mercoledì 30 settembre 2009

SOCIALDEMOCRAZIA E POLITICHE ECONOMICHE

I risultati delle elezioni tedesche, a mio parere, meriterebbero una maggiore attenzione perché presentano degli aspetti di interesse per tutta Europa, e quindi anche per la situazione politica italiana. Cosa è successo in Germania? In sostanza, si è avuto un successo elettorale del Partito Liberale, collocato alla destra della CDU della Merkel, e anche del partito collocato più a sinistra e di quello dei verdi. Il successo di queste tre formazioni politiche è avvenuto, tranne che per una quota piccola pagata dalla CDU, a scapito della SPD, lo storico partito socialdemocratico tedesco. Si potrebbe, mi pare, ragionevolmente concludere che l’aspetto più significativo sia quindi costituito dall’insuccesso di dimensioni storiche (mai tanti pochi voti dal 1949) della SPD, in presenza di un quadro politico sostanzialmente stabile nel senso sinistra-destra (i voti in più dei liberali controbilanciati dai voti in più delle due formazioni di sinistra). Ciò che fa ulteriormente risaltare questo aspetto è che il risultato delle elezioni politiche tedesche va a confermare il risultato delle recente elezioni europee, e certo non solo in Germania. Quelle elezioni avevano segnalato una crisi generale della socialdemocrazia europea. Si capisce così, come con un simile precedente, il risultato di domenica appaia come una conferma molto significativa. Questi sono i dati elettorali: quale si può considerarne il significato politico connesso? Il mio parere è che si tratti di una crisi storica, in qualche misura irreversibile. Difatti, tutti noi, guardando alle politiche economiche dei governi di centrodestra e centrosinistra che si sono succeduti negli ultimi decenni, non riusciamo ad individuare un punto di discrimine netto tra le due differenti coalizioni. Diciamo che un po’ tutti i governi ad egemonia socialdemocratica in tutta Europa hanno finito con lo sposare le politiche neoliberiste che sono state in voga, a partire dagli USA di Reagan e Bush, durante tutto questo periodo. Durante un interessante dibattito a cui ho partecipato proprio oggi (qui), si è giustamente detto che la sinistra si è mostrata da una parte incapace di differenziarsi dalle destre nella gestione dell’esistente, dall’altra incapace di elaborare un suo progetto di trasformazione dell’esistente. La sinistra ha basato tutto sulla difesa di alcuni temi libertari tradizionali, considerati come il punto di differenziazione rispetto alla destra. Ebbene, questo giochetto, ora sembra estremamente chiaro, non funziona.

Lascio da parte tutte le questioni riguardanti la sfera delle libertà e dei diritti personali, su cui, come forse alcuni tra i miei lettori più attenti sapranno, ho delle idee “particolari”, e che porterebbero la discussione su tutt’altro versante.

Torniamo quindi alle questioni di politica economica che, se da una parte, come sostengo nel mio libro tendono a soffocare la politica, d’altra parte non possono comunque essere eluse: sembra ovvio che non si da’ governo di una comunità senza affrontare esplicitamente i temi economici. Il lato paradossale dei decenni passati è che la così sbandierata politica economica non è stata fatta da nessun governo, o meglio è stata fatta da qualcuno per tutti. Chi ha stabilito la politica economica mondiale? L’ha stabilito una congrega di grandi capitalisti mondiali e di alcuni selezionati grandi protagonisti politici. Sia chiaro: tali congreghe non rappresentano le fantasie di alcuni comunisti che hanno la mania dei complotti. Sono perfettamente reperibili in rete nomi ed informazioni di base di questi circoli estremamente riservati, non si tratta di associazioni segrete, ma è segreta la loro attività effettiva.

La loro capacità di determinare l’attività economica di quasi tutto il globo non ha richiesto la consapevole complicità dei governi di tutto il mondo. E’ bastato infatti liberalizzare il movimento dei capitali, e poi tutto è stato facile. Difatti, la sovranità stessa dei vari governi è stata annullata attraverso due differenti meccanismi. Da una parte, i grossi capitali mondiali hanno potuto colpire specifici paesi con la forza della loro enorme consistenza, per manifestare il proprio disappunto verso specifici provvedimenti di carattere finanziario e fiscale, dando una specie di ultimatum ai governi coinvolti. Da un’altra parte, sono stati anche i singoli investitori che, spostando i propri fondi sulla base dei trattamenti ad essi riservati, hanno pesantemente condizionato anch’essi le politiche finanziario-fiscali.

