sabato 10 aprile 2010

RIFORME, UNA PAROLA INUTILE

Sui giornali, sulle televisioni, non si parla d’altro, i messaggi dei politici, delle figure istituzionali vanno in un’unica direzione, la parola di certo più gettonata è “riforme”, già perché anche il plurale è d’obbligo. C’è chi dice “adesso è l’ora delle riforme”, c’è chi dice “siamo pronti a discutere di riforme”, chi ancora dice “non ci tireremo indietro da un confronto sulle riforme”, chi ancora raccomanda “riforme condivise, niente proclami ed approssimazioni”: magari dicono cose differenti, ma questa parola magica non se la fa mancare nessuno.

Bisognerebbe che qualcuno li avvisasse, che qualcuno magari spiegasse loro che “riforme” in sé è una parola priva di significato, affrontare la prossima fase politica con questa parola d’ordine, sarebbe lo stesso di avere come proponimento per quel giorno “di uscire da casa”: “Su cosa farò oggi, ho le idee chiarissime, esco da casa”.

Davvero, non se ne può più, se tenti di informarti, le notizie che ti vengono catapultate sono queste parole ambigue quanto basta, ma insomma è come accorgersi che qualcuno sta armeggiando dietro di te, pronto a un’ulteriore sodomizzazione dei sudditi, perché questo siamo diventati.

Riformare significa cambiare, rimodellare, ma, come dovrebbe essere ovvio per tutti, non vi può essere alcun significato automaticamente positivo del termine. Che la maggioranza intenda manomettere la struttura istituzionale dello stato per piegarla alle proprie esigenze politiche, è una cosa del tutto comprensibile, ma dovrebbe essere ovvio che l’opposizione, proprio per il fatto di essere minoranza, debba guardare con estrema diffidenza questa eventualità. Di fatto, una certa prudenza è stata manifestata. Ciò che davvero non si riesce a comprendere è il protagonismo di Napolitano. Mi aspetterei che, data la sua figura istituzionale, il Presidente si tenesse fuori da questa vicenda politica. Più volte, una certa condiscendenza verso il signor B., è stata giustificata con la difesa di un ruolo neutrale che la sua stessa carica gli imponeva. Diventa oggi incomprensibile questo suo protagonismo, questa spinta ad andare avanti con le riforme. Presidente, Lei è stato un giorno un dirigente del PCI. Oggi le vorrei chiedere, in nome di questa passata militanza, non di mettersi di traverso alla maggioranza, questo sì che apparirebbe una partigianeria, in violazione dei suoi doveri istituzionali, ma soltanto di astenersi dal sollecitare riforme il cui contenuto non potrà che essere favorevole alla maggioranza, a meno di credere che essi siano così tanto stupidi da approvare riforme che li danneggino.

In verità, una riforma sì la vedrei bene, anzi assolutamente necessaria, la riforma della legge elettorale, giacchè l’attuale è così oscena, mortifica talmente l’istituzione Parlamento, che pure la nostra Costituzione pone al centro della struttura statale, che sarebbe davvero difficile fare di peggio. Certo, difficile non significa impossibile, e questi sarebbero capaci anche di questo. Se però ci fosse una convergenza verso un sistema a collegi uninominali, magari a doppio turno, credo che questo sì sarebbe un grande passo in avanti, proprio perché direi automaticamente il livello qualitativo dei parlamentari aumenterebbe, e questo sarebbe comunque un valore in sé.

11 commenti:

  1. Niente di più evidente e sconcertante: ormai siamo sudditi pronti all'ennesima sodomizzazione!
    E l'atteggiamento di Napolitano diventa sempre più irritante!

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  2. Ho paura che anche queste siano riforme "ad personam"..
    Personalmente non credo che questo Parlamento sia in grado di fare delle riforme serie e necessarie, perchè lo vedo impreparato e dissociato ( anche la maggionartnza non sa bene come legiferare tra il dire e il fare)
    Mah, speriamo bene.
    Un abbraccio affettuoso.

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  3. leggendo l'ipotesi delle riforme che piacciono tanto al caimano (presidenzialismo, più poteri al presidente/premier, legge elettorale fasulla ecc..) intravedo un bel futuro da paese centro americano!

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  4. Condivido tutto tranne la conclusione. Il sistema maggioritario non è nello spirito della Costituzione e di una repubblica parlamentare che è l'istituzione moderna più vicina alla democrazia (e che non ha caso stanno tentando di "riformare"). Quanto all'oscenità del doppio turno possiamo vedere il pastrocchio che accade nei comuni dove questa regola è adottata.

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  5. @Ornella
    Mi pare che il Presidente sia l'ultimo a rendersi conto del tipo di persona con cui ha a che fare: purtroppo, ci cascherà anocra, temo.

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  6. @Luce
    Gli eventuali disorientamenti nella maggioranza sono l'unica speranza, mi sa tanto...

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  7. @Fabio
    Magari ci siamo già in questa situazione...

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  8. @Matteo
    Mi sembri un po' troppo categorico. Forse, sarebbe bene ricordare l'esempio della Gran Bretagna, che ha un sistema parlamentare, e ha i collegi uninominali. Si può discutere del sistema liberal-democratico in quanto tale, ma la Gran Bretagna ne rappresenta comunque l'esempio con la tradizione più lunga, e trovo dura definirlo un paese poco democratico. Se poi preferiamo il parlamento italiano di nominati...

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  9. L'idea che ho della democrazia l'ho già espressa in un post ad hoc, ma questa è un'altra storia.
    Vincenzo, il sistema uninominale prsenta diverse aberrazioni: quello che in Italia avviene solo da pochi anni dopo l'abolizione delle preferenze in Gran Bretagna è prassi consolidata: c'è un solo candidato per ogni lista di ogni collegio, quindi di fatto gli elettori non hanno nessuna possibilità di scegliere. Altro che "porcata". Almeno in Italia ci sono più candidati per ogni lista.
    Inoltre viene eletto il candidato che ha ottenuto la maggioranza relativa dei voti. Quindi anche se io ho avuto una valagna di voti, potrei non venire eletto. Se X ottiene il 34%, Y il 33 e Z il 33, passa X e Y e Z vengono trombati. Cioè il 66% dei votanti rimane senza rappresentanza.
    Io non so cosa ci sia di democratico in un sistema così.

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  10. @Matteo
    Il fine delle elezioni non è, come tu implicitamente assumi, quello di fotografare le opinioni degli elettori, ma piuttosto di eleggere un parlamento che, nella sua globalità, li rappresenti. Naturalmente, tu hai tutte le ragioni di dissentire, ma la lunga tradizione liberaldemocratica di quella nazione ci dovrebbe convincere che il sistema a collegi uninominali evita quantomeno la dittatura. A me il sistema a collegio uninominale convince, magari corretto con il doppio turno, ma qui sarebbe impossibile riassumere le mie motivazioni: volevo solo dire che dovremmo avere più umiltà rispetto alle esperienze storiche, fatto salvo che possiamo avere le nostre personali opinioni.

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  11. Eleggere un parlamento che li rappresenti, è appunto questo il problema, la maggioranza degli elettori non viene rappresentata.
    Come ti dicevo condivido il senso complessivo del post, ero solo in disaccordo con l'ultima affermazione.

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