lunedì 30 gennaio 2012

CONTRO LA CONFUSIONE POLITICA


Grande è la confusione sotto il cielo italico (ma in realtà anche fuori d’Italia).
A supporto di ciò che dicevo nel post precedente, viene in soccorso il periodico sondaggio coordinato da Ilvo Diamanti. Esso mostra appunto come ci sia una fascia consistente di Italiani (qualcosa come uno su sei) che riesce contemporaneamente ad essere a favore del governo Monti e a favore dei vari manifestanti contro la politica dello stesso governo Monti.
Parrebbe che questa duplicità di atteggiamenti riguardi in particolar modo la cosiddetta sinistra (un’espressione sempre meno significativa), e io qui mi vorrei interrogare su quanto di tale confusione sia da addebitare ai dirigenti del PD, la più grossa delle formazioni politiche che si ostinano a considerare di sinistra.
Ricordo che il segretario ha recentemente dichiarato che il PD appoggia il governo Monti senza se e senza ma, e nello stesso tempo non intende tacere su nessuna delle cose su cui non concorda. Concludeva Bersani proclamando ai quattro venti che era stato chiarissimo, chi mai avrebbe potuto sostenere il contrario?
Certo, il senso delle parole è chiaro, nessun dubbio in proposito, però non credo che qualcuno possa egualmente dire che sia chiara la politica che deriva da un simile atteggiamento...

sabato 28 gennaio 2012

BSDIP (BANKING SYSTEM DEFAULT INTERNATIONAL PARTY)

Comunemente, si dice che viviamo in società complesse, e che le problematiche sociali presenti sono di conseguenza complesse, e che le risposte a un simile livello di problematicità non possono che essere articolate se non esplicitamente parziali. 
Ora, questo quadro di complessità non rappresenta una verità o una falsità perchè la complessità è una categoria del pensiero, è una questione che non riguarda l'oggetto dell'analisi in sè, ma l'osservatore: ciò che a me può apparire complesso, indecifrabile, ad un altro appare di una totale banalità. 
Lo scopo delle teorie politiche dovrebbe proprio essere quello di semplificare le cose, di introdurre categorie di interpretazione dei fatti sociali in grado di creare una sintesi delle problematiche presenti e di proporre soluzioni adeguate.
Si può fare il confronto con le teorie fisiche, come quando la caduta dei gravi fu razionalizzata con una espressione estremamente semplice da Newton tramite l'introduzione di nuovi concetti quali massa e accelerazione. 
Mi scuso per la lunga premessa, necessaria per introdurre le questioni politiche ed economiche di oggi. 
Chi mi legge con regolarità, probabilmente si aspettava da me commenti sul cosiddetto decreto sulle liberalizzazioni. Un discorso puntuale sui singoli aspetti è certamente utile, anzi direi necessario, ma esso rischia di capovolgersi nel suo esatto contrario, cioè tradursi in un polverone che rende confuso ed appunto complesso tutto quanto. 
La mia tesi è invece che tutto può diventare semplice se i singoli provvedimenti vengono analizzati alla luce di una visione generale che preesista alla analisi in quanto tale. Questa visione generale d'altra parte non può che partire dal contesto complessivo. 
Metaforicamente, se ho la casa allagata, non penso per prima cosa ad asciugare l'acqua, ma preliminarmente mi accerto se la causa che ha provocato l'allagamento persiste, ed ove questa fosse la situazione, intervengo prioritariamente su tale causa, tipo tappare una falla o chiudere un rubinetto. Chi è così stupido da mettersi con un secchio a gettar via l'acqua lasciando che nel frattempo l'acqua continui a versarsi nella stanza? 
Ebbene, pensare di mettere in pareggio il bilancio dello stato senza considerare il quadro internazionale, somiglia proprio al comportamento di quello stupido che volesse svuotare una stanza mentre l'acqua continua a versarsi. 