L’aspetto più vistoso di questa sostanziale incontrollabilità degli attori finanziari mondiali è quella che si è manifestata sotto forma della presente crisi economica mondiale.

Seppure oggi i governi mondiali sembrano porsi il problema del dominio di simili fattori, in realtà le misure adottate vorrebbero al più evitare queste situazioni estreme, ma mai metterebbero in dubbio o in forse il fattore che sta alla base di tutto questo: il libero spostamento dei capitali.

lunedì 28 settembre 2009

NO A MINZOLINI: ADERISCO ALLA CAMPAGNA CONTRO IL CANONE RAI DEL GIORNALE

Torno su uno dei punti che ho affrontato nel post di ieri: la questione del canone RAI. Mi vedo in qualche modo costretto a tornarci perché vedo che da parte dell’opposizione, come ormai è diventato di norma, si affronta la materia nel modo peggiore possibile: quando c’è un’alternativa, essa non perde l’occasione di fare la scelta che le è politicamente più sfavorevole.

Il gioco del signor B. è chiaro, perfino banale, ed anche ripetitivo, lo fa al meglio la Lega. La tattica è quindi quella di sparare sul quartier generale che essi stessi stanno occupando: attaccano la RAI, nel frattempo ampiamente occupata in notiziari, talk-shows, e programmi-trash di ogni tipo. Attaccano la RAI, e ne mettono in dubbio la funzione di servizio pubblico. Il mio parere, che mi pare difficilmente contestabile, è che questa campagna ha un’unica funzione, quella di scatenare la gente, che ovviamente paga il canone malvolentieri, contro Santoro e gli altri giornalisti e le loro trasmissioni. Raggiunto questo obiettivo, raccogliendo numerose adesioni al boicottaggio del canone, li si utilizzerà, non per distruggere la RAI, e su questo tornerò perché è il punto chiave, ma solo per utilizzarli come ariete contro questi giornalisti a loro invisi.

Se questo è il disegno portato avanti dai giornali del signor B., è stupido difendere la RAI. Difendere la RAI, volenti o nolenti, significa difendere gente come Minzolini e Vespa, difendere tutte quelle nullità che pretendono di condurre dei talk-shows compiacenti con chi ha il potere. Difendere la RAI è in questa situazione alla fine assecondare un progetto politico proprio ostile all’opposizione.

La scelta giusta per l’opposizione mi pare quindi quella di compilare una propria “lista di proscrizione” su cui chiamare anch’essa al boicottaggio del canone. A questo punto, il signor B., secondo me, si troverebbe costretto a difendere lui la RAI, e quindi anche Santoro & company. Il vantaggio tattico mi pare evidente.

Rimane da affrontare il punto fondamentale: le sorti della RAI a chi interessano? Chi trae vantaggi dall’esistenza stessa di questa azienda?

Mi trovo costretto ad allargare un po’ il discorso. La TV sta subendo un processo di modifica significativa. Prima dell’apparire della TV satellitare, la TV, detta “generalista”, trasmetteva secondo una logica di completa gratuità. In altre parole, la logica era che l’interesse di chi trasmetteva era maggiore di quello del telespettatore. Era questi a fare un favore alle TV assistendo alle loro trasmissioni, piuttosto la TV nel concedere la trasmissione.

A me pare che, anche attraverso il digitale terrestre, si vada verso un pagamento del servizio TV. Già si paga il satellitare, ed anche sul terrestre taluni programmi sono a pagamento. L’avere oscurato il segnale analogico a partire da alcune regioni, predispone i vari gestori di TV a far pagare ogni tipo di trasmissione: nessuno ha enunciato quest’intenzione, ma mi sembra comunque significativo il fatto che tecnicamente il sistema è predisposto per questo passo: diciamo che è un’ipotesi che si sta studiando,e forse si tenterà di sottoporla a una cauta sperimentazione.

