martedì 28 giugno 2011

A QUANTI PUNTI DI SPREAD E' DATO TREMONTI?

Vedete? Ora non ci sta la Lega a difendere Tremonti, nessuno nel suo stesso partito si è alzato per difenderlo dalle accuse senza peli sulla lingua di Crosetto, ma egli sta sempre lì, sul ponte di comando.
Non sarebbe necessario porsi la domanda di come, di fronte ad un ostracismo così generalizzaro nella maggioranza, Tremonti possa anche solo pensare di resistere?
L'unica spiegazione è che egli stia a fare e disfare in materia economica in nome e per conto, che persone ben più potenti di lui, l'abbiano messo lì perchè esegua i loro ordini.
Sì, Umberto Eco non crede ai complotti, crede solo a tutto il resto evidentemente, e beato lui, ma io invece alla cupola mafioso-affaristica non posso non credere. Se oggi Tremonti, di fronte ad un rifiuto dei provvedimenti che proporrà, si dimettesse, chissà cosa si scatenerebbe sui mercati, su questo luogo sacro dell'ordine finanziario mondiale.

domenica 26 giugno 2011

EUROPEI CURNUTI E VASTUNIATI

Il disegno portato avanti da questa mafia finanziaria che domina il mondo senza alcuna legittimità e violando apertamente ogni sovranità nazionale sembra sempre più precisarsi.
La manovra appare senz'altro ben congegnata, ma ovviamente ciò che più conta non è la validità del progetto, quanto i mezzi pressochè illimitati di cui questi mafiosi sono in grado di disporre.
A me pare una strategia in due tempi: la prima fase è quella a cui stiamo assistendo, l'attacco concentrato su uno o comunque su un numero molto limitato di paesi. Il fine da raggiunhgere iun questa fase appare quello di redistribuire le risorse finanziarie a proprio favore, sottraendole proprio ai più poveri, notoriamente i più numerosi ed anche i più indifesi.
Con la complicità, non si sa fino a quanto consapevole e quanto invece da allocchi della burocrazia europea, includendo quindi commissione, funzionari e naturalmente BCE, ma anche dei governi nazionali.
Questa insistenza maniacale sul mettere in ordine nei propri conti nazionali, come le generose e per niente disinteressate offerte di prestiti appaiono estremamente sospette. Il punto è che anche un cieco vede chiaramente la totale arbitrarietà dei giudizi dati dalle banche di affari, come altrettanto arbitrari appaiono gli attacchi scatenati sui mercati, come quella recentissima sulle banche italiane, senxza che si capisca quale sia la novità a cui asdcrivere questo attacco.
Se questi attacchi vengono scatenati a freddo, sercondo una tempistica ignota, allora ciò può solo significare che siamo in presenza di una vera e propria guerra finanziaria, non dichiarata certo, ma non per questo meno palese. Allora, questa Europa non dovrebbe adottare il detto "a la guerre comme a la guerre" (spero di avere scritto bene in una lingua che non conosco, mi scuso in anticipo di eventuali errori)?
Il fatto è che, strettamente correlata a questa arbitrarietà in queste azioni finanziarie terroristiche (questo è terrorismo quanto e più di quelle praticate da Al Queida), ci sta la fase due che sembra chiudere il cerchio lasciando noi europei del tutto sconfitti. Questa seconda fase consisterebbe a mio parere nell'affossare l'euro. Si potrebbe ipotizzare che la violenza degli attacchi a singoli paesi sia regolata ad arte, oggi a un livello medio-basso, quanto basta per l'assunzione di misure sempre più antipopolari, ma senza priovocare cadute rovinose.
Quando infine si sarà raschiato il fondo del barile, quando ogni traccia di politica sociale sarà sparita dalla maggior parte dei paesi europei, allora sarà il momento dell'attacco finale, quello rovinoso, che costringerà i governi europei a divorziare sullas moneta unica, tornando ognuno al prioporio orticello.
Qui insomma, si recita una commedia, facendo credere che una politica di rigore salverebbe l'euro, quando è stato invece scientificamente predisposto un piano per distruggerlo comunque, basta dichiarare che non è mai abbastanza.
Io continuo a chiedermi che razza di governanti si sia data l'Europa, del tutto incapaci di fissare limiti invalicabili all'azione dei cosiddetti mercati. Si fanno imporre il requisito del pareggio di bilancio, quando è evfidente a tutti che pochissimi paesi in tuytto il mondo soddisfano questa condizione, e che deficit di bilancio sono stati praticati senza alcuna apparente conseguenza negativa almeno per tutta la seconda meytà del secolo scorso. La pretrestuosità dei giudizi di condanna delle politiche economiche dei singoli stati è così evidente che non resta che sottrarsene rivendicando la propria sovranità nazionale.
In conclusione, il rischio per gli europei è di ritrovarsi "curnuti e vastuniati" come si dice in Sicilia (cornuti e bastonati, per chi avesse problemi di traduzione).