mercoledì 25 gennaio 2012

CORTE COSTITUZIONALE: PROPRIO UNA BRUTTA PAGINA

La corte costituzionale ha oggi comunicato le motivazioni delle sentenze di rigetto delle due richieste di referendum sulla legge elettorale. 
Mi soffermerò solo sulla prima, che chiedeva l'abrogazione del porcellum nella sua interezza. 
Da quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, la motivazione sarebbe collegata al vuoto legislativo in un settore che non ne può ammettere, che si sarebbe venuto a verificare in caso di accoglimento del referendum. 
Non contesto tale esigenza, quella cioè di avere sempre una modalità di elezione del parlamento in vigore. 
La cosa invece che non mi convince, è perchè si sarebbe creato il vuoto legislativo. 
Riporto il passaggio in questione integralmente: 
"La tesi della reviviscenza di disposizioni a seguito di abrogazione referendaria non può essere accolta, perchè si fonda su una visione 'stratificata' dell'ordine giuridico, in cui le norme di ciascuno strato, pur quando abrogate, sarebbero da considerarsi quiescenti e sempre pronte a ridiventare vigenti. Ove fosse seguita tale tesi, l'abrogazione, non solo in questo caso,avrebbe come effetto il ritorno in vigore di disposizioni da tempo soppresse, con conseguenze imprevedibili per lo stesso legislatore, rappresentativo o referendario, e per le autorità chiamate a interpretare e applicare tali norme, con ricadute negative in termini di certezza del diritto".

domenica 22 gennaio 2012

IL MOVIMENTO SICILIANO DEI FORCONI

Sono siciliano, e parlare della situazione in atto nell'isola mi tocca quasi come un dovere.
A premessa, come dissi già a proposito delle manifestazioni degli indignados, non voglio fare la mosca cocchiera, come si diceva negli anni settanta a proposito dei gruppetti minoritari dell'estrema sinistra, e quindi distribuire promozioni e bocciature. 
Un requisito però è richiesto, ed è una partecipazione di base, questo è un aspetto che non può assolutamente essere trascurato. Ecco, apparentemente questo movimento ha più l'aspetto di un gruppo abbastanza ristretto di persone organizzate quasi militarmente allo scopo di massimizzare i disagi col minimo sforzo partecipativo, che qualcosa che abbia un carattere generalizzato. 

giovedì 19 gennaio 2012

E SON TRE ANNI DI BLOG!

Oggi, completo tre anni di blog, già un bel periodo che mi è naturalmente costato fatica e tempo così che non è facile dire per quanto tempo ancora continuerò questa esperienza.
Mi sono avvicinato a questa impresa con una abbondante dose di scetticismo, ma mentirei se non dicessi che la giudico egualmente nel complesso deludente.
Come sapete, questo blog fa parte di un mio progetto di vita più complessivo che ha trovato finora la realizzazione più compiuta nel libro che ho dato alle stampe. Sono ovviamente consapevole delle difficoltà del mio progetto che richiede uno spostamento di punto di vista radicale, e non ho mai creduto che le cose che dico possano godere di un vasto consenso solo per il fatto di essere lette.

martedì 17 gennaio 2012

IL DEBITO PUBBLICO E' UN SUPREMO DIRITTO STATALE

Oggi, proprio a partire dalle cose che ho scritto nel mio libro e che ieri ho riportato nel precedente post, vorrei occuparmi dell’attualità economica.
A “In onda” domenica, Oscar Giannino diceva che sicuramente all’origine la presente crisi è stata generata dal debito privato, quelle delle grandi banche d’affari con i famosi mutui subprime, ma successivamente si era commessa una grossolana sciocchezza nell’ignorare la sostanziale equivalenza dei debiti pubblici.
Vorrei appunto ricordare a Giannino che questi due tipi di debiti non possono in alcun modo essere assimilati, pena la messa in discussione dell’organizzazione statale.
Il sovrano è stato sempre tale anche in virtù del privilegio di contrarre debiti a proprio piacimento. Come ricordo appunto nel mio libro, il denaro è una forma di debito che lo stato contrae con i propri cittadini, e quindi non come comportamento occasionale, ma come fatto sistematico, lo stato stampa moneta e in questo modo emette titoli di credito. Una banconota non è richiesta perché la carta su cui è stampata può fare da combustibile e riscaldarci, non ha un suo valore d’uso, è soltanto un “pagherò” da parte dello stato verso i suoi cittadini ed anche nel mondo globalizzato verso tutti. Anzi, oggi il denaro non viene neanche stampato, è semplicemente un numero che viene contabilizzato informaticamente, ma che egualmente esercita effetti importanti sull’economia.
Così, non ha senso mettere in dubbio la solvibilità di un certo paese, il che naturalmente non corrisponde a dire che emettere moneta o titoli di debito sia senza alcun effetto e che possa essere fatto impunemente.