Potrebbe però essere questa un’ipotesi errata. Ovviamente non ho la sfera magica per sapere se la gente sarà anche disposta a pagare per sorbirsi le schifezze che le vengono propinate, ma ne ho viste di troppo alla mia età per escludere anche questo.

Riprendendo ora il tema principale del post, ciò che ci interessa è piuttosto cosa succederebbe se la gente vedesse meno TV, è questo il punto chiave per capire fino a che punto, per colpire gente come Santoro, il signor B. è disponibile a bombardare anche i suoi accoliti, quali Minzolini e Vespa. A me pare che un mondo con meno TV sarebbe un mondo migliore, meno pubblicità che passa, meno maleducazione propinata a piene mani ai passivi telespettatori, quote di informazione trasferite dalle TV ai giornali: non è questo che vogliamo? Cosa ci sarebbe di negativo nel mettere in ginocchio la RAI? Chi sarebbe davvero danneggiato? La corte di schiavetti, che da quegli edifici ha difeso i suoi padrini politici dovrebbe tornare a casa. Chi ritiene, come Santoro, di essere in grado di mettere su una trasmissione che si autofinanzia, che paura può avere dall’abolizione del canone? Di questa RAI, di questa TV, io personalmente non ne posso più: per favore, non chiamate me a difenderla, che crolli assieme ai suoi padrini politici di ogni tempo!

domenica 27 settembre 2009

CONTRATTACCO DEL SIGNOR B.

Le ultimissime notizie dalla cronaca politica ci impongono uno scenario sempre più fosco, che con questo “istant” post tento di affrontare.

Vediamo innanzitutto di elencarle:

- Il Presidente Napolitano fa una dichiarazione, il cui senso è: non lavate i panni sporchi in Europa, risolviamo le cose in famiglia.

- Il Ministro Scajola annuncia di volere procedere all’interno del proprio ruolo istituzionale per verificare se la RAI svolga correttamente il suo ruolo di servizio pubblico, a cui è vincolata dall’attribuzione di un canone obbligatorio da parte dei telespettatori, citando esplicitamente il caso della trasmissione “Annozero”.

- La stampa in mano al signor B. riprende questa stessa questione, proponendo ipotesi di non pagamento del canone RAI.

- Il signor B. e Ratzinger si incontrano a Ciampino, in presenza di Gianni Letta.

Questi avvenimenti complessivamente segnalano una nuova fase di resistenza e di contrattacco del signor B. in questa lunga lotta per spodestarlo, un cui importante passaggio sarà costituito dalla manifestazione di sabato prossimo (sempre che non ci siano altri attacchi dinamitardi ai nostri soldati…).

Non c’è alcun dubbio che il signor B. abbia incassato almeno due risultati molto lusinghieri per lui. Il più importante, anche perché inatteso, seppure non sorprendente, è proprio costituito dal segnale che la Chiesa da’ col fatto stesso che il suo capo si è incontrato con questa persona così chiacchierata ed anche così ostile ad almeno una parte della stessa Chiesa. Non so cosa i due si siano detti, ma è evidente a tutti che il fatto stesso che incontro ci sia stato è un segnale che non si può ignorare. Un altro aspetto importante è la presenza di Letta, che mostra come questi non intenda, almeno per il momento smarcarsi dal signor B. Insomma, dal fronte chiesa cattolica, sembra che il signor B. le spalle se le sia coperte.

