sabato 6 marzo 2010

CI RIFLETTA, PRESIDENTE

Già da ieri mattina, dopo avere ascoltato la rubrica “Prima pagina” di radiotre, avevo pensato di postare sull’argomento, ma ho dovuto attendere la sera per trovare il tempo per farlo. Nel frattempo, c’è stata la riunione del CdM, l’approvazione di un decreto, poi firmato da Napoletano. A quanto pare, in questo paese, il rispetto delle regole è un optional!

Naturalmente le novità non potevano non rendere obsoleto il post che stavo ancora scrivendo, ma avervi riflettuto un po’ prima che si sapesse che il signor B. era riuscito a convincere il Capo dello Stato a firmargli il decreto, mi permette di andare oltre il pur doveroso sconcerto e sdegno per l’accaduto.

Napoletano, seguendo un filone di pensiero già abbondantemente rappresentato nella stampa nella settimana precedente, parla di un conflitto di esigenze: da una parte le norme e il loro rispetto, dall’altra i diritti di cittadini, a votare il PDL, immagino qui egli intenda.

Le norme sono quelle che sono, e proprio il rigoroso rispetto delle norme è il fondamento della democrazia. Sarà bene anche specificare perché, non è un dogma: la democrazia è un sistema che si basa sul rispetto delle minoranze, e il dovuto rispetto delle norme è proprio il modo in cui una minoranza viene difesa dalla maggioranza. Ad esempio, io ho diritto di parola anche se nessuno concorda con quanto io dico, e questo perché la norma recita che parlare liberamente è diritto di tutti i cittadini, indipendentemente dal consenso di cui gode chi parla. La minoranza però, intendiamoci bene su questo punto, non ha requisiti quantitativi minimi, tanto che anche un singolo cittadino costituisce una minoranza. Non si capisce quindi quanto andavano dicendo alcuni giornalisti nei giorni precedenti, quasi che il coinvolgimento delle minoranze parlamentari nell’operazione ne modificasse la natura. In altre parole, fare una porcata col 51% della popolazione consenziente, oppure col 99%, non ne cambia la natura di operazione illecita.

Andiamo adesso ai diritti dei cittadini di votare la lista che preferiscono. Questo diritto è certo sacrosanto, ma può riguardare solo le liste ammesse al voto, quelle che compaiono sulla scheda elettorale. Per essere ammessi, sono state fissate delle norme che vanno rispettate. Se una lista non compare nella scheda elettorale, la situazione è esattamente uguale a quella di una lista mai presentata. Chi può ragionevolmente prendere in considerazione che esista un diritto del cittadino a votare una lista che non c’è? Qui, abbiamo due separati diritti, quello di presentare liste e l’altro quello di votarle, ma quest’ultimo ovviamente può essere esercitato solo all’interno delle liste presenti. Sarebbe ben strano che il mio diritto a votare comportasse l’obbligo di altri a presentarsi. Quando i simboli dei vecchi partiti scomparvero, bisognava forse gridare come se fosse stato calpestato un diritto degli elettori a continuare a votare DC e PSI? Mi chiedo quale perversione del pensiero può mescolare questioni totalmente diverse.

Purtroppo, il Presidente ha firmato, e la natura del decreto che si pone come interpretazione di norme già vigenti è particolarmente grave: d’ora in poi, qualunque governo potrà cambiare il significato delle norme votate dal Parlamento, minandone il potere legislativo. Caro Presidente, se il governo, magari con l’avallo del Capo dello Stato, si riconosce il diritto di interpretare ciò che il Parlamento ha approvato, mi dice Lei cosa rimane delle prerogative legislative delle Camere? E a cascata, cosa mai rimane della separazione dei poteri? E infine, Lei, Presidente, non ha decretato la fine della democrazia in questo paese? Ci rifletta, presidente, ci rifletta tanto.

14 commenti:

  1. A questo punto UTOPIA vorrebbe che la sinistra (?), con compostezza (??) e carismatica (???) dignità (!), desse un segnale forte: RITIRARE LE LISTE ed INVITARE tutti coloro che credono nel RISPETTO DELLE REGOLE come PRECONDIZIONE di democrazia (ce ne sono pure a destra!) a NON ANDARE A VOTARE. ... Utopia vorrebbe ...
    Un abbraccio da Massimo

