sabato 19 dicembre 2009

IL FALLIMENTO DEL VERTICE SULL'AMBIENTE

Credo che dovremmo guardare con la dovuta attenzione alle conclusioni della conferenza di Copenaghen, in quanto esse illustrano magistralmente l’esigenza di una rivoluzione culturale verde nel mondo.

La prima lezione che l’umanità dovrebbe apprendere è che il mito della crescita inarrestabile va abbandonato. Già, l’abbandonare questo mito, l’assioma stesso su cui l’ideologia occidentale ha conquistato la quasi totalità del mondo, evidenzia come un’ideologia verde non può convivere con nessuna ideologia che le preesista. Non è cioè possibile immaginare di aggiungere o modificare le politiche dell’oggi, pensando così di fronteggiare efficacemente le problematiche ambientali che ci si pongono di fronte nella loro gravità ed urgenza. Sta proprio nel perseguire la crescita economica del proprio paese, nel rifiutare vincoli verso una maggiore disponibilità di oggetti per i propri concittadini, la motivazione del fallimento del vertice internazionale. La cosa è ancora più evidente quando la confrontiamo con la reazione degli stati nazionali all’attuale crisi finanziaria. Lì, nel giro di pochi giorni, sono state trovate risorse ingentissime, sono state violate regole sacre del libero mercato, mentre oggi non si sono individuati e apprestati i mezzi necessari per fronteggiare la crescita dell’effetto serra. In altre parole, all’altare del mito della crescita inarrestabile sono stati sacrificati decenni di demagogia liberista, svariati miliardi di dollari, come oggi si sacrifica il futuro stesso del nostro pianeta. Il motivo cioè delle decisioni rapide, durissime che l’anno scorso governi di tutto il mondo hanno assunto è lo stesso delle mancate decisioni al vertice di Copenaghen: l’esigenza di garantire la crescita illimitata, quanto meno per la propria nazione.

Dobbiamo quindi imparare a vivere consumando meno energia “pro capite”, disponendo di un numero minore di oggetti, liberando nell’ambiente una massa minore di rifiuti.

So che esiste una tesi che potrei chiamare “scientista”, quella per cui non bisogna porsi il problema delle conseguenze future di certe politiche dell’oggi, perché gli sviluppi scientifico-tecnologici predisporranno le soluzioni adeguate. Naturalemente, ognuno ha diritto di credere ciò che vuole, ma il riporre la garanzia della sopravvivenza dell’umanità su sviluppi futuri e a tuttoggi imprevedibili del progresso scientifico è pura fede, allo stesso modo delle religioni e delle superstizioni.

Se quindi la complessa strategia che l’umanità deve mettere in atto per mantenere il nostro pianeta a noi ospitale richiede anche un contenimento nel livello di disponibilità di oggetti a nostra disposizione, chi potrà convincere l’umanità ad una riconversione nei propri modi di vita, che oggi vengono vissuti come un sacrificio? Com’è possibile riconvertire gli stili di vita in tutto il mondo, se questa riconversione viene vissuta come un obbligo? Sembrerebbe che ciò sia possibile solo attraverso modalità autoritarie: un gruppo illuminato di despoti dovrebbe obbligare le popolazioni a rinunciare ad oggetti e consumi fino al giorno precedente considerati indispensabili.

La via alternativa, che è quella che io propongo è quella della convinzione. Anche in questo caso, avremmo bisogno di un gruppo di persone illuminate, ma questi dovrebbero piuttosto indurre un processo di educazione, mostrando appunto come la nostra natura ci abbia resi adattabili all’ambiente, e come nello stesso tempo c’inganni, facendoci credere di avere bisogno di cose in realtà superflue.

Il libro che ho scritto mostra appunto come non solo sia possibile vivere senza disporre di tanti oggetti che l’ideologia dominante ci fa ritenere assolutamente indispensabili, ma come anzi liberarci di tanti di tali oggetti ci permetta di avvicinarci alla nostra natura, a vivere cioè non felicemente, una parola che ritengo fondamentalmente ambigua e che porta a fraintendimenti, ma a vivere pienamente, a bere sino in fondo il calice che la natura ci porge, questa nostra breve esistenza apparentemente individuale.

