giovedì 28 novembre 2013

LE PAURE DI NAPOLITANO

Sì, lo so, oggi si dovrebbe parlare della destituzione di Berlusconi. 
L'atto è stato compiuto in omaggio alla legalità, e sarebbe il caso ora di parlare d'altro, sono quattro mesi che tutta la stampa è rimasta impigliata su questo tema e spero, ma ho difficoltà a crederlo, che si parli delle cose davvero importanti.
Proprio oggi, nel giorno in cui uno dei protagonisti della politica italiana subisce un danno notevole, in cui quindi sembra rifulgere più che mai la figura di napolitano, vorrei avanzare alcuni elementi di riflessionesulla reale solidità dell'alaleanza riunita attorno al capo dello stato...

Apparentemente, Napolitano inizia a provare paura per le possibili reazioni alle sue iniziative.
Napolitano è colui che comanda, è colui che, senza curarsi dei limiti costituzionali al suo ruolo, ha deciso consapevolmente e senza tentennamenti, di attribuirsi un ruolo squisitamente politico, quindi di parte, e di farsi artefice del processo di revisione costituzionale, quando la costituzione gli attribuisce al contrario il ruolo di garante e difensore della stessa costituzione.
La costituzione non può essere oggetto di revisione, può sì essere modificata, ma secondo una procedura che prevede appunto che le modifiche siano puntuali.
La differenza è evidente a tutti, tranne ai costituzionalisti compiacenti, e purtroppo sono la maggioranza. Se un parlamentare è convinto che ci sia uno specifico articolo, o anche uno specifico comma che va modificato, deposita la richiesta di modifica.
Intraprendere invece un processo di revisione, è come riscriverla, cioè darsi l'autorità di analizzarla partendo dal presupposto che ciascuna norma vada sottoposta a una conferma. Non è così, le costituzioni non vanno periodicamente revisionate come le automobili, il pregiudizio deve essere che vada tutto bene. Solo in presenza di evidenze di uno specifico difetto, si può intervenire sul testo costituzionale.
In questo senso, tutto questo processo costituzionale ha profili golpisti, perchè non bastano neanche quattro voti parlamentari per rendere lecita una procedura che la costituzione non prevede, e quindi stiamo intraprendendo una revisione costituzionale che è anticostituzionale.
La revisione costituzionale, è ormai chiaro, non nasce da esigenze effettive. Il bicameralismo pefetto, la consistenza numerica delle camere possono essere modificate senza bisogno di istituire una anticostituzionale commissione ad hoc, bastava seguire le procedure esplicitamente prevista dall'articolo 138. Dietro queste misure che sono quelle che i costituzionali yesmen citano sempre, segue una profonda revisione che praticamente ci priverà della nostra amata costituzione venuta fuori dalla guerra della liberazione.
Le ragioni della revisione costituzionale sono di natura internazionale, è richiesta dall'esigenza di consentire senza ostacoli di sorta il processo di globalizzazione finanziaria di impronta liberista.Di tutto ciò, si hanno ormai evidenze di ogni tipo, e solo chi vuole, può davvero credere che si tratti di di far fronte a specifiche esigenze a favore del nostro paese. Tutto ciò al contrario si iscrive nel processo progressivo di cancellazione delle sovranità nazionali a favore di quei soggetti che per la forza finanziaria, sono in grado di controllare il mondo intero senza dovere fare i conti con governi democraticamente eletti.

In tutto questo processo di dimensioni così epocali e globali, si vanno inserendo dei granellini di sabbia che potrebbero impedire che si arrivi a questi obiettivi di ridimensionamento di poteri democratici nazionali. Man mano che diventa sempre più palese l'interventismo politico di Napolitano, che i riflettori si rivolgono alla sua figura non più come arbitro, ma come protagonista, la sua popolarità va decrescendo, e quando questi processi partono, non si può sapere dove si fermeranno.
Cresce quindi parallelamente la paura di Napolitano di non riuscire nel suo intento e forse di doverne pagare le conseguenze a livello personale.

La cartina al tornasole di queste paure mi pare si manifesti chiaramente nella vicenda del processo alle trattative tra mafia e stato nei primi anni novanta.
Quando il suo collaboratore D'Ambrosio si suicidò, Napolitano intervenne pesantemente, con toni che non gli sono consueti, attribuendo una sorta di responsabilità morale a coloro che lo avevano coinvolto nell'inchiesta, malgrado D'Ambrosio in realtà sembrava prendersela con chi l'aveva utilizzato per fini propri lasciando a lui la responsabilità degli atti compiuti. In italiano, mi sembra che ciò significa confermare il proprio coinvolgimento, giustificandolo come compiuto in nome di qualcunaltro che doveva rimanere dietro le quinte. 
In ogni caso, il fatto stesso di intervenire così pesantemente, implica che Napolitano sapesse bene di cosa si parlava. Scagionare qualcuno, implica conoscere come si sono svolte le cose, in maniera simmetrica a quando invece si accusa. 
Non solo, successivamente, Napolitano aveva dato piena disponibilità a farsi interrogare per riferire tutto ciò che sapeva sull'argomento. 
Pochi giorni fa, il colpo di scena, egli invia una lettera in cui sostiene la tesi che egli non sa nulla e quindi invita la corte a rivedere la decisione di sentirlo.
Nel corso del tempo, assistiamo così a un netto cambiamento nell'atteggiamento di Napolitano, dal ruolo di "j'accuse", a quello di disponibilità a collaborare, ed infine al tirarsi fuori come se egli avesse con D'Ambrosio un rapporto analogo a quello che ha con l'occasionale incontro con un qualsiasi cittadino di questa repubblica. 