sabato 25 giugno 2011

LA CRISI DELLO SCHIERAMENTO DI OPPOSIZIONE

E dunque, qui si appalesa la crisi dello schieramento anti-Berlusconi.
Se ci si riferisce al linguaggio, se si guarda alle metafore di Bersani e le si confronta con le barzellette del premier, la distinzione è immediata e ovvia. Se però si scava più a fondo, si finisce con lo scoprire l'esistenza di questo comune circolo politico che attraversa abbandantemente i partiti e gli schieramenti politici. L'esempio di Bisignani che non disdegnava certo di parlare con politici di ogni schieramento, ha risollevato aspetti che conoscevamo già, come ha evidenziato un annetto fa l'episodio del pizzino di La Torre, col quale costui suggeriva a quello che doveva essere, come membro del PDL, un suo avversario, come rispondere per le rime al suo collega del PD.
Adesso, alla plebe questo tipo di comunanza e di costumi vanno nascosti, non devono apparire, ed allora ecco che il PD, pur di ottenere questo risultato, è disposto a scendere a patti con quello che fino a ieri era tratteggiato come il diavolo in persona, l'usurpatore della volontà popolare: piroette acrobatiche di un ceto politico ormai alla frutta.
Ebbene, sarà possibile convincersi che per chi sposa la politica, le pareti della sua casa debbano essere trasparenti, che chi decide di entrare nel magico circolo del potere non ha senso invocare nessun tipo di privacy? E qui, badate, per privacy non si intende il colloquio del politico con i propri familiari, no, qui la privacy è invocata proposito della loro attività politica, qualcosa che non può non riguardare l'intera comunità nazionale.
Che la pubblicità delle intercettazioni richieda un'apposita regolamentazione, non v'è dubbio, ma proprio la natura di queste specifiche intercettazioni rende l'affrontare oggi questo problema come una disperata autodifesa del bimbo trovato con le mani sporche di marmellata.
Che dignità avrà mai un D'Alema che proprio nel momento in cui viene scoperto a frequentazioni così dequalificate come quella con Bisignani, si ricorda che in fondo con quel governo usurpatore si può alla fine trovare anche degli accordi: dopo, ovviamente, ognuno reciterà la sua parte, chi nella maggioranza, e chi all'opposizione.
Insomma, il PD non riesce ad essere convincente nell'accreditarsi come partito di vera opposizione, sia dal punto di vista dei contenuti della sua proposta e della sua azione politica, sia nel compartecipare a questi circoli esclusivi.
Nel frattempo, quel furbastro di Di Pietro pianta l'ennesima grana. Pensate un po', ha scoperto, ohibò, di non essere uomo di sinistra, immagino sia stata una specie di rivelazione sulla via di Damasco.
Non sarà per caso che abbia scoperto che a sinistra c'è troppa concorrenza ed invece a destra e al centro ci siano tanti, ma proprio tanti voti in libera uscita, e che sia più vantaggioso rivolgersi a quell'area di voto? Il trasformismo, malattia endemica italiana, sembra aver trovato l'ennesimo infestato, Tonino Di Pietro, a quanto pare pronto a traslocare forse nel terzo polo (ma lì non credo che lo accoglieranno benignamente), ma forse addirittura nel centrodestra, forse in un PDL senza Berlusconi. Eccerto che le voci che asnni fa lo sospettavano di contatti con servizi segreti vari, sembrano oggi assumere una maggiore concretezza, vedremo.
Per il PD, sembra l'ennesima tegola, di nuovo ricacciato in un'area che senza IDV rischia di ritornare minoritaria, e in cui inevitabilmente il ruolo di Vendola e forse dell'area stessa di Rifondazione tende a divenire più rilevante. Non è un caso che i più allarmati siano quelli dell'area di Enrico Letta, che si sentono il fiato sul collo di Tonino, entrato così in competizionbe con loro nel rappresentare una certa area, non so quanto diffusa di una destra non berlusconiana.

giovedì 23 giugno 2011

IL REALISMO DELLE SCELTE CORAGGIOSE

Questa verità bisogna dirsela, al cialtronismo inciucione, alla cultura sostanzialmente go,lpista dell'attuale maggioranza, non v'è al momento alternativa alcuna.
Il problema che su questo blog ho ripetutamente sollevato, sta nel panorama politico mondiale, in cui paradossalmente nel momento stesso in cui scatenava la crisi finanziaria, l'establishment economico è riuscito a piegare le sovranità nazionali, ed oggi si trova padrone incontrastato del mondo, un gruppo di banchieri e grandi capitalisti che attraverso il controllo dei mercati finanziari, è in grado di determinare la politica economica, oggi assurta a unica politica, di tutti gli stati, includendo tra questi anche ghli stessi USA, con l'unica eccezione forse della Cina che ad ogni modo condivide pienamente la logica del mercato.
Se questo è il quadro della situazione, le scelte che si pongono a chi vuole fare politica sono drastiche: o assecondare questa situazione di esogoverno, come ha fatto Tremonti, la BCE, e tutti i governi dell'UE, oppure sarebbe necessario uscire da questa logica. Su questo bisogna essere chiari, nessuno dei problemi reali che la gente giornalmente si trova ad affrontare possono minimamente essere risolti senza bocciare questa logica, senza intanto ripristinare uno straccio di sovranità nazionale.
Citerò almeno tre aspetti fondamentali che l'attuale politica mondiale determina:
- il divorzio tra le sorti dell'economia, intesa come crescita del PIL, e la disponibilità di posti di lavoro, che sta di fatto determinando il salto di un'intera generazione che invecchia senza trovarer lavoro;
- la sempre maggiore sperequazione retributiva, che rende i ricchi sempre più ricchi, e i poveri sempre più poveri;
- la crescente produzione di oggetti, per la gran parte assolutamente inutili, del tutto incompatibile con la stessa sopravvivenza dell'umanità.
La logica del referendum sull'acqua, come quello sul nucleare, vanno proprio in direzione di una logica differente, ma dubito che si trovi una classe dirigente in grado di incamminarsi davvero in questa direzione, come dubito che tutte le implicazioni di una svolta rivoluzionaria di questo tipo venga abbracciata dalla maggioranza degli elettori.
Rimane il fatto indubitabile che l'unico realismo sta nell'opporsi frontalmente alle logiche imposte dai grandi capitalisti, perchè in caso contrario ciò che avverrà come avvenuto da alcuni anni a questa parte, è il rinunciare del tutto alla politica ridotta a tattica tra formazioni politiche.

mercoledì 22 giugno 2011

GOVERNO GALLEGGIANTE

E’ davvero sorprendente che il governo trovi proprio adesso, adesso che si trova in palese affanno, una maggioranza alla Camera mai prima raggiunta a partire dal divorzio coi finiani?

Sul piano strettamente politico, non v’è dubbio che così dovrebbe essere. Il potente ed inequivocabile messaggio inviato dagli elettori con l’esito dei referendum, molto più aggiungerei delle amministrative, dice che il paese non condivide la gestione governativa, chiede a gran voce un cambio di passo sostanziale. Epperò, bisogna fare i conti con le meschine questioni di bottega di parlamentari del tutto dequalificati, che ormai vedono con crescente preoccupazione la propria personale sorte politica, con prospettive di non essere mai più eletti, e si attaccano con pervicacia alla poltrona che occupano a causa di un’oscena legge elettorale. Da questo vergognoso punto di vista, al crescere della debolezza dell’attuale maggioranza, paradossalmente cresce la sua solidità a livello parlamentare.