sabato 14 gennaio 2012

MA CHE C'AVRANNO DA APPLAUDIRE POI A WALL STREET...

In un giorno come questo sabato, in cui un'agenzia di rating riesca ad attirare sulle proprie decisioni le attenzioni dei mass media, in cui si evidenzia così questa dimensione virtuale della nostra vita, in cui la ricchezza finanziaria, per sua natura virtuale, viene alterata da infortmazioni, ovviamente anch'esse virtuali, non rimane che riderne.
Vorrei così richiamare la vostra attenzione su Wall Street e sul suo mercato finanziario, il più grande del mondo. Avete anche voi visto come si apre ogni giorno la contrattazione?
Un gruppo di apparenti idioti, che farebbero di tutto per appirire tali, schierati su una specie di palcoscenico, suonano la campanella rituale dell'inzio delle contrattazioni, accompagnandolo con un applauso: ma che c'avranno da applaudire questi, tutti con ampi sorrisi di compiacimento, ma non appaiono anche a voi come dei bimbetti un po' stupidini intenti a ripetere uno stanco rito senza più alcun fascino?

venerdì 13 gennaio 2012

REGALO DI NATALE

Oggi, vi voglio segnalare un articolo sulla situazione finanziaria che mi pare illuminante. L'autore, un vero economista, non certo un profano come me, mostra appunto come gli atti tossici che avvengono sul mercato globale dei capitali non abbiano avuto termine nel 2008, anzi al contrario la finanza internazionale non può che drogarsi a dosi crescenti accelerando il proprio sucidio: peccato che tutti, chi più chi meno, saremo vittime, eventualmente innocenti di questo suicidio collettivo.
Il link è il seguente:

http://www.sinistrainrete.info/crisi-mondiale/1825-antonio-pagliarone-regalo-di-natale.html