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  2. Il punto è che la democrazia in questo Paese di fatto non è mai esistita, come non esiste da nessuna parte nel mondo, fatta eccezione per qualche milione di scandinavi che però anche loro fanno parte della grande fregatura europea e quindi ne hanno una versione comunque limitata.
    Riguardo al decreto è solo una porcata fatta alla luce del sole, ed è un bene che sia stata fatta. Insomma, era impensabile che le liste non fossero in qualche modo riammesse, e magari attendendo i vari gradi di ricorso avrebbero ottenuto lo stesso risultato. Il palese sopruso però dovrebbe far ragionare un po' di gente, specie chi è di centrodestra e ha anche la ventura di essere onesto.
    Per cui Napolitano non credo abbia grosse colpe e non ha decretato nessuna fine, quella semmai l'hanno voluta decretare quanti dopo sedici anni ancora insistono a votare una banda di incompetenti (nel migliore dei casi).
    Ritengo questa storia una occasione per le opposizioni, se sapranno fare il loro mestiere. Certo però bisognerebbe impedire a Di Pietro di dare tutte (ma proprio tutte) le sante volte l'occasione ai destri di poter ribattere.
    Ripeto quello che ho già detto una volta sulle tue pagine: il molisano o è stupido o ci fa.

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  3. Come scrisse Ennio Flaiano " Gli italiani sono irrimediabilmente fatti per la dittatura", solo così si spiega la mancata sollevazione popolare davanti all'arroganza del governo Berlusconi.

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  4. @Massimo
    La mia impressione è che si tratti di eventi irreversibili e che qualunque ulteriore iniziativa (tipo quella da te proposta) volessimo aggiungere, potrà solo peggiorare la situazione. Mi pare che la regione Lazio abbia deciso di sollevare conflitto di attribuzione davanti alla Consulta, e questa potrebbe essere una via opportuna. L'altra possibilità residua è tentare di convincere elettori di destra a non votare il PDL, ma mantengo la mia solita riserva in proposito.

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  5. @Rouge
    Proprio non capisco perchè una porcata alla luce del sole sia meglio di una nascosta, secondo me è peggio per la carica di illegalità che propaga nella società, per i precedenti che crea nella prassi istituzionale. Non so che livello di democrazia avevamo nella nostra nazione, sicuramente bassa, ma da ieri è ancora più bassa, è inutile fingere su questo. Non posso condividere un Capo dello Stato che dismette le funzioni di garanzia che la Costituzione gli riserva per vestire quelle, che non gli competono, dell'opportunità politica, non lo capisco e non lo condivido.
    In quanto alla responsabilità degli elettori, essa è ovvia, ma rimane il problema della capacità di condizionamento mediatico che esistono nelle nostre società: la gente farà anche schifo, ma il problema delle sorti stesse dell'umanità dovremmo comunque averlo smepre a cuore.
    E infine, diciamocelo chiaramente, sappiamo benissimo che se anche vincesse l'opposizione di centrosinistra, ben poco cambierebbe in questo paese, sono film già visti e rivisti.

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  6. @Ornella
    Non credo alle determinazioni genetiche, ma non c'è dubbio che esiste una cultura italica assolutamente aliena a qualunque forma di reale democrazia.

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  7. Condivido il post.

    Per ragioni storiche e culturali gli italiani non hanno il senso della democrazia. Una parte cospicua dei cittadini non sa che la democrazia rappresentativa è sì una "forma", ma che tale forma deve essere rispettata altrimenti tutto salta. Ciò è dovuto a ignoranza vera e propria - d'altra parte siamo un popolo che in buona parte non legge, non studia e non s'informa - e al desiderio infantile del "potere forte", di un papà che pensi per noi evitandoci il faticoso lavoro della partecipazione. Ma la partecipazione implica appunto impegno, capacità di riflessione, assunzione di responsabilità e un po' di cultura, quindi...

    Chi ora giustamente si lamenta per quest'ennesima porcheria che dà un altro colpo al nostro sistema democratico, viene bollato come "comunista" dai fans di Berlusconi e soci, perché la politica è vissuta dai più come una sorta di tifo da stadio: o di qua o di là, o con me o contro di me. E il tifo da stadio, si sa, è irrazionale e fanatico, perciò pericoloso.

    Siamo un popolo bambino, caratterizzato da un forte analfabetismo di ritorno, da un individualismo spinto e da una marcata superficialità. Sono impopolare scrivendo questo, ma è ciò che penso.
    Ecco perché i politici e anche il Presidente della Repubblica possono permettersi questo e altro ancora.

    Saluti e buona giornata.