La prospettiva che ci si offre è quella di due anni di melina, di un governo che magari non cade, ma che di fatto non governa più, preda ormai di continue faide dei sottogruppi che in questo lasso di tempo si faranno e si disfaranno continuamente in base ad interessi chiaramente di parte e contingenti.

Berlusconi nel suo intervento vorrebbe spacciare la resistenza del governo come una difesa del paese di fronte agli attacchi dell’establishment finanziario internazionale: tutto il contrario, di fronte all’evidente impossibilità di operare le scelte drastiche che pure la situazione imporrebbe, l’unico atto responsabile sarebbe proprio quello di rimettere il mandato nella mani del capo dello stato, per andare presto a nuove elezioni magari con una legge elettorale meno impresentabile.

Questo della legge elettorale sarà io credo uno dei temi principali dell’agenda politica, e non perché l’opposizione lo richieda con fermezza, perché in verità l’opposizione non sa neanche che legge elettorale voglia, e l’unica cosa certa è che non v’è concordia al suo interno su nessuna specifica ipotesi. No, la spinta decisiva dovrebbe piuttosto venire dalla Lega, che intende slegarsi dal PDL. Alla Lega nessuno potrà dire di no, non Berlusconi per timore di far cadere il proprio governo, ma neanche io credo l’opposizione che, dopo per più di un anno averla invocata anche con la proposta di un governo ad hoc, non potrebbe adesso ritrarsi.

Purtroppo, il mio timore è che si andrà a una brutta legge elettorale, probabilmente di tipo proporzionale come fa comodo alla stessa Lega e al terzo polo, e si sarà così chiuso l’esperimento, invero mai provato davvero, del metodo maggioritario. Se davvero sarà questo l’esito, allora forse il PD potrebbe trovare il coraggio e le motivazioni concrete per spaccarsi, finendo con una situazione insostenibile, quella di un partito privo di qualsiasi base comune in tema di politiche concrete, oltre, ma questo si sa, di principi ideali. Se così fosse, almeno la crisi del maggioritario avrebbe almeno questo elemento positivo.

lunedì 20 giugno 2011

LEGA PATETICA

Adesso è chiaro, questi stanno proprio alla frutta.
Fin qui, Lega e PDL hanno parlato con il linguaggio del potere, certi del loro consenso e minacciando quindi il continuo ricorso alle elezioni. Perso il consenso, come risulta chiaro dai risultati di amministrative e referendum, al loro arco non hanno più freccie.
In particolare, la Lega ha costruito il suo progetto di legislatura sul federalismo fiscale, e Tremonti gliel'ha servito a puntino, nella sostanza aumentando sensibilmente il carico fiscale per i cittadini.
Ieri, Bossi si è improvvisamente svegliato, e comincia a fare i distinguo.
Sono manifestamente dei distinguo che lasciano il tempo che trovano, direi perfino patetici. SAiamo quindi a metà del 2011, e tutto ciò che prospetta Bossi è una vaga ipotesi di non presentarsi più con Berlusconi nel 2013, tutta qui la minaccia agitata da Bossi, una minaccia che farebbe ridere i polli.
La cosa più penosa però di questo raduno di Pontida è costituita dalla richiesta di spostamento dei Ministeri da Roma, una cosa palesemente insensata, a cui io credo non tiene neanche il più sprovveduto degli elettori leghisti, tanbto che lo stesso Salvini ieri sera stessa ha detto a "In onda" che tale spostamento non è la priorità della Lega.
Come dicevo già in un precedente post, una volta che Bossi ha saltato l'occasione autunnale della crisi autunnale, che avrebbe regalato alla Lega un consenso elettorale vasto, egli è diventato prigioniero di Berlusconi, costretto cioè a seguirne pedissequamente la sorte: cade Berlusconi, cade anche Bossi.
Su tutto questo, gli avvoltoi tipo Moody's e Goldman Sachs volteggiano in cielo aspettando la morte della preda, e servetti di9 ogni tipo si accostano tifando per loro.
Si costituiscono così due piani di azione politica, una tutta interna, basata su piccoli sotterfuggi, con le furbate alla Calderoli, e uno sul piano dlel'economia internazionale, e questi due piani vengono a confliggere sull'ipotesi della fantomatica riforma fiscale.

venerdì 17 giugno 2011

LA CONFESSIONE DI CASINI

La notizia di ieri che più mi ha colpito è la dichiarazione di Casini, non a caso esponente di punta di quanto resta del ceto politico della prima repubblica.

Si tratta, come forse saprete, di una dichiarazione di solidarietà incondizionata a Gianni Letta. Il Pierferdinando nazionale si è sbilanciato sino al punto da dire che sulla correttezza di Gianni Letta, egli avrebbe messo le mani sul fuoco. Si tratta quindi di una solidarietà generica, ma addirittura di una solidarietà perentoria, senza se e senza ma direbbe qualcuno.

Ora, di una dichiarazione così Gianni Letta chiaramente non sa che farsene, Casini non è chiamato a testimoniare alcunché, è, sul piano giudiziario, del tutto ininfluente: possibile allora che un furbetto come Pierferdinando si sia sbilanciato senza motivo, abbia commesso una tale leggerezza? Dato il personaggio, mi pare senz’altro di doverlo escludere.

La sostanza dell’intervento di Casini sta ovviamente nel messaggio inviato, nel dire al sodale di non si sa quanti inciuci, che egli non lo abbandonerà, che l’iniziativa della procura napoletana la vede quanto meno come sgradita, che sta dalla sua parte.

