Alcune considerazioni sui risultati elettorali a urne ancora calde, potremmo dire. Il risultato più evidente mi pare sia quella del mancato insuccesso del PDL. I dati sull’astensione facevano ben sperare, ma purtroppo evidentemente c’è stata una percentuale ampia di astensionismo da parte dell’elettorato di sinistra. Onestamente, non me la sento di dare addosso a chi non ritenendosi rappresentato dai partiti all’opposizione, abbia poi finito per preferire astenersi. La mia delusione sta piuttosto nella mancata astensione massiccia a destra: evidentemente, non è ancora venuto il tempo della fine della love story tra il signor B. e una fetta consistente dei nostri concittadini. E’ chiaro che finchè ci saranno strati così ampi di popolazione che si sentono rappresentati da tale personaggio, non c’è possibilità di estrometterlo a meno di avere un’opposizione ben diversa, ben più qualificata di quella esistente. Il paradosso di chi da’ del traditore a chi non vota qualcuno, purchè sia contro Berlusconi, è di garantire in definitiva allo stesso signor B. un successo imperituro. Il dramma che qualcuno non riesce proprio a comprendere è che, proprio perché i consensi al signor B. non riescono a crollare, bisogna avere un’opposizione efficientissima, di ottimo livello qualitativo. Epperò, come si potrà mai sostituire l’attuale opposizione dequalificata se non rifiutandosi di votarla?
Secondo dato incontrovertibile mi pare il successo indubbio della Lega, che sicuramente riflette e determina nello stesso tempo un distacco della parte continentale del nostro paese rispetto alle parti peninsulari e isolane. Non si tratta più di un fenomeno che si possa considerare temporaneo, una certa situazione socioculturale circa un ventennio fa ha favorito il sorgere del fenomeno leghista, e da lì si è determinata una svolta rispetto alla tradizione di sinistra ed operaista che era andata avanti fino ad allora, trovando proprio nel nord-ovest uno dei luoghi più favorevoli. Ciò che io noto, e l’esperienza di questo blog me lo conferma, è un distacco anche antropologico del nord dal resto del paese. Mi pare che anche l’Italiano di sinistra del Nord sia in qualche misura differente dall’Italiano di sinistra del centro-sud, e lo dico con grande preoccupazione.
Altre evidenze sono date dai macroscopici errori nelle scelte dei candidati del PD e talvolta anche dei suoi alleati. Il caso più clamoroso è quello della Campania con la candidatura per certi versi del tutto incomprensibile di De Luca. Un candidato abbastanza mediocre quale Caldoro, ma per quanto se ne sappia non implicato in fatti di camorra, ha vinto a man bassa contro un candidato del centro-sinistra così chiacchierato. Ora, sarebbe interessante chiedere sia a Di Pietro che a Vendola quale sia stata la ragione per accettare ciò che in altre regioni è stato rifiutato, l’adesione a un’alleanza così male guidata.
Sicuramente l’evento più favorevole per la sinistra è la conferma di Vendola a governatore della Puglia. Nel quadro di una sconfitta strategica del PD, o meglio di suoi dirigenti storici, che non hanno saputo scegliere le strategie corrette, le persone giuste, ed anche in assenza di contenuti politici condivisibili, valga per tutti il caso del Piemonte, con destra e sinistra a favore della TAV, il ruolo che potrebbe svolgere Vendola potrebbe rivelarsi centrale per tutta la sinistra. Analogamente, il chiaro atteggiamento di distinzione e di manifesta ostilità di De Magistris verso la scelta dell’IDV a favore di De Luca, potrebbe rilanciarne la figura, e non è fantapolitica prevedere un avvicinamento e una collaborazione tra i due. Qui , bisognerebbe capire se Vendola in particolare punti a conquistare il PD, ovvero se si orienta a costituire una forza di sinistra credibile aggregando attorno a sé e forse De Magistris un nuovo schieramento.
Sono dicevo riflessioni a caldo, ci torneremo.