Il secondo risultato sembra più che altro una riconferma: da parte di Napolitano, il signor B. non avrà che temere. Il nostro Presidente ha assunto un comportamento intermedio, non parla continuamente, né tace continuamente: parla con una frequenza intermedia rispetto ai suoi predecessori. Ciò che più è interessante è piuttosto cosa dice. Ebbene, a meno di volere far finta di non capire, è evidente che Napolitano non perde occasione di mandare messaggi tranquillizzanti al premier. Non ritiene di dovere intervenire su ciò che il signor B. col suo solito stile sbrigativo fa, ma guai a toccarglielo: interrompiamo la campagna di stampa sui vizietti del signor B. tuonò in primavera, e adesso tagliamo via l’opinione pubblica europea dalle vicende italiane. Il Presidente sostiene che esistono altri strumenti nella struttura istituzionale italiana per risolvere eventuali problemi di conflitti di potere, senza dovere rivolgersi al Parlamento Europeo. Presidente, noi lo sappiamo bene questo, e sappiamo anche che il principale strumento è costituito proprio dalla figura del Presidente della Repubblica: Lei, Presidente Napolitano, ha per caso qualche informazione più o meno riservata sul perché tali strumenti sembrano non funzionare? Insomma, il ricorso all’Europa sembra il risultato di qualcosa che appare inceppato dentro la stessa struttura istituzionale italiana: non va quindi visto come una causa di possibili confusioni di ruoli, ma l’effetto piuttosto di quanto sin qui avvenuto.

Infine, la questione della RAI. Il ministro Scajola minaccia di occuparsi di compiti che non gli spettano. Un po’ tutti questi ministri sembrano interpretare allegramente il loro ruolo. Stiamo attenti, la democrazia si fonda su un equilibrio di poteri: se l’esecutivo deborda, questo si definisce golpe. Quando un ministro della repubblica, a pochi giorni da una sentenza del TAR, invece di limitarsi ad impugnare la sentenza davanti al Consiglio di Stato, emana un nuovo provvedimento il cui contenuto è esattamente opposto a quello enunciato dal TAR, questo per me è un golpe. E’ un golpe perché non esiste una via attraverso cui è possibile opporsi a quest’atto: il governo potrebbe riproporre un nuovo provvedimento ogni volta che un organo amministrativo si pronuncia, annullando così ogni potere di controllo da parte di questi organi. Il potere è appunto esecutivo, ed è costruito avendo a disposizione le strutture operative dello stato proprio per potere essere in condizione di eseguire. Se però, esso non da’ garanzia di astenersi quando la costituzione stessa glielo impone, questo si chiama golpe, come è golpe non dare esecuzioni di sentenze definitive, tipico il caso di RETE4. Se Scajola vuole decidere lui i confini del servizio pubblico, sta semplicemente commettendo un vero e proprio golpe, diciamo golpino, ma un atto che nella sua illegittimità palese mette a repentaglio l’equilibrio dei poteri e la stessa democrazia. Magari, Napoletano, quando non è troppo indaffarato a presenziare a funerali di stato, potrebbe anche spenderla qualche timida parola su queste questioni, io penserei…

Su questa stessa questione della RAI, i giornalisti in proprietà al signor B., all’unisono, lanciano l’ipotesi della sospensione nel pagamento del canone. Questa mi pare una magnifica notizia: credo che l’opposizione tutta potrebbe sposare questa campagna, così finalmente avremmo maggioranza ed opposizione d’accordo su una iniziativa. Vorrei però che si stilasse un elenco di tutti quei figuri che pretendono di svolgere servizio pubblico in nome del signor B., i vari Minzolini, Vespa, e tantissimi altri che dovreste aiutarmi voi a ricordare: di TV davvero mi intendo poco, e i nomi delle nullità poi, li dimentico subito.

Non è una boutade: l’iniziativa mi sembra estremamente interessante. Capisco che il signor B. abbia dalla sua le reti Mediaset, ma voglio vederli tutti questi pseudo giornalisti, tutti questi pseudo show-people, come potranno continuare a dare il loro personale contributo al rincretinimento generale degli Italiani. Sarebbe gravissimo che l’opposizione lasciasse che l’iniziativa contro il canone apparisse contro “Annozero” e simili trasmissioni, permettendo ai soliti schiavetti del signor B. di farla franca.

venerdì 25 settembre 2009

RUBRICA SETTIMANALE DI POLITICA INTERNA N. 8

Come successo con Ballarò, ho deciso di seguire ieri sera anche il primo numero della nuova stagione di “Annovero”. Mi pare di poter dire, sulla base del fatto che quasi nessuno di voi ha postato nell’intervallo di tempo in cui andava in onda la trasmissione, ed anche sui numerosi commenti apparsi in un blog che vi ha oggi dedicato un post, che quasi tutti voi avete seguito questa puntata e che, se siamo un campione rappresentativo dei telespettatori nel loro complesso, che l0’audience dovrebbe essere risultata particolarmente alta.