Difatti, il Bisignani non si può considerare come una specie di collaboratore di Gianni Letta, no, egli sta al centro di un intreccio di informazioni ed interessi che corre parallelamente al livello della politica ufficiale, egli è in fondo la dimostrazione vivente del fatto che i politicanti, aldilà del partito a cui sono iscritti, costituiscono un’unica associazione, una specie di circolo privilegiato di cui condividono privilegi e responsabilità. Non è certo un caso che tra le conoscenze e frequentazioni di Bisignani ci sia anche Massimo D’Alema che probabilmente avrebbe una gran voglia di rilasciare dichiarazioni simili a quella di Casini, ma che, in virtù della sua collocazione politica ufficiale, deve invece astenersi, assistendo certo con trepidazione allo svolgimento degli eventi.

Non so quale esso sarà, ma, se fossi il magistrato inquirente, tenterei di garantire la sicurezza di Bisignani, proprio in considerazione delle troppe cose che questo personaggio può riferire. Altro che Berlusconi, qui ci troviamo nel sancta sanctorum dei poteri forti, e eviterei di fare accostamenti troppo facili alla P2, come fa chi ha coniato l’espressione P4. Qui, non v’è alcun piano di sovvertimento dei poteri istituzionali, qui sembrerebbe piuttosto che vi sia una specie di camera di compensazione, una congrega di personaggi potenti che segretamente prendono le decisioni che poi si tradurranno in provvedimenti concreti nelle aule parlamentari, qui vi sarebbe insomma un parastato, un luogo di decisioni che nullificano il fatto che ci troviamo in una democrazia.

Forse, non è un caso che questa inchiesta sia venuta alla luce proprio subito dopo il clamoroso successo dei referendum, la manifestazione del popolo che sceglie di definire da sé alcuni temi concreti della collettività saltando la mediazione dei soliti politicanti.

mercoledì 15 giugno 2011

COS'E' LA DESTRA, COS'E' LA SINISTRA

Forse, alla fine, la direzione giusta per uscire dalle secche degli ultimi decenni, sarà eliminare la distinzione destra-sinistra.

Il punto mi pare sta in questo: se sia preferibile distinguersi rispetto a criteri che sicuramente si possono ritrovare, dei criteri che definiscano in maniera univoca quali politiche possano definirsi di sinistra, o piuttosto se alla fine non sia inevitabile trarre delle conclusioni su ciò che a livello di grande pubblico viene considerato sinistra.

Perché, qui sta il criticismo, certe formazioni politiche non rinuncerebbero mai a definirsi quanto meno di centrosinistra, segnatamente il PD. Qualcuno, come me, non condivide nulla delle politiche del PD, e presto diverrà chiaro, se Berlusconi esce definitivamente dalla politica (a proposito, cosa aspetta ad espatriare prima di finire in galera?) come ci auguriamo in tanti, che le posizioni del PD non si discostano in maniera apprezzabile da quelle, che so io, di Fini, che si autoproclama ripetutamente di destra. In ogni caso, risulta abbastanza evidente che le differenze tra Fini e D’Alema sono molto minori di quelle tra D’Alema e quella che io definirei politica di sinistra. Se però D’Alema si appropria del termine sinistra, cosa rimarrà a quelli come me per distinguersi?

Il punto è proprio questo, se davvero sia utile continuare ad utilizzare il termine sinistra.

Se questo è l’aspetto principale, quello che l’attualità politica ci impone, non si deve trascurare che ormai abbiamo quasi mezzo secolo di storia politica europea che anch’essa ci mostra l’angustia del termine sinistra, la sua intrinseca ambiguità.

Per coloro che come me credono che la fonte fondamentale dei nostri guai stia nell’ideologia liberale, non v’è dubbio che l’utilizzo disinvolto e in realtà improprio del termine libertà, invocato tanto da Berlusconi, così dai radicali, come pure ovviamente dai libertari di sinistra, sia una delle principali cause della malattia del nostro tempo, e quindi la distinzione che pure sarebbe necessario operare passa trasversalmente negli schieramenti sia di destra che di sinistra.

Analogamente, questa ossessione per l’aumento del PIL non è certo prerogativa specifica della destra. Anzi, se vogliamo essere più precisi, c’è anche una politica di destra che vede il rigore economico come un aspetto da salvaguardare prioritariamente. Per certi aspetti cioè, è proprio una parte di quello schieramento politico che si autodefinisce di sinistra a considerare la crescita economica come una esigenza prioritaria, perfino come un mezzo di emancipazione popolare.

I recenti referendum, per il tipo di tematiche che proponevano, hanno evidenziato l’esistenza di una crescente sensibilità per una salvaguardia dell’interesse generale che, ed è questo l’aspetto autenticamente innovativo, prescinde anche dalle ricadute economiche classiche. Qui, insomma, in gioco non c’è la secolare questione della distribuzione della ricchezza, qui c’è innanzitutto in primissima evidenza l’interesse generale, quello che è stato definito, con espressione che non condivido, bene comune.

Un altro aspetto che sembra farsi spazio, essere sempre più sentito, almeno da una parte della popolazione, è quello dell’esigenza di ritrovare un’etica condivisa, il tema della legalità, della non neutralità delle morali individuali.

So di andare contro corrente, ma io davvero credo che quello che nei circoli berlusconiani viene definito moralismo ed anche giustizialismo, sia qualcosa che, pure in presenza di forti elementi di ambiguità, mostra anche una nuova esigenza di condivisione, la condivisione anche di un’etica sociale, un colpo decisivo ai principi sacri del liberalismo, tutto costruito su legge da una parte, e morale individuale dall’altra, uno schema che chiaramente non può funzionare per motivazioni su cui qui non mi posso soffermare (la natura sociale dell’uomo, detto telegraficamente), e che ha generato i mostri del mondo globalizzato, dal Berlusconi nostrano, alle congreghe bancarie che pretendono di comandare nel mondo, anche a costo di ridurre in miseria intere popolazioni.