Tutto ciò è un altro dei sintomi significativi di un'epoca che si sta chiudendo, di un intero sistema politico che cede, dopo i berlusconiani sarà il turno degli antiberlusconiani, e infine del fortino della politica che pretende di governare anche senza voti. 
I prossimi mesi ci riserveranno grandi novità.

3 commenti:

  1. Eh lorenzo, non basta essere assertivi per avere ragione.
    La distinzione tra modifica puntuale e revisione non solo è logica, ma è doverosa.
    Chiedere una o più modifiche puntuali, significa averte constatato alcuni specifici difetti. Esempi significativi potrebbero essere costituiti dalle funzioni ora coincidenti delle due camere, o anche la loro consistenza numerica. Si tratta di modifiche ben circostanziate che intendono rispondere a specifiche esigenze, a malfunzionamenti sperimentamente verificati ed a cui si pensa di far fronte con nuove norme costituzionali.
    Tutt'altra cosa è accingersi ad un percorso di revisione.
    Qui, infatti, non si attribuiscono specifiche manchevolezze, difetti al testo costituzionale, si da' un giudizio nello steso tempo generico e definitivo sulla costituzione. Io posso invocare la revisione solo se ammetto che la costituzione non va più. Tuttavia, se si ritiene che l'attuale costituzione non va più nella sua interezza, bisogna allora costruirne una tutta nuova e passare a un nuovo tipo di entità statale, un nuovo ordinamento, e un testo nuovo di zecca. Insomma, bisogna fare un colpo di stato, meno di tanto non consente di imboccare la strada della revisione, pretendere di stare dentro la costituzione, e pretendere contemporaneamente di revisionarla, non è possibile, è, questo sì, intrinsecamente illogico.

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  2. Allora, proviamo a vedere se segui il mio ragionamento prendendo come esempio il nostro corpo.
    Tu hai notizia di qualcuno che vada in clinica medica per vedere quali pezzi del suo corpo puoi mantenere e quali devi sostituire, oppure vai a denunciare uno o più specifici sintomi? Mi pare che si faccia la seconda cosa, e perchè? Perchè parti dal presupposto ovvio che vuoi il tuo corpo, perchè il tuo corpo sei tu, è parte della tua identità, e sei disponibile a cambiare solo ciò verso cui percepisci un fastidio, un problema specifico.
    Per la costituzione è lo stesso decidere di sottoporla a revisione consiste nel rifiutarla, è tutt'uno. Tu pensi che sia golpista rovesciare il governo costituito secondo le regole istituzionali, Apparentemente, però, non riesci a capire che ciò che non va non è il rovesciamento del governo, lo si fa continuamente nei regimi democratici, ma la violazione delle norme, è questo che è golpista. E cosa ci può essere di più golpista che attentare alla costituzione sottoponendola a un non meglio precisato processo di revisione?
    Rifletti ancora sul fatto che questa maggioranza parlamentare ha ritenuto di dovere cambiare le procedure previste dall'articolo 138 della stessa costituzione: secondo te, se si trattava dfi un normale processo di modifica, l'avrebbero fatto? In sostanza, essi stessi, imponendo una differente procedura, stanno confessando di muoversi già fuori dalla costituzione, per costoro la costituzione già non esiste più, anche se certamentene ne terranno la maggior parte, ne altereranno così profondamente lo spirito che saremo in un altro tipo di ordinamento statale.
    Io comunque confido sul fatto che non ci riusciranno.

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  3. Appunto, si chiama checkup, ed è un nome che magari a qulcuno come te suona come chissà che procedura preziosa (da riccio), ma si tratta soltanto di svolgere un certo numero di analisi diagnostiche. Non mi pare che si parlava di questo, mi pare che ti distrai un po' troppo.
    I trapianti sono già oggi possibili, ma nessuno si sostituisce il fegato solo perchè non funziona al meglio, lo sostituisce solo quando esso è talmente danneggiato da risultare incompatibile con la vita.
    Continui a non volere capire che chi intraprende un percorso di revisione, sta dicendo che nel complesso la costituzione non funziona, e quindi non cerca più cosa non va, ma ciò che invece va bene, che a questo punto risulta l'eccezione da salvare.

    Ancora, la democrazia in cosa differisce da una dittatura? Nel fatto che si stabiliscono delle regole, innanzitutto delle regole costituzionali valide erga omnes, senza quindi che nessuno possa sottrarsi al loro rispetto. Il vero sovrano nelle democrazie sono le norme, le regole, e quindi il massimo di violazione è quella di violazione delle norme. Non importa se dico che il governo è ladro, se dico che il parlamento è fatto da parassiti, ne ho pieno diritto, ma non posso violare le norme. Strano che ti manchino questi semplici fondamenti.

    Dopo la seconda guerra mondiale, forse ti è sfuggito, ma è stato fondato un nuovo stato, e certamente che per un fascista o forse anche per un monarchico tutto questo era dal suo punto di vista un golpe, non v'è alcun dubbio in proposito.
    Ebbene, anche oggi, se qualcuno dice di volere cambiare la costituzione, non specifiche norme, ma la costituzione intesa come corpo complessivo, fa un'azione golpista, senza che questo in sè significhi qualcosa di diabolico, i sistemi politici possono cambiare, e si può anche tornare ad una dittatura. Tuttavia, sarebbe bene che non dimenticassi che la costituzione è figlia del sangue versato dai partigiani, e qualcuno potrebbe dire che se vogliono cambiarla devono passare sul suo corpo, così ci sarà quel versamento di sangue che motiva il cambio di stato.

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