giovedì 12 gennaio 2012

DUE DURI COLPI AD OGNI PROSPETTIVA DI MIGLIORAMENTO DELLA POLITICA

Davvero una pessima giornata politica. Le due notizie del giorno sono da una parte la sentenza della Corte costituzionale che rigetta i quesiti referendari proposti in materia di leggi elettorali, e dall'altra la negazione all'autorizzazione all'arresto di Cosentino.
Partirò da quest'ultima. Ciò che mi viene da dire è che tutto sembra cambiare, tutte le certezze sembrano franare sotto i colpi della gravissima crisi finanziaria, l'unica cosa che rimane inamovibile è l'atteggiamento del parlamento.
Costoro non hannio alcuna intenzione nè di ridursi gli emolumenti, mostrando così di non voler condividere i sacrifici che la gente comune si appresta ad affrontare, nè d'altra parte di rinunciare ai privilegi per quanto attiene la libertà personale. Tutto può succedere lo spread può superare magari anche il 10%, ma costoro stanno barricati al palazzo dove una legge elettorale assurda li ha portati e per non esserne esplusi si sono chiusi dentro getttando via la chiave. Non basta, hanno anche deciso di recidere ogni collegamento con l'esterno, ciechi e sordi a quanto fuori succede.
Nello stesso giorno, senza volere proporre scenari complottistici, la Corte costituzionale non ha ritenuto fosse possibile sottoporre a referendum popolare l'attuale legge elettorale. Si tratta di un brutto colpo subito da qualsiasi possibilità di procedere a nuove elezioni che possano bonificare il parlamento dai bubboni che riserva nel proprio seno: in assenza dei vincoli che la proposizione del referendum avrebbe posto al parlamento, con l'alternativa secca tra procedere a una propria ipotesi o subire il risultato referendario, stare fermi all'attuale normativa non sarebbe stato possibile.
Ora, a seguito della sentenza, non nutro alcuna speranza che il parlamento proceda a una riforma che metterebbe in crisi proprio una composizione come l'attuale, non esiste purtroppo neanche un motivo che possa convincere tali figuri a introdurre modifiche.
La mia opinione è che codesti parlamentari sono, oltre che in gran parte venduti e inutili anzi dannosi al paese, anche del tutto irresponsabili. Insomma, il potere legislativo è affidato a dei pusillanimi occupati solo a conservare i propri personali privilegi, ed adesso anche l'indizione di nuove elezioni avverrebbe con lo stesso meccanismo elettivo e presumibilmente quindi non potrebbe portare ad alcun miglioramento del livello qualitativo delle camere. Nello stesso tempo, la crisi economica galopperà a seguito della progressiva applicazionedelle misure di natura econimica del precedente e dell'attuale governo.
Per me, non v'è alcun dubbio che la pazienza degli Italiani non potrà sopportare tutto questo: spero che in un futuro haimè fin troppo prossimo nessuno nel parlamento si alzi per piangere atti di violenza verso parlamentari, magari dicendo che non erano prevedibili!

lunedì 9 gennaio 2012

MONTI: GRADIMENTO E SUCCESSO

Monti compare in TV, Monti riceve applausi, Monti mostra la sua finezza di politico, Monti tenta perfino di essere arguto, Monti vuole piacere agli Italiani e a quanto pare sembra riuscirci.

Tutto vero, per carità, non è che passi il mio tempo ad assistere alle performances televisive di Monti, ma le notizie di stampa sembrano confermare che Monti riesce ad apparire spesso e nello stesso tempo a risultare gradito. A me, lo dirò francamente, mi pare una persona noiosa, ma certamente mi sbaglio. Sono portato a credere così perché lo conosco soltanto attraverso le sue parole, e il suo modo di esprimersi mi è indigesto, quel pesare i termini non per risultare più chiaro, ma anzi per mantenerne una certa provvidenziale dose di ambiguità, cozza col mio modo di esprimermi, sempre così preoccupato di rendere chiare le cose che dico, ma mi rendo conto che questa è in fondo una mia forma di infantilismo (solo i bambini usano appropriatamente il linguaggio, per farsi capire, non per nascondere il loro vero pensiero).

Mi rendo conto che questa prima parte del post si presta ad equivoci, chiunque ha diritto di ritenere che io voglia parlare del gradimento pubblico di Monti. Non è così, io voglio parlare di un concetto abbastanza differente, seppure a questo correlato, e cioè del successo di Monti.

Ora, qui io ho sostenuto come oggi sia ormai chiaro, lampante direi, come le misure di politica economica interna abbiano un grado di correlazione prossimo a zero con le dinamiche dei mercati riguardo soprattutto, ma non esclusivamente, degli interessi sui nostri titoli pubblici.

Monti vuole convincere i cittadini che le misure del suo governo, quelle attuate e quelle in via di definizione, siano delle buone misure. Mi pare, ma, ripeto, non sono un osservatore così attento alle sue parole, che egli tenda a privilegiare la discussione di tali misure, rispetto ai problemi incombenti di natura finanziaria globale.

Trovo in questo privilegiare le piccole manovre nostrane, da una parte il tentativo di giustificarle proprio sulla base delle esigenze di finanza internazionale, ma anche, credo, il giocare facile. Dico così perché è evidente che dopo il peggiore governo della repubblica, l’uscente governo Berlusconi, qualunque governo avrebbe titoli per mostrarsi apprezzabile. Basti l’esempio della lotta all’evasione.