Le conclusioni che traggo quindi, è che forse l’ubriacatura consumistica ed individualistica partita nell’ottanta, dando uno sbocco inaspettato alla stagione sessantottina, ha concluso il suo ciclo, e una nuova stagione appare all’orizzonte, come forse anche la primavera araba ci mostra. Se le cose stanno così, le distinzioni nel vasto fronte antiberlusconiano sono le benvenute, anche perché prestissimo sarà chiaro che essere contro va bene nella stagione dell’opposizione, ma è davvero nulla in una stagione di passaggio al governo del paese.

martedì 14 giugno 2011

,LEGGI BOCCIATE, GOVERNO BOCCIATO

Alcune banali considerazioni sul risultato dei referendum.
E', come dice Alfano, un risultato che non riguarda il governo, che tirarlo in mezzo è soltanto una sporca manovra dell'opposizione?
Forse, ministro Alfano, dovremmo riassumere i fatti, sennò si finisce per parlare a vanvera.
La legge sulla gestione delle acque è stata emanata da questo governo, sì o no?
Il progetto della costruzione delle centrali nucleari è stato elaborato da questo governo, dopo che Berlusconi in persona lo aveva lanciato con grande vigore, non come un aspetto marginale della sua azione, ma come un aspetto centrale, una delle rivoluzioni che egli si accreditava di fronte all'opinione pubblica?
Infine, il legittimo impedimento non era stata una legge voluta con grande determinazione da Berlusconi e da lei stesso, ministro Alfano?
Allora, una cosa non è lecito mettere in discussione, e cioè che una parte molto ingente e significativa dell'azione di governo è stata osteggiata e bocciata dalla maggioranza del paese: da circa il 95%, visto che gli altri, quelli che si sono astenuti, erano evidentemente incerti, peggio per loro se l'hanno fatto per bocciarli, diciamo che gli è andata male e il risultato quello è. Una tattica errata e sfortunata porta come effetto collaterale che i no sono solo il 5%, e chi ha sposato la tattica astensionista deve beccarsi anche questo risultato.
Ebbene, la sconfitta, la perdita di consenso del governo non è meno forte perchè ad essere bocciati sono degli atti concreti del governo, ma al contrario proprio la concretezza delle bocciature determina una sfiducia ben più grave verso l'azione di governo.
Non capisco il ragionamento anche sostenuto da Di Pietro che non è giusto trarre conclusioni di carattere generale sulla base dei risultati referendari perchè i sì includono anche elettori a suo tempo di Berlusconi.
Ma è proprio qui invece la conclusione sulla sfiducia degli elettori verso Berlusconi, che chi l'ha votato, non ne ha condiviso la politica. Qui, si fa strada la pericolosa convinzione che i politicanti condividono, di considerare i pacchetti di voti ottenuti da una certa lista come una loro proprietà.
Forse dovrebbero convincersi invece che non ha senso parlare di elettori di centrodestra, ma soltanto di volti dati al centrodestra, oggi sì, domani non si sa.
Cosa insomma significa sfiducia verso il governo, se non proprio la bocciatura degli atti concreti che tale governo ha compiuto?

sabato 11 giugno 2011

ANNOZERO E' TERMINATO: MEGLIO COSI'

Si può dire senza essere linciati? Ebbene, sono contento che Annozero sia definitivamente terminato Diciamo la verità, era diventato un programma inguardabile col solito teatrino della politica. Magari, finiva spesso che io stesso lo seguissi, ma il motivo è molto semplice, era meno peggio di altri programmi, e volendo seguire un talk-show politico, oltre "L'infedele" non restava che questo.
Aggiungo che trovo sgradevole il discorsetto fatto all'inizio da Santoro, con quell'invocazione a Garimberti in perfetto stile mafioso, del tipo dico e non dico. La verità è che questo conduttore non può chiamarsi fuori da un ambientino TV di cui non si dirà mai abbastanza male.
Devo dire che ho trovato molto azzeccata la risposta data mi pare a Castelli sul problema della privatizzazione RAI, quando ha lanciato la provocazione dell'iscriversi al PDL se Berlusconi avesse privatizzato la RAI, nel senso che questi politici fanno teatro quando dicono di voler essere contro la RAI pubblica, visto che così la controllano. Più di tutti naturalmente Berlusconi, che ha anche un enorme interesse economico ad addomesticarla per favorire Mediaset.
Il punto è che anche Santoro si regge sullo stesso equilibrio, che i suoi competitori siano così dequalificati.
Vedremo cosa succede adesso: Certo, come dice l'Annunziata, soldi da parte di privati per investimenti alla TV ce n'è davvero pochini, e mi convince poco Mentana che sostiene la possibilità di sopperire a una carenza finanziaria con la qualità.
Santoro andrà a LA7? Io davvero spero lo faccia senza fretta, magari una pausa gli potrebbe anche fare bene, come forse gli gioverà non dovere più usare il bilancino con gli ospiti in studio.

Ora, non so se Santoro andrà a LA7 come si sostiene da tante parti

venerdì 10 giugno 2011

REFERENDUM E POST-REFERENDUM

Speriamo tanto che questo benedetto quorum si raggiunga, ma la cosa purtroppo non finisce lì, almeno per quanto riguarda l'acqua.
Il fatto, come forse sapete, è che i referendum, potendo essere soltanto abrogativi, non possono formulare una vera nuova disciplina sulla gestione dell'acqua.
Per tanti di noi che sosteniamo il sì ai due quesiti sull'acqua, il significato del sì è chiaro: l'acqua come bene comune, io direi bene essenziale veramente, non può costituire fonte di profitto, anche per l'ovvia ragione che si tratta di un servizio intrinsecamente monopolistico.
temo che non tutti la pensino allo stesso modo, e così temo che, visto che una nuova legge dovrà essere definita ed approvata, il giorno dopo il referendum la battaglia dovrà continuare, per affermare questo principio rispetto a coloro che sostengono soltanto di aumentare l'efficienza nella gestione, e temo che il PD, tanto per fare un esempio significativo, si troverà da quella parte lì.
Come dire, ogni giorno ha i suoi eventi, per ora pensiamo a vincere il referendum.

mercoledì 8 giugno 2011

PUZZA DI MENZOGNE SULLA VICENDA DEL BATTERIO KILLER

Devo confessarlo: a questo punto, dopo numerosi giorni dal momento in cui si sono manifestati i primi casi di infezione, mi sento preso in giro dalle notizie che vengono messe in giro.

La prima questione che vorrei sollevare è: perché cercare questo batterio nei prodotti ortofrutticoli.