27 commenti:

  1. Come non condividere ciò che hai detto?! Ma, allo stesso tempo, come pensare di riuscire ad educare la gente alla rinuncia di superflui beni di consumo, quando il nostro premier invita in continuazione a non limitare i consumi, a non indietreggiare riguardo al nostro stile di vita perchè solo così si esce dalla crisi economica che ci attanaglia?

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  2. Il vertice non l'ho seguito per niente.E credo di aver fatto bene!Non ho intenzione di farmi prendere in giro, da personaggi che sono accorsi solo per passare allegramente giorni insieme e pensare al cerimoniale.

    Che molti degli oggetti di cui disponiamo oggi non siano necessari è verissimo.Altrimenti come mai le generazioni scorse sono sopravvissute tranquillamente senza???
    E' solo il mercato che crea l'illusione di indispensabilità.

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  3. Anch'io non ho seguito niente: non volevo illudermi e non volevo mangiarmi il fegato. Niente di nuovo sotto il sole, tutto maledettamente prevedibile. Questi summit vertici e convegni fanno solo del gran bla bla e poi finiscono sempre in un bel buco nell'acqua. (così, tanto per far compagnia al buco dell'ozono)
    Non sono completamente d'accordo con Ornella: non diamo sempre la colpa al governo ladro, se piove. Penso che in questi temi la responsabilità sia soprattutto individuale: la gente non affolla i centri commerciali per compiacere mister Berlu, ma per riempire il carrello, per compensare con una bella e rassicurante scorta di avere lo smarrimento dell'essere.

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  4. Sono totalmente d'accordo con le tue considerazioni, Vincenzo.
    Il filosofo tedesco Jonas, quello del "principio-responsabilità", aveva ipotizzato una via "autoritaria" al fine di "risparmiare il pianeta" per le future generazioni.
    Preferisco pensare, come te, che sia percorribile una via "autorevole" ed illuminata - che ritengo debba essere supportata dalla prassi del "partire da sé".
    Il nodo sta tutto in quell'uscire da tale sé (che è comunque illusorio), per condividere, educare, farsi educare.

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  5. @Ornella
    Credo anch'io che un problema come questo travalica le piccole meschinerie della nostra politica nazionale. Si tratta di cambiare il punto di vista complessivo con cui guardare alla realtà che ci circonda, proprio perchè per convincere, bisogna che la gente non la viva come una privazione, quasi una espiazione dell'umanità, ma anzi come ciò che ci permette di realizzarci più compiutamente.

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  6. @Guernica
    E' proprio come dici tu. Siamo inevitabilmente prigionieri delle nostre abitudini, della cultura in cui viviamo, dell'esempio di chi ci circonda. L'esempio storico di chi ci ha preceduto è effettivamente la via più evidente ed immediata per riconoscere quanto al contrario l'uomo sia una creatura adattabile.

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  7. @Fuma
    Io non voglio però colpevolizzare nessuno: siamo figli del nostro tempo, nè potrebbe essere diversamente. Dico però che cambiare è possibile,e forse non è neanche così difficile come immaginiamo.

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  8. @Md
    Io credo comunque che il momento organizzativo non possa essere eliminato: credo anzi che sia fondamentale. Non credo al capitalismo, ma credo ormai che esso si basi su fondamenti biologici forti, che portano a un suo spontaneo prevalere.

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  9. Le conclusioni del vertice di Copenhagen sono la limpida dimostrazione dell'inutilità di tali vertici. Non certo in qualità di vertici finalizzati ad accordi internazionali per lo "sviluppo sostenibile", ma proprio in virtù della natura dei protagonisti chiamati a prendere decisioni in questo senso.
    Paesi che hanno basato la propria intera logica di sviluppo sulla sovrapproduzione sistematica e sulla logica del mercato libero senza lacci, non potranno mai offrire soluzioni realmente efficaci contro il problema della guerra all'ambiente, dichiarata dai paesi europei, nordamericani e (in particolar modo) da quelli "in via di sviluppo".