Questa vicenda di Cortina è davvero significativa della follia in cui ormai viviamo. Dalla Santanchè che fa coincidere ricchezza ed evasione fiscale, a vari altri membri del PDL che pretendono di convincerci che i blitz della guardie gialle non servano a niente, perché basta incrociare le banche dati ed altre diavolerie informatiche.

Seppure non nego certo che sia bene utilizzare tutti i mezzi tecnologici possibili per questo nobile scopo, tuttavia, un blitz può avere risultati non altrimenti ottenibili. Se io consumo od acquisto qualcosa senza scontrino fiscale, ciò può essere ottenuto solo con un intervento sul posto, mi pare un concetto così ovvio ed elementare che non vedo dove stia l’oggetto del contendere.

Il punto è che i ricchi non vogliono essere disturbati nell’esercizio delle loro funzioni di consumatori. Che tutto avvenga in modo anonimo, fuori e lontano dai riflettori: no, mai come adesso, in un periodo in cui la gente comune si confronta coi problema di sopravvivenza quotidiana, sottolineare quali e quante siano le differenze negli stili di consumo.

Detto ciò, rimane il fatto che i veri problemi sono altri, che poco o nulla gioverà al paese riuscire a far pagare le tasse agli evasori se, nel breve volgere di qualche ora, l’andamento dei mercati è tale da bruciare questi soldi nell’aumento improvviso dei tassi di interesse.

Non v’è dubbio che la diarchia Napolitano-Monti abbia ben presente questo livello dei problemi, e certamente un giallo più o meno rilevante si è giocato e si sta probabilmente ancora giocando negli ambienti europei. La partenza improvvisa per Bruxelles di Monti non è cosa di poco conto, come tra l’altro conferma la pronta dichiarazione di Napolitano. Qui, c’è qualcosa di sospetto che si muove attorno alla Merkel, qualcosa che ha particolarmente preoccupato la nostra diarchia, tanto da stimolarla a reagire in maniera davvero forte. Dire, come ha fatto Monti, che l‘Italia ha fatto al sua parte, e che adesso tocca ad altri fare la loro, significa mettere la Merkel in mora, significa dire che la pazienza italiana volge al termine. Rimane tuttavia da capire quale sia l’oggetto del contendere, cosa specificamente il governo italiano chiede all’Europa, cioè alla Merkel.

La mia personale impressione, inevitabilmente non suffragata da dati, è che si sia trattato di un atto difensivo, per scongiurare un aggravamento della situazione da parte della Merkel, e questa non mi pare una buona notizia, visto che invece tutto si gioca ormai sulla capacitò dell’Europa di dotarsi di una difesa da parte della BCE analoga a quella di cui possono disporre USA e Regno Unito (che altrimenti colerebbero a picco ben più velocemente dei paesi dell’area euro).

Quindi, Monti può ben svolgere il suo ruolo in commedia nella maniera migliore, ma le cose che contano non dipendono da una buona ed accattivante dichiarazione in TV, ma da fatti, numeri, che credo ormai gli Italiani hanno ben presenti, e sarà davvero difficile inscenare balletti e lazzi più o meno divertenti su tali questioni: il successo di Monti c'è o non c'è solo se dall'estero smetteranno di bombardarci, il resto è roba di poco conto.