Si è iniziato col cetriolo spagnolo, ma senza che nella stessa Spagna si fossero manifestati casi, si è proseguito con i germogli di soia, stavolta prodotti nella stessa Germania: la tesi è che questo batterio si sia trasferito dai suoi terreni di coltura, tipicamente il letame, a questi alimenti, una semplice contaminazione.

Ebbene, logica vorrebbe che questo tipo di contaminazione possa occasionalmente avvenire in tutti i momenti, magari con una preferenza stagionale in coincidenza con la stagione calda. Come mai stiamo solo oggi a fronteggiare ciò che appare già come un primo consistente focolaio di infezione?

Insomma, o in Germania le autorità preposte si rivelano improvvisamente come totalmente sprovvedute, con tesi che non reggerebbero neanche parlandone con un bambino, oppure queste stessa autorità ci nascondono qualcosa.

Se io fossi l’ispettore che tenta di risolvere il caso secondo una logica poliziesca, io partirei dai dati certi, e sicuramente non da ipotesi fantasiose.

In questa faccenda, l’unica cosa certa è che tutto parte dalla città di Amburgo, perché lì si sono manifestati i primi casi. Non sembrerebbe ovvio in prima battuta cercare lì l’origine del batterio?

E dove in Amburgo andrebbe cercato il batterio? Non certo nei mercati ortofrutticoli, ma io, guarda un po’, cercherei nei laboratori di genetica e di biologia molecolare.

A premessa, ricorderò per chi magari non lo sapesse che la famiglia di batteri di cui si parla, la Escherichia Coli, è diffusissima, e nella forma non dannosa alberga costantemente nel nostro intestino.

La cosa però che mi pare più interessante è che la gran parte degli esperimenti di ingegneria genetica si compiono proprio su questo batterio. Non sono un genetista e non so perché si sia scelto proprio questo batterio, ma, quando si vuole operare delle modificazioni genetiche, si lavora proprio su questo batterio, ciò è facilmente riscontrabile consultando la letteratura pertinente.

Ho letto di genetisti che sostengono che questo batterio, nella variante tossica, è ben conosciuto: si è potuto verificare che questo batterio rilascia in effetti la stessa tossina del tipo già descritto. Ma il punto è che classificare il batterio solo sulla base del tipo di tossina rilasciata, sembra in questo caso inadeguato. La domanda è la stessa che ponevo inizialmente: perché se tale batterio può tranquillamente sopravvivere su substrati comunissimi come il letame, casi di contaminazione non sono così comuni? L’unica risposta sensata sembra quella che nel loro DNA c’è qualcosa di differente, e che quindi questo batterio è di un tipo nuovo, qualcosa che in letteratura non è stato ancora descritto.

E’ un’ipotesi così fantascientifica, così da complottista come mi si classificherebbe, che una tale variante genetica sia presumibilmente uscita da un laboratorio in cui si operano manipolazioni genetiche?

E la seconda domanda che porrei alle autorità tedesche è: ma quanti mai saranno tali laboratori nella città di Amburgo che non permetta di accertare dove questo batterio è stato costruito?

Per tutte queste considerazioni, sento una forte puzza di menzogne su tutta questa faccenda.

martedì 7 giugno 2011

LA CAPORETTO DI BOSSI

Apparentement, l'incontro di ieri tra PDL e Lega ha avuto uno sconfitto, che si chiama Bossi.
Stavolta, quello che si direbbe sia successo è che Bossi, a partire dall'autunno dello scorso anno, abbia ingoiato tanti rospi perdonando in sostanza tutto a Berlusconi. Berlusconi, col suo comportamento anche a livello individuale (il bunga bunga per intenderci, ma non solo), e sicuramente con la cacciata di Fini, ha creato una situazione di grande difficoltà al suo stesso governo.
Ebbene, apparentemente, Bossi ha fatto come Giancarlo Giannini in un episodio del film "Sesso matto", ha perdonato tutto come Giannini al fratello, intepretato da,l compianto Alberto Lionello (chi lo ricorda, ricorderà anche quanto fosse spassoso).
Così però, Bossi si è impiccato al governo, cioè si trova ormai costretto a far condividere al suo partito le sorti del governo. In questo senso, si tratterebbe di un gran successo per il PDL (più che per Berlusconi, la cui sorte politica sembra comunque ormai segnata).
Il punto è che l'insuccesso del PDL si è accompagnato dall'insuccesso della Lega, che per non ammetterlo è costretta a confrontare i dati delle amministrative con quelli delle precedenti, quindi elezioni tenute nel 2007, prtaticamente un altro pianeta, una situazione del tutto differente. Così, la Lega ha pagato questa fedeltà a Berlusconi, e adesso che il consenso popolare langue, non si può rompere col PDL ed andare ad elezioni in cui anch'essi avrebbero un insuccesso, l'unica possibilità è arroccarsi nel fortino parlamentare in cui hanno ancora la maggioranza, sperando che tenga, che tutti i parlamentari compiacenti non disertino.
La cosa però credo che produrrà ulteriori conseguenze. Penso che gli elettori della Lega reagiranno, e ciò potrà avvenire sotto due differenti forme. L'una sarebbe smettere di votarla, l'altra fare i conti dentro quel partito, dove già Maroni scalpita, visto che egli si è sempre opposto alla linea del capo supremo che appunto si è impiccato all'ipotesi della solidarietà totale a Berlusconi. Direi che stavolta Bossi ha fallito clamorosamente, ha perso il momento giusto, in autunno, per aprire la crisi, si è contentato di avere a livello di provvedimenti governativi tutto ciò che voleva, ma così ha finito per perdere la guerra.
Nello stesso tempo, non posso evitare di essere fortemente preoccupato per la situazione che si è venuta a creare: nessuna democrazia può reggere a lungo se si manifesta in maniera palese uno iato tra composizione del parlamento e orientamento elettorale. Questa maggioranza, decidendo di resistere fino alla fine fisiologica della legislatura, sfida i cittadini, ne nega il ruolo nella speranza secondo me vana di riconquistarne i consensi tramite una migliore gestione governativa.
Questa situazione è obiettivamente pericolosa, rischia di creare situazioni di grnade conflitto: è questo che PDL e Lega vogliono? Fino a che punto intendono innalzare la sfida lanciata al paese?