    Senza un reale sovvertimento delle logiche che stanno alla base dei processi economici e produttivi, ogni accordo finirebbe per essere una blanda presa in giro (come è stato in questo caso o in un certo senso anche con il vertice di Kyoto) o l'approvazione di impegni insostenibili nella situazione attuale.

    Il giorno in cui si firmerà un accordo per una reale salvaguardia ambientale, sarà lo stesso giorno in cui avremo stravolto l'impianto complessivo della produzione. E sarà il giorno più importante per l'intera umanità, perché mai come nel caso della problematica "energetico-ambientale" ha corso un rischio mortale così universale.

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  10. Non ho seguito il vertice perchè era secondo me prevedibile che non si possono bloccare sul nascere le nuove potenze economiche che fino a pochi decenni fa soffrivano la fame ( Cina e India) che sono poi, a detta di molti, quelle che inquinano maggiormente.
    Tuttavia condivido pienamente quello che tu hai espresso in questo post che, per la verità mi risulta più chiaro e condivisibile di quanto hai scritto invece nel libro.
    Risparmiare energia si può, basta costruire i nuovi edifici, o adattare quelli che ci sono,secondo i canoni del risparmio energetico.
    Abbandonare le fonti energetiche inquinanti e sostituirle con quelle alternative che non sono solo i pannelli solari o le pale eoliche che oltretutto inquinano visivamente il paesaggio.Sono allo studio molte altre fonti energetiche realizzabili, se solo si volesse.
    Bisognerebbe intensificare gli studi di fattibilità relativa all'utilizzo di queste fonti energetiche.
    L'uomo può benissimo fare a meno di tanti oggetti inutili,si potrebbero ridurre gli imballaggi che producono notevole quantità di rifiuti.
    E' tutto così semplice ,a parole, ma nei fatti il dio denaro produce sempre più accoliti.
    Tu dici
    "come la nostra natura ci abbia resi adattabili all’ambiente, e come nello stesso tempo c’inganni, facendoci credere di avere bisogno di cose in realtà superflue".
    Secondo me non è la nostra natura che ci inganna, ma è la pubblicità di merci sempre nuove e diverse che ci inculca falsi bisogni, per incrementare il mercato,per far crescere il PIL all'infinito. E' chiaro che questo sistema è diventato insostenibile ( e anche, oserei dire, immorale)
    Ma qual'è l'alternativa, che pure è necessaria, a questo sistema?
    Consumare di meno per me non significa tornare indietro, come alcuni sostengono.Secondo me bisognerebbe riscoprire quella grande dote che abbiamo, la manualità, ritornare all'artigianato che produce secondo i reali bisogni e poi un po' di FAIDATE non guasterebbe,anzi, è più rilassante e gratificante vedere e toccare con mano l'oggetto del proprio lavoro.
    Oggi il lavoro è spersonalizzato:la maggior parte delle persone ambisce a trascorrere il proprio tempo seduto a una scrivania, davanti a un computer.Non mi sembra il massimo che si possa desiderare.
    "Senza un reale sovvertimento delle logiche che stanno alla base dei processi economici e produttivi- scrive Alessandro Tauro- ogni accordo finirebbe per essere una blanda presa in giro (come è stato in questo caso o in un certo senso anche con il vertice di Kyoto) o l'approvazione di impegni insostenibili nella situazione attuale."
    Ci vuole una vera rivoluzione verde,perchè dalle parole bisognerà passare subito ai fatti perchè si è perso già troppo tempo.
    L'educazione in questo senso a scuola la facciamo, ma non basta se non si coinvolgono le famiglie e le istituzioni.
    Come si fa a smontare di punto in bianco l'intero sistema? vorrei tanto saperlo.
    Scusa se mi sono dilungata, ma è un argomento che mi tocca.