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  8. Vincenzo, a me sembra che tanti, per onestà personale e per il rispetto alle istituzioni, tendano a credere che queste,onestà e rispetto, esistano per davvero e siano accettate e condivise da tutti. Non è così, c'è una larga fetta di popolo che se ne fotte di queste cose, e c'è una buona parte di classe dirigente che appartiene a quella fetta.
    Il pasticcio delle liste e il modo, arrogante se vuoi, usato per uscirne è un abuso di potere talmente evidente che chiunque può capirlo, anche chi di politica non si interessa ma che però purtroppo vota (sbagliato, dal mio punto di vista). Questo potrebbe determinare una caduta di consensi, sempre se dall'altra parte sapranno approfittarne.
    Ecco perchè è meglio una porcata alla luce del sole che una nascosta, un conto è avere dubbi sulla reale esistenza della democrazia un altro è toccare con mano che questa è una favoletta.
    Sul capo dello stato anche qui sulle tue pagine ho già detto che ci si aspetta sempre troppo dal suo ruolo, che è solo di garante e ha poteri limitati.
    Se il governo gli presenta un modo costituzionale per uscire dall'impasse che deve fare?
    E poi, ripeto, l'importante era arrivare a metterli con le spalle al muro e ad assumersi la piena responsabilità di una porcata. Dopodichè andiamo a votare e vedremo.

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  9. Come commentare, Vincenzo, questo ficcante post se non sottoscrivendolo riga per riga? Ho cercato invano precedenti di altri decreti interpretativi: nisba. Solo circolari, ad esempio, che definivano meglio la parola "impianti" adottata in un Decreto Legge... Si è detto che era necessario dar più importanza alla sostanza che non alla forma. Ma "...è proprio il rigoroso rispetto delle norme è il fondamento della democrazia", come giustamente affermi. E le norme sono sostanza, ma anche forma(lità). E il decreto ha stravolto il binomio inscindibile: hai letto il testo? È un inno al raggiro; è l'escamotage assurto a sottile cavillo legale; è il trionfo del cambio delle regole a partita aperta. Infatti "...le disposizioni si applicano anche alle operazioni e ad ogni altra attività relative alle elezioni regionali, in corso alla data di entrata in vigore del decreto". Sono davvero demoralizzata, caro amico.

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  10. @Romina
    Amara disamina la tua,e purtroppo siamo d'accordo :)

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  11. @Rouge
    Secondo me, non v'è alcuna giustificazione per il comportamento di Napolitano, come tra l'altro confermano le sue dichiarazioni.
    Come dicevo, permettere a un qualsiasi governo di interpretare il Parlamento è fuori dalla Costituzione, oltre che dalla logica, ma in maniera palese.
    Egli ha firmato perchè per lui era impensabile non dare agli elettori la possibilità di votare il PDL. Forse gli si potrebbe chiedere cosa sarebbe stato di questo diritto nell'ipotetico caso di volontario ritiro dalla competizione elettorale.
    Ti dirò di più, le responsabilità di Napolitano, nel suo ruolo di garante, sono nettamente maggiori di quelle del governo, sul cui essere di parte nessuno aveva sospetti.
    Se Napolitano non se la fosse sentita di difendere proprio le forme, cioè le regole che fanno la democrazia, avrebbe dovuto rinunciare a farsi eleggere.

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  12. @BC
    Una bruttisima pagina nella nostra storia nazionale, che purtroppo, costituendo un precedente, spalancherà la porta a più massicci interventi discrezionali. Chissà dove andremo a finire...

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  13. Cosa deve riflettere? Ha firmato, ed il suo comportamento anche passato dimostra che ancora firmerà decreti come questo....

    Brutta aria tira su questo Paese...

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  14. Sottoscrivo in pieno.
    Il terribile schiaffo alla democrazia è stato dato con il guanto della "procedura legislativa": approvazione di un decreto-legge su una questione elettorale a pochi giorni dalle elezioni regionali.
    In barba alla liceità di tali procedure (oggi il TAR del Lazio ha rimarcato l'assenza di validità di una legge che agisce su materie su cui non è direttamente competente, come le leggi elettorali regionali), un atto di forza bruta come quello del decreto-legge, ha ricevuto la ratifica del capo dello Stato. Ed è divenuto, di fatto, esecutivo.

    E la realtà che ci è stata svelata è solo questa: in questo paese l'atto più scellerato e soverchiante delle più elementari regole "del gioco" può divenire pratica realtà con il solo sostegno di governo e Presidenza della Repubblica, esautorando completamente il ruolo del Parlamento.

    Diciamo che, vista anche finora la mancata applicazione di questo decreto, non è possibile parlare di "golpe". Ma è possibile parlare di "basi create per il golpe".

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