domenica 5 giugno 2011

MARCHIONNE, OVVERO I REPLICANTI

Gente come Marchionne io li chiamo replicanti.
Stanno sempre a dire la stessa cosa, più concorrenza, più efficienza, più produzione e ricchezza.
Il messaggio è elementare, ed anche efficace perchè sfrutta la tendenza spontanea degli animali, a partire dal cane che mangia tutto ciò che trova anche aldilà delle proprie esigenze vitali, e magari sotterra anche l'osso che proprio gli avanza.
L'obesità che impera in tutto l'occidente, come sempre a partire dagli USA, ma gli europei hanno imparato presto, è la vera bandiera di questo capitalismo che produce e consuma senza alcun criterio di ragionevolezza, in cui insomma questo ciclo del consumo crescente è ormai un processo automatico fuori controllo.
Seppure tutte le evidenze ci portino a concludere che avere più oggetti non migliora per niente la qualità della nostra vita, che in ogni caso questo ritmo di sfruttamento delle risorse non sia sostenibile, che presto continuando così il nostro pianeta diverrà inospitale, siamo pieni di potenti che si alternano al microfono del sistema mediatico per dire che questa è la strada da perseguire.
Marchionne cede la parola a Trichet, Trichet a Draghi, Draghi a Tremonti, e così via, ma dicono, appunto come replicanti, sempre la stessa cosa. Cambia sì qualche dettaglio tecnico, ma alla fine il messaggio è identico, e quindi l'unico modo corretto di definirli è replicanti. Basterebbe sostituire un pupazzo a cui si ricarica la molla dando la corda (ma forse i più giovani non mi capiranno, non avendo mai giocato con giocattoli senza alimentazione a pile).
Che tacciano una buona volta, ripetono gli stessi concetti, ma nello stesso tempo devono dare per scontato che questa sia la strada giusta, senza mai giustificare questa scelta del consumio dissennato.

sabato 4 giugno 2011

SUL RUOLO POLITICO SVOLTO DA INTERNET

Intanto, togliamo subito di mezzo il luogo comune che gli strumenti che utilizziamo siano neutri: un mezzo è fatto così e così e non è fatto altrimenti, e quindi ha un uso intrinseco (esemplificando, una pistola serve ad uccidere, non a curare, no hope…).
Il mio modo di vedere le cose è che internet in generale ha come inevitabile e primo effetto di aumentare la diffusione dell’informazione: badate però, di qualsiasi informazione, e quindi anche l’informazione falsa, per dolo o anche per semplice colpa di chi la diffonde.
Ciò comporta l’aumento del rumore di fondo. Chi ha dimestichezza con l’uso di strumenti elettronici, sa bene che il segnale, qualsiasi segnale noi riceviamo, deve fare i conti col rumore di fondo, che la sensibilità con cui riceviamo un segnale dipende dal rapporto intensità(segnale)/ intensità(rumore di fondo) (signal/noise in inglese).
Ciò significa che noi percepiamo solo ciò che riesce a travalicare il rumore, che quindi esiste un effetto di massa critica dell’informazione.

Questo discorsetto per certi aspetti pedante che ho fatto, comporta però una conseguenza fondamentale, che internet non è il regno della democrazia come tanti si ostinano a credere, perchè ciò che conta non è la possibilità di immettere informazione in rete, ma la possibilità reale che tale informazione possa raggiungere una platea ragionevolmente vasta di persone. A questo proposito, è importante sottolineare come messaggi di tipo elementare (tipo quel tizio è uno stronzo) abbiano molte più possibilità di essere percepite da molte persone.
Sono stato colpito dalla funzione attribuita nelle rivolte arabe ad Al Jaziraa, che avrebbe provveduto a traslocare le informazioni tra i vari social networks e da questi agli SMS sui telefonini. Non sarebbe allora ovvio osservare che qui il ruolo egemone non è più svolto dalla rete, ma bensì da un grande network d’informazione, organizzato tramite la disponibilità di ingenti capitali? Che anche qui alla fine, ciò che realmente conta sono le disponiblità finanziarie?
Se le cose stanno così, se ancora una volta per diffondere realmente e non ipoteticamente informazione tutto dipende dal denaro, allora di democrazia ne vedo davvero pochina.

Sarebbe però un errore non scorgere come comunque le nuove tecnologie abbiano un effetto: solo che non si tratta di una maggiore democrazia.
L’effetto è ben altro, è il salto del momento di mediazione politica.
Nel mondo mediaticamente impedito (pensiamo al mondo pre-ferrovia), il potente, mettiamo un re tanto per esemplificare, aveva un canale ufficiale di diffusione dell’informazione (per far conoscere le leggi promulgate, ad esempio). Questa informazione vedeva vari passaggi, inevitabili ad esempio in presenza di un analfabetismo di massa. visto che tanti non sapevano leggere. In ogni passaggio, l’informazione veniva inevitabilmente modificata, e il messaggio che giungeva al fruitore finale era ababstanza differente da quella in partenza. Rimaneva certo l’essenziale, ma era impossibile per tale via trasmettere che so messaggi subliminali: se il re aggiungeva una nuova tassa, il messaggio quello era, non che il re aveva benignamente salvato il regno con questa tassa provvidenziale.
Oggi, con internet, si perfeziona la trasmissione diretta, senza passaggi intermedi, dell’informazione, dal potente, oggi non più tanto quello ufficiale, ma anche il ricco capitalista, al fruitore. Il messaggio così potrà arrivare con tutta l’ambiguità di cui lo avrà voluto caricare il mittente. Nessun passaggio intermedio, nessun momento di mediazione, una politica tutta costruita tra un mittente che ne abbia i mezzi finaziari, e tutti i potenziali fruitori: in fondo, ciò che diceva berlusconi, io da una parte, e il popolo dall’altra.

giovedì 2 giugno 2011

E STAMPIAMOLI BEN CHIARI QUESTI QUATTRO GIGANTESCHI SI' !

