lunedì 19 gennaio 2009

I PUNTI DELL'IDEOLOGIA VERDE
Ecco l'elenco dei punti che concorrono alla formulazione dell'ideologia verde, che avevo introdotto nei precedenti interventi:

- l'uomo è innanzitutto un essere biologico, adattabile all'ambiente in cui vive

- è una pura finzione linguistica considerare il corpo e l'anima come due entità separate: essi sono solo due differenti aspetti di un'unica indivisibile entità "uomo"

- il linguaggio è solo una forma di vita

- dobbiamo accettare i nostri limiti appunto biologici e il fatto che viviamo in un mondo che, proprio perchè non creato da noi stessi, risulta in fondo misterioso

- dobbiamo vivere in armonia con la natura, di cui siamo parte, e l'antropizzazione che inevitabilmente discende dalla cultura e dalla tecnologia, deve essere compatibile e sostenibile, cioè non deve introdurre variazioni nell'ambiente, tali da comprometterne gli equilibri fondamentali in maniera significativa

- ipotizzare che il mondo sia popolato da esseri liberi e razionali chiamati "uomini" è privo di qualsiasi fondamento

- la libertà individuale è filosoficamente pressocchè insostenibile, e l'uomo è un essere essenzialmente conformista, a cui la necessità di scegliere genera mediamente angoscia

- sostenere che gli uomini siano eguali genera soltanto malintesi perchè, nello sforzo di ricordarci la comune appartenenza alla specie umana, tende inevitabilmente a sottostimare le differenze individuali

- delle tre parole d'ordine della rivoluzione francese, in realtà, basta sostenerne una soltanto, quella tra l'altro più negletta, la fraternità, che ben esprime la similarità tra appartenenti alla stessa specie e la solidarietà di fondo che deve esistere tra gli uomini, senza indurre nel contempo a minizzare le differenze individuali

- avere desideri, come l'aspetto sperimentabile dei nostri bisogni, è un aspetto assolutamente fisiologico del modo di essere degli esseri biologici, e pertanto non comporta di per sè la necessità del loro soddisfacimento. Conseguentemente, il perseguire il sogno di una società privata dei bisogni, comune alle teorie capitaliste, socialiste ed anarchiche, va considerato come un gravissimo errore

- assumere che il fine fondamentale che una società debba perseguire sia il massimo prolungamento della vita umana è privo di qualsiasi fondamento: è soltanto la traduzione dell'istinto di sopravvivenza individuale in norme collettive, a volte, paradossalmente, contro la volontà individuale consapevolmente espressa

- è necessario definire quali siano gli interessi collettivi, senza confonderli con gli interessi individuali numericamente prevalenti, come invece è implicito nel principio politico del consenso maggioritario.

Tale elenco di principi compare nel libro nell'ultimo capitolo, e quindi, seppure non ci sia alcuna pretesa di averne dimostrato la validità, essi risultano comunque lungamente argomentati nei capitoli precedenti. Naturalmente, argomentarli qui corrisponderebbe a riscrivere il libro. Non posso quindi che raccomandare la lettura del testo, anche se proverò in successivi interventi ad avanzare qualche concisa argomentazione su quelli che possano risultare più controversi.
A risentirci presto.

3 commenti:

  1. Buonasera, anzi, buonanotte - considerata l'ora tardissima - Vincenzo.
    In primo luogo ti ringrazio perché ho visto che sei tra i "seguaci" del mio blog e, dato che sei una persona colta e intelligente, questo mi rende onore. Ti confesso, in tutta la mia ignoranza, che la filosofia, pur non avendola mai studiata, mi ha sempre affascinato. Anche se, tutte le volte che mi sono cimentato in letture di questo genere, ne sono uscito quasi sempre sconvolto e più confuso di prima. Come se, chi fa della filosofia, volesse rendere più complicato e impenetrabile ciò che invece è immediatamente perspicuo. O è solo una mia personale interpretazione? Vorrà dire che leggendoti - e magari se ne avrò bisogno ti chiederò spiegazioni - questa sarà la volta buona che imparo qualcosa. E per dimostrarti che quello che dici mi interessa, anch'io mi sono iscritto al tuo blog ed ho iniziato a leggerlo.
    A presto e buon lavoro, Francesco

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  2. Caro Francesco,
    grazie del tuo interessamento. Per quanto mi riguarda, sono finito casualmente sul tuo blog, e l'ho trovato divertente. Ho molta considerazione per l'umorismo, per la capacità di prendere la vita con una certa ironia, e faccio del mio meglio appunto per praticarla. Conosco però i miei limiti, e nutro ammirazione per chi è più bravo di me.
    Sai che quello che tu dici della filosofia è stato detto da un filosofo, anzi da uno che viene considerato uno dei sommi filosofi del novecento? Niente meno che Wittgenstein, che, tra l'altro cito ripetutamente nel mio libro.
    Io la penso come lui se guardo allo sviluppo storico della filosofia, ma poi penso a come la lettura di alcuni filosofi, compreso lo stesso Wittgenstein, mi abbia cambiato la vita, e allora dico che forse c'è spazio per un'altra filosofia, una filosofia che non voglia giocare con le parole, rendendo appunto, come acutamente osservi tu, più complicato quello che magari nella nostra vita quotidiana è semplice e ovvio.
    Il fatto è che, a volte invece, la filosofia ci può mettere in guardia da false certezze.
    Io aspirerei ad usare la filosofia per cambiare il mondo: sì, alle soglie dei sessanta anni, ancora ho di queste ambizioni. Ho fatto, a suo tempo, il sessantotto, e ancora non mi voglio chetare. Sono cambiato nelle mie opinioni politiche, sono cambiato dal punto di vista di mille aspetti del mio comportamento, ma, in fondo, non ho ancora messo la testa a partito, e ne sono persino fiero!
    A risentirci presto, Enzo

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  3. Buona sera Vincenzo, mi scuso innanzitutto per il mio ritardo nel restituirti la visita, e ti ringrazio delle parole di apprezzamento che mi hai riservato.
    Ho letto con attenzione il primo post e dato una scorsa veloce agli altri, mi riprometto di ripassare con più tempo a disposizione. :-)
    Ladyoscar

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