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  11. @Alessandro
    Dobbiamo proprio abbandonare la pia illusione di iscrivere il problema ambientale tra gli altri: il problema ambientale è "il problema" dell'umanità, che non potrà essere risolto con qualche aggiustamento all'ordine politico, economico e sociale del mondo. Purtroppo le meschine mire di potere di governanti e potenti di tutto il mondo rinvieranno una piena presa di coscienza dell'abisso su cui siamo sospesi, probabilmente fino al momento in cui intervenire si potrebbe rivelare troppo tardi.

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  12. @Paola
    Ti ringrazio del tuo dettagliato intervento che mi permette di meglio chiarire alcuni aspetti.
    Non ho insistito sugli interventi sulle fonti energetiche sostenibili, perchè ritengo che comunque non basteranno a sostenere l'attuale livello di consumi e che quindi una politica di risparmio sia comunque indispensabile.
    Tu dici che è la pubblicità ha sollecitare maggiori consumi, e naturalmente concordo con te. Il punto però è su cosa mai si basa la stessa pubblicità per avere successo. Nel libro affronto appunto la questione delle basi biologiche del capitalismo, che ne spiegano il successo. Argomento appunto come la necessità di garantire la sopravvivenza in condizioni ambientali ostili, se trasposta tale e quale in un ambiente tecnologicamente sviluppato, può avere effetti devastanti. La natura ci inganna per salvarci, ma lo sviluppo tecnologico trasforma l'effetto di determinati stratagemmi biologici.
    Insomma, per dare a una nuova politica che chiamo verde basi solide, nel libro affronto problemi filosofici ed antropologici. Il capitoletto intitolato "Bisogni e desideri", di cui confesso di essere fiero, esprime alcune tesi che mi paiono del tutto originali, e soprattutto fondamentali per potere parlare di una rivoluzione verde. Senza un tale presupposto antropologico, il resto risulterebbe semplicemente un discorso di buone intenzioni e di pii intenti.
    Per quanto riguarda poi la praticabilità politica, bisogna a mio parere partire da un'avanguardia, in grado da una parte di sperimentare modelli di vita alternativi, dall'altra di intervenire nella cultura soprattutto attraverso l'educazione dlele nuove generazioni.

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  13. Ma io ho letto il tuo libro!
    Mi risulta che c'è già gente che sta sperimentando modelli di vita alternativi, gente che ha lasciato un lavoro ben remunerato per andare a vivere dei prodotti della terra che coltiva o per svolgere un ben più soddisfacente lavoro manuale anzichè stare ore e ore davanti al computer, e penso che questo genere di persone sia destinato gradualmente ad aumentare.

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  14. Carissimo, bel post, belle considerazioni,bella la conclusione,ma...c'è un ma.
    E il "ma" siamo noi.
    L'uomo è purtroppo portato ad accumulare, non essere generoso, oculato, lungimirante e solidale; il "problema" siamo noi.
    I paesi in via di sviluppo ( India e Cina) vogliono arrivare al livello di quelli industrializzati e capitalizzati, quelli capitalizzati non vogliono perdere il "dominio" di economie e di sfruttamento nell'accumulo insensato del superfluo che definiscono progresso ed è un cane che si morde la coda,come è sempre stato.
    I contadini volevano diventare vassalli, i vassalli volevano il castello, i castellani volevano i terrirtori del Re e il Re voleva tutto:questo siamo.
    La soluzione sarebbe il cambiamento dei valori e la gerarchia delle necessità, e adesso che non c'è l'ignoranza a giustificare gli errori non c'è scusante; la scienza che ha dato le soluzioni non è ascoltata perchè il sistema petrolifero domina e non lascia spazio a nessuno ( si guadagna trooooppo per lasciar perdere...)
    Vuoi il mio parere? Solo quando saremo all'asciutto di tutto allora l'Uomo può capire quelo che ci può guadagnare, spero solo che la Natura ce lo permetta prima dell'estinzione, che senza dubbio è quella a cui andiamo incontro.
    Der resto le risorse del Pianeta non possono sostenere la pressione che è di questi due ultimi secoli ( dalla macchina a vapore ad oggi)ed è un fatto
    La speranza? Solo nel far capire alle nuove generazioni che siamo ospiti e che dobbiamo rispettare le regole del gioco, non sovvertirle.
    E soprattutto ricordarsi che la vera ricchezza è dentro di noi , non fuori.
    Si salvi la medicina, le comunicazioni, l'agricoltura e la cultura, il resto credo sia di più.
    Io cerco nel mio piccolo di farlo e di insegnarlo ai miei piccoli, perlomeno ci provo.
    Un abbraccio e buona domenica.