Bene, a seguito della decisione della Cassazione, anche il quesito sul nucleare viene ammesso al referendum.
Penso che sia importante che dalle urne escano quattro fantastici sì, e a questo punto ci credo anche. Certamente, la sfida più difficile è costituita dal raggiungimento del quorum, ma la stessa proposizione di tutti e quattro i referendum tende ad incrementare la partecipazione al voto.
L'esito positivo dei referendum è per molti aspetti ben più importante delle recenti amministrative, in quanto qui gli elettori possono direttamente esprimere la loro opinione sulle questioni coinvolte.
Come si sa, i referendum sono quattro, ma due di questi riguardano entrambi l'acqua, così le questioni che sollevano sono in realtà tre.
QAuello sul legittimo impedimento ha sicuramente un valore più simbolico che reale, in quanto, a seguito della decisione della Corte Costituzionale, quel provvedimento era stato depotenziato, come abbiamo visto quando Berlusconi ha dovuto comunque presrentarsi alle udienze, almeno in taluni casi.
Per quanto riguarda il nucleare, chi mi legge con maggiore attenzione, sa già che io non credo che neanche il governo volesse davvero scegliere il nucleare, cioè dvvero portare a termine la costruzione delle centrali. A me, è sembrato più un modo di distribuire risorse pubbliche ad amici e parenti tramite le spese connesse alla fase preliminare: motivo certo più che sufficiente per bloccare questo spreco di denaro pubblico subito.
Le questioni che più mi coinvolgono sono quelle connesse all'acqua. Ancora fino ieri, dovevo sentire queste penose argomentazioni basate sulla distinzioone tra natura pubblica dell'acqua, e gestione del servizio dlla sua distribuzione.
Se pure tale distinzione è concettualmente corretta, essa si dimostra nei fatti fallace quando si consideri che dalla natura di risorsa pubblica e quindi collettiva dell'acqua, ne deve necessariamente discendere che la sua distribuzione corrisponde all'effettiva realizzazione del diritto all'acqua. Se l'acqua è sin dall'inizio mia, se ne dovrebbe dedurre che la sua distribuzione non può configurarsi come un'attività economica classica, che quindi preveda anche un margine di profitto, ma soltanto la maniera di dare attuazione al mio diritto.
Aggiungerò che, nella concreta attuazione, la pretesa maggiore efficienza del privato non si è quasi mai verificata, che le tariffe sono aumentate e la qualità del servizio peggiorata. Ancora più grave è l'ovvia conseguenza della minore cura nella manutenzione degli acquedotti, il vero punto fondamentale per garantirci anche nel futuro risorse idriche sufficienti. Che il privato investa il meno possibile, è abbastanza ovvio, perchè egli, da una maggiore perdita degli impianti sarà portato alla soluzione per lui più vantaggiosa, aumento delle tariffe e diminuizione nel volume d'acqua distribuita. In altre parole, qui il conflitto tra interesse comune e interesse privato è massimo, è in qualche modo intrinseco, e ciò con tutta evidenza dovrebbe convincere a sottrarre tali attività economiche ai privati.
La cosa curiosa è che ormai il no alla maggior parte dei quesiti è rimasto senza padrone.
Lo sfilarsi del PDL dal quesito sul nucleare appare abbastanza patetico, anche perchè del tutto intempestivo e quindi non credibile.
Sarebbe però anche utile ricordare che il PD è stato forse il partito più impegnato nel sostenere la privatizzazione nella gestione dell'acqua: come faccia questo stesso partito senza essersi mai sconfessato esplicitamente, a volere assumere la guida del sì a provvedimenti che ha attivamente sostenuto ancora fino a pochi mesi fa? Io ed altri non abbiamo una memoria così labile, a suo termpo anche di questo si dovrà parlare.

mercoledì 1 giugno 2011

PRIMI DUE ATTI DEL SINDACO PISAPIA: MENO UNO

Due atti politici da Pisapia, i primi due da sindaco.

Il primo consiste nel bacchettare Vendola, reo di di un discorsetto a caldo appena conosciuti i risultati delle votazioni.

Effettivamente, l’uso del verbo “espugnare” da parte del governatore della Puglia è stato fuori luogo. A parte la crudezza del termine, il concetto di espugnare implica un intervento dall’esterno, mentre chiaramente in questo caso si tratta di una conquista dall’interno. La cosa poi suona ancora peggiore in bocca a chi l’ha pronunciata, essendo egli appunto una persona esterna a Milano.

Tolto questo termine, mi pare però di dovere osservare che le altre parole detta da Vendola, come abbracciare i fratelli ROM non abbiano nulla di sconveniente.

In sé, la puntualizzazione di Pisapia sembra opportuna, meno se si considera che egli non è entrato nel merito, determinando così un dissenso generale, quasi una censura un po’ fuori luogo. Calcisticamente direi uno zero a zero, che compensa i lati positivi e quelli negativi.

La seconda riguarda la composizione della giunta, e qui Pisapia proprio non mi è piaciuto. Egli ha dichiarato in premessa che avrà la metà della giunta composta da donne. La cosa, se devo dire la mia opinione, mi lascia indifferente, perché il merito e le competenze non stanno nel tipo di appartenenza sessuale.

Detto ciò, trovo poco gentile, anzi abbastanza offensivo per le donne che diventeranno assessori, questa specificazione di uno dei motivi che ha portato alla loro nomina.

Insomma, senza volerlo, Pisapia ha operato una discriminazione, in quanto un maschio starà in giunta perché competente, mentre una donna ci starà innanzitutto in quanto donna.

Fossi stato in lui, ma non me lo augurerei mai e poi mai, avrei scelto questa composizione paritaria della giunta tra maschi e femmine senza questa premessa, senza questo annuncio preventivo che mi suona come pleonastico da una parte, e paradossalmente discriminatorio proprio quando vorrebbe scongiurare ogni discriminazione.

Calcisticamente, direi che qui Pisapia abbia fatto un errore, e quindi lo valuto con un meno uno, e da qui la somma di meno uno che riporto nel titolo.