Dedico quindi questo odierno numero della consueta rubrica settimanale a questa trasmissione, tentando, come mi sforzo sempre di fare, un’analisi critica piuttosto che privilegiare un giudizio sbrigativo ed inevitabilmente superficiale su quello a cui ho assistito.

Mi pare quindi che Santoro abbia fatto delle scelte deliberate ed inequivocabili. Egli ha costruito con la consueta bravura una trasmissione con aspetti spettacolari, nel contempo individuando con cura il suo pubblico, che potrei succintamente definire del nostro tipo, ovvero genericamente di sinistra, per quello che ciò può significare. A questo fine, egli ha decisa,mente puntato su due aspetti che hanno dominato la trasmissione, da una parte il consueto anti-berlusconismo, dall’altra la polemica sulla libertà d’informazione.

Sul primo punto, egli non ha lesinato sulla riproduzione di dichiarazioni da parte del signor B. e di suoi scagnozzi, fino al punto che il tempo dedicato ai filmati ha finito col rappresentare una percentuale significativa dell’intera trasmissione. Ora, mi chiedo: se l’intervista a Feltri rappresenta una novità, e quindi è informazione di prima mano che può fornire nuovi elementi e magari anche nuove frecce all’arco dell’opposizione, francamente non capisco quale possa essere il fine di fare passare ancora una volta, anche in questa trasmissione i consueti spot che chi ha la maggioranza in questo paese ama distribuire a tutta mano. O meglio, lo capisco troppo bene: egli aveva l’unico esplicito scopo di compiacere il proprio pubblico, che interpreta quegli spot come spazzatura, come una fantomatica evidenza di una inadeguatezza di chi governa. A chi pensa così, faccio presente che la stessa frase, lo stesso gesto che a lui appaiono come clamorosi errori, a tanti, che purtroppo costituiscono maggioranza, appaiono invece come un momento di conferma del loro orientamento politico di appoggio all’attuale maggioranza costruita attorno al signor B. Per quello che potrebbe interessare, io mi sono invece molto innervosito perché ho raggiunto il punto di saturazione verso questi individui, e la loro semplice vista mi procura reazioni ormai di tipo allergico. Ma ovviamente non è questo il punto. Il punto è piuttosto che è ormai evidente, e lo dovrebbe credo essere per tutti, che l’aspetto inequivocabile da “parvenu” del signor B., le sue gravissime prese di posizione, così come si percepiscono dai suoi passaggi in TV, non hanno alcun effetto negativo sul suo consenso. Se conveniamo su questo, mi chiedo allora quale sia il vantaggio di replicare: evidentemente solo successo basandosi su chi è già anti-berlusconiano.

Andiamo quindi sul secondo punto. E’ stata la trasmissione almeno convincente sulla questione della libertà di stampa? Non mi sembra proprio. Particolarmente modesto è stato il ruolo giocato dalla De Gregorio, che si è fatta distruggere da un Belpietro in forma (poi però su Travaglio ha sballato alla grande). Alla fine, era evidente non che la libertà di stampa ci sia, ma che questo problema non nasce con il signor B.

Dovremmo io credo capire una buona volta che il problema specifico del signor B. non è l’informazione, ma il lavaggio dei cervelli da parte di trasmissioni apparentemente completamente distanti dalla politica: basti citare quelli della De Filippi, assolutamente emblematici su questo versante. Qui quindi, invocare una generica libertà di stampa serve solo a garantire il proprio ruolo rilevante da parte di chi lo lancia, o, anche s ecosì non fosse, potrebbe agevolmente fatto passare per questo dal governo. Non è un caso, se ci fate caso, che nell’appello originale l’espressione “libertò di stampa” neanche figura: qui piuttosto si riproduce il solito problema del conflitto di interessi da una parte, e dell’eccessiva potenza mediatica dell’azienda