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  15. @Paola
    E' vero che tu l'hai letto, come anche altri bloggers, ma nessuno di voi ha mai fatto riferimento a questo capitoletto, che ritengo fondamentale, così non mi p rimasto che parlarne io stesso :-D
    Sulle esperienze di vita in qualche misura alternative, le persone coinvolte hanno naturalmente tutta la mia ammirazione. Ciononostante, ritengo che sia indispensabile sapere fornire un adeguato supporto teorico perchè tali esperienze possano tradursi in progetto politico. Bisogna cioè saper coniugare capacità di elaborazione con sperimentazione.

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  16. @Luce
    L'uomo ce la potrebbe fare, ma ci sono troppe incrostazioni di potere, difficili da eliminare.
    Devo però dire che non credo che sia possibile concentrare gli sforzi tecnologici in specifici settori. Si tratta piuttosto di avere obiettivi specifici, che non possono che essere trasversali alle diverse scienze. E' più una questione del modo piuttosto che del cosa.

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  17. se attraversi lo stretto Necessario, ti ritrovi nel mare del Superfluo

    buon tutto! mirco

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  18. Ottimo Blog.. complimenti
    Gli argomenti che tu tratti sono vitali
    Mi piacerebbe fare uno scambio di link se tiva, con il mio www.francescogreco.splinder.com

    Ciao e Buon Natale
    Francesco

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  19. :)
    Oggi depongo la vena polemica verso il mondo politico, dei Grandi della terra (ma grandi di cosa?), dei vertici... e ti aguro buone feste!

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  20. @Francesco
    Grazie, verrò a dare un'occhiata!

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  21. @Guernica
    Grazie, è carino da parte tua: ricambio sinceramente!

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  22. CoppeTa Giuseppe28/12/09, 21:39

    Salve, e se qualcuno avesse avuto un'idea su come produrre energia elettrica alternativa e alternativa ad impianti solari fotovoltaici e eolici, a costo zero e a zero impatto ambientale.......logicamente brevettandone il procedimento, cosa accadrebbe? Aspettando l'anno prossimo Auguri di Buone Feste e Buon Anno da Giuseppe CoppeTa

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  23. eventualmente: giuseppecoppeta@inwind.it

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  24. @Coppeta
    Mi pare di dovere considerare il tuo contributo come un avviso pubblicitario: ti pregherei di astenerti in futuro dall'usare questi spazi in maniera impropria. Grazie :)

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  25. ha ha ha =) (y)

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  26. Egregio Dottore,
    mi dispiace che lei la pensi cosi anche perche' se bastasse una semplice uscita in un blog per pubblicizzare quanto da me "ipotizzato" sarebbe molto riduttivo. cmq il mio intervento voleva dare un contributo a quanto da lei qui scritto (mi dispisce ma non ho ancora letto il suo libro)
    e dare un contributo all'aut aut su quanto deciso dai Grandi della Terra nella conferenza di Copenaghen. Tanto egregio dottore, vi e' un detto che cita: ai voglia di pulire la faccia all'asino sempre asino rimane. e i Politici nostri ed Internazionali, sempre tali resteranno in quanto pensano all'interesse di chi fornisce loro interessi. Ho visitato il suo blog attraverso motori di ricerca sull'ambiente e ecologia e non per fare pubblicita' ma poi pubblicita' a che cosa. Resto a disposizione di tutti quelli come lei che amano questo Pianeta e gli tutti gli esseri viventi e cmq a tutti voi un grazie di esistere e poi perche' no un po di pubblicita' in questi casi non guasta mai,mi troverete qui: http://www.anzio.net/forum/forum_posts.asp?TID=134

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