vera via risolutiva all'interno di un sistema di tipo capitalistico, e come sia altresì possibile avere paura di combattere la battaglia decisiva per abbattere il capitalismo se come ho tentato di argomentare il capitalismo non ha più freccie al suo arco, e l'unica cosa che riesce ormai a fare è tirare a campare ancora per un po' senza potere evitare il disastro prossimo venturo, ma al massimo rinviarlo nel tempo, e non si tratta comunque di tempi lunghi, non più di alcuni anni ancora. 
MI chiedo chi potrebbe avere paura di lottare contro un conducente dell'autobus su cui si trova a viaggiare  avendone verificato lo stato di ubriachezza spinta. 

Prima di morire a causa dello schiantarsi dell'autobus contro il primo ostacolo che capita, si dovrà pure tentare di salvarsi anche con gesti apparentemente audaci, ma semplicemente ovvii dato il contesto.

2 commenti:

  1. Quello che mi sembra manchi è la consapevolezza, proprio nella gran parte di quella popolazione che subisce i danni maggiori, dello stato di fatto che si descrive nel post. Forse il sistema capitalistico ha davvero sempre meno frecce al suo arco, ma è pur vero che ha il controllo quasi totale del sistema informativo. La protezione garantita dai maggiordomi e lacchè al soldo delle oligarcbie finanziare è ancora fortissima. Per contro le risorse su cui possono contare coloro che tentano di divulgare i concetti e le ideologie che anche questo blog esprime, sono molto limitate. La stessa rete sembra uno strumento non molto efficace, anche a causa della selva spesso inestricabile che si genera fra "buona" e "cattiva" informazione e della grande frammentarietà delle diverse posizioni anticapitaliste che disperde una enorme quantità di energia "positiva". Forse varrebbe la pena di tentare di promuovere una sintesi per coagulare l'attenzione e l'energia di chi si rivolge alla rete per trovare risposte. La sensazione, però, è che anche nel vasto e variegato mondo di chi si contrappone al sistema, prevalgano gli egoismi e i distinguo ideologici, forse alla ricerca di una sorta di voglia di protagonismo che ammorba tutto e tutti. Prima di abbattere l'ideologia capitalista, occorre forse riuscire ad abbattere prima la mentalità individualista che essa ha inculcato nell'animo della gente.

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  2. Grazie del tuo prezioso contributo. Credo che la pensiamo in maniera molto simile.
    Non ho in verità mai nutrito una grande speranza sulla rete che non può che riprodurre al proprio interno tutti malanni della società in cui viviamo. Seppure la rete consenta di diffondere quasi senza spesa alcuna, più celermente ed in un ambito più vasto il proprio messaggio, la sua visibilità non migliora perchè come si sa bene nel campo delle scienze sperimentali, ciò ched conta non è l'intensità assoluta di un segnale, ma il suo rapporto col rumore di fondo.
    La rete ha appunto un problema gigantesco con questo rumore di fondo, visto che essa viene usata prevalentemente per scopi ludici, spesso per riempire una vita solitaria. La facilità dell'accesso alla rete ha l'ovvio inconveniente di trovarci dentro di tutto, così che l'effettiva accessibilità ai contenuti informativi è alla fine molto più modesta di quanto si vorrebbe. Qui contano appunto ancora una volta i mezzi finanziari che magari consentono di farsi conoscere mediante altri mezzi di comunicazione ed essere così oggetto di visite.
    Si potrebbe infine notare come proprio il tentativo di approfondire gli argomenti funzioni in modo opposto, allontana moltissima gente che si aspetta dalla rete o sesso o comunque divertimento e cazzeggio vario.
    Sono d'accordo con te anche per quanto riguarda la dannosità dell'individualismo di questa società che consente più facilmente al potere di isolare e colpire singole persone nella sostanziale indifferenza generale. Non credo che sia un fenomeno limitato alla politica, è un fenomeno generale che fa credere alle persone che obiettivo della sua vita è potere scegliere in piena autonomia il colore della propria T-shirt scambiando questa possibilità per la libertà, occultando il condizionamento che sta a monte delle proprie stesse convinzioni.
    La mia ricetta è il partito forte che consenta di realizzare un ambito sufficientemente separato dall'ideologia dominante, e l'organizzazione ed il radicamento sul territorio.
    Un partito così avrebbe successo, e spunti ideali nuovi che possano anche travalicare il pensiero di stretta fede marxista non ne mancano.
    Ciò che purtroppo manca in modo tragicamente grave è la classe dirigente intermedia, quell'insiame di militanti che sappiano operare qualche rinuncia nella propria vita per una missione collettiva, e questo, come mi pare dici pure tu, è l'effetto forse più nefasto dell'idoelogia dominante, credere che scegliere come ti viene spontaneamente di fare sia sempre la decisione giusta.

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