venerdì 6 gennaio 2012

INDEGNE RESISTENZE DEI PARLAMENTARI ALLA RIDUZIONE DEI LORO PRIVILEGI

Chi mi legge con costanza, sa che rifuggo da facili polemiche, come quella classica contro le caste parlamentari.
Oggi però, non si può più tollerare lo spettacolo che costoro danno di sè.
Riassumiamo. Alcuni mesi fa, si decide di costituire una commissione che serva a confrontare gli emolumenti dei parlamentari italiani con quelli europei, al fine di definire un emolumenbto che corrisponda alla media europea.
Posso dire che tale progetto era una solenne stronzata? Vorrei proprio sapere a chi è venuto in testa, e che di stronzata si tratti, può essere evidenziato dal fatto che gli italiani quasi sempre sono pagati meno dei loro colleghi europei: se i nostri salari sono tra i più bassi d'Europa, dove sta la ratio di calcolare un'ipotetica media?
Insomma, un minimo di serietà avrebbe dovuto portare tali nominati dalle segreterie dei loro partiti a ridurre di un importo discrezionale, ma comunque significativo una o più voci dei loro emolumenti.
Invece, qui è iniziato l'ignobile balletto delle cifre, tutto centrato apparentemente solo sulla voce dei rimborsi delle spese che in qualche nazione, come la Germania, possono arrivare a cifre importanti. Tali rimborsi, andrebbe specificato, sono effettivi, cioè richiedono adeguata documentazione per essere liquidati, mentre in Italia sono forfettari. Analogamente forfettarie sono le altre voci di spesa, come quella pert le spese di viaggio, quelle di soggiorno nella capitale (ma date anche incomprensibilmentew a chi lì risiede stabilmente) e perfino, questa è davvero geniale, i gettoni di presenza: capite, i gettoni di presenza possono nella normativa che i parlamentari si sono dati, diventare gettoni di assenza, in quan to ne hanno diritto tutti forfettariamente.
Allora, tecnicamente emolumenti che vengono concessi forfettariamente, sono in tutto e per tutto stipendio, con il vantaggio decisivo che le voci che hanno veste di rimborso, non sono sottoposte a tassazione.
Così, i nostri parlamentari per avidità, hanno reso facilissimo non il loro confronto coi loro colleghi europei, di cui in fondo non ce ne può fregare di meno, ma la valutazione del totale degli emolumenti che, essendo forfettari, non possono essere imputati ad esigenze aggiuntive a loro carico, proprio a causa della loro natura forfettaria che li rende del tutto indistinguibili dallo stipendio vero e proprio.
Il lordo mi pare stia attorno ai 25ooo euro, che non mi pare uno stipendio da fame, e lasciamo perdere il netto, che sta sempre attorno i venti mila euro o poco meno: che stiano contenti, perchè gli stipendi non possono che essere valutati nel loro importo lordo, in quanto il netto è determinato dalle scelte fiscali del parlamento, come contributo doveroso al funzionamento dello stato.
Ma i nostri parlamentari sono di tale elevata qualità umana da non sentire neanche il dovere di sostenere il bilancio statale!
Ho in passato sostenuto che ciò che non va in Italia è il costo complessivo della politica, rimborsi ai partiti, emolumenti a qualsiasi istanza elettiva, fino anche ai consiglieri di quartiere,ed anche gli scandalosi stipendi al personale del parlamento.
Però oggi, questo balletto indegno va sanzionato, ed adesso anch'io pretendo che a questi cialtroni inetti, parassiti indegni, venga ridotto in maniera significativa lo stipendio: è una punizione per questa resistenza assurda che ne mette in risalto il basso livello umano.

martedì 3 gennaio 2012

DIFESA DEI TITOLI E SCELTE DI POLITICA ECONOMICA COME FATTI SEPARATI

Il ragionamento che il neopotentato italiano vuole convincerci a seguire è di questo tipo.
Le scelte di politica economica non derivano da considerazioni di opportunità intrinseca, ma derivano invece da vincoli dettati dai mercati, e quindi il parlamento deve piegarsi e la manifestazione del senso di responsabilità è votare quanto gli viene proposto senza discuterne i contenuti.
La seconda parte di questo stesso ragionamento è stabilire la natura di questi vincoli, cosa insomma vogliono i mercati da noi. Ebbene, in questi giorni è una litania continua, bisogna mostrarsi affidabili, gli stessi mercati che ci inguaiano facendo crescere gli interessi sui nostri titoli, si mostrano assai più benevoli verso gli analoghi titoli della Spagna: perchè, forse perchè la Spagna ha i fondamentali della propria economia obiettivamente migliori dell'Italia? No, questo non è certamente vero, la ragione sta nella maggiore affidabilità di quella nazione rispetto alla nostra.

Ora, questa linea di ragionamento ha un'immediata conseguenza, ed è quella di non potere valutare in modo verificabile la bontà dei provvedimenti adottati. Qui infatti non si tratta di stabilire quanto sia il nostro deficit, quale sia l'anadamento del nostro debito, o ancora la nostra inflazione, o ancora l'aumento del PIL, tutti parametri sulla cui significatività si può discutere, ma tutti sicuramente calcolabili in maniera univoca.
No, qui dobbiamo apparire affidabili, e davvero è impossibile definire un parametro che possa quantificare l'affidabilità. Ciò ha come conseguenza inevitabile un altissimo margine di arbitrarietà nella natura stessa dei provvedimenti adottati che possono comunque essere giustificati in base a questo sfuggente requisito dell'affidabilità.
Se però noi smentiamo la stassa fondatezza del criterio dell'affidabilità, allora tutta questa linea di ragionamento crolla miseramente.
Ebbene, se io fossi uno speculatore, me ne fregherei allegramente dell'affidabilità. E' vero, io non punterei un singolo centesimo di euro sui titoli di stato proprio a causa di problemi di affidabilità, ma la mancanza di affidabilità non riguarda i titoli in sè, ma al contrario proprio il comportamento dei mercati. Poichè a qualsiasi individuo razionale è chiaro che i mercati si muoivono in maniera opaca, non giustificabile secondo criteri minimamente prevedibili, tale individuo si guarderà dall'affidare a questi stessi mercati il destino dei propri averi.
Credo che si possa concordare che siamo in una fase di speculazione particolarmente intensa, e il fine di tali speculatori non è ovviamente di essere tranquillizzato, ma di guadagnare: alle grandi corporations, non importa nulla dell'affidabilità, la propria sarebbe comunque inferiore a qualsiasi Grecia in giro per il mondo, ma solo e soltanto di guadagnare.
Pertanto, presentare i mercati come se fossero dei compassati giudici dei nostri comportamenti più che falso risulta assolutamente ridicolo, i mercati sono semplicemente i nostri nemici, nè più nè meno che questo. L'unica cosa che un patriota dovrebbe fare è difendere il proprio paese dagli attacchi da parte del mercato, e questo ci aspetteremmo da Napolitano e Monti, ma direi anche da Draghi per altri versi.
Invece, assistiamo a una recita in cui si sottopone il paese a dei provvedimenti che in altri momenti nessuno accetterebbe contando sulla giustificazione del vincolo estero.

Concludendo, credo che tutti noi dovremmo pretendere di giudicare le scelte di politica economica in base al loro merito, se fanno vivere meglio le persone o se le fanno vivere peggio. I problemi gravissimi che riguardano gli interessi da pagare sul nostro debito sovrano stratosferico non possono in alcun modo trovare alcuna soluzione che si basi su vincoli di bilancio che in definitiva agiscono soltanto sul bilancio primario (al netto cioè degli interessi), che è già in attivo, e quindi virtuoso.
Io mi aspetterei da una parte una patrimoniale straordinaria che riduca di una percentuale robusta l'ammontare del debito, dall'altra che la BCE assuma il ruolo di compratore di ultima istanza dei titoli di tutti i paesi dell'area euro, o in alternativa regolamentare in maniera così ferrea i mercati da impedire questi giochetti che ci costano manovre senza fine e che ci porteranno soltanto in miseria. Che Monti e Napolitano facciano la voce grossa lì dove devono, visto che si sentono parte di questo club esclusivo europeo che determina le scelte dell'unione.

Insomma, i due capitoli, mettere ordine nell'economia interna, e difendere i nostri titoli sono intrinsecamente separati e mescolarli serve solo a confondere il popolo bue, ed è quindi una violazione del contratto sociale e di conseguenza non giustifica più il monopolio della violenbza che lo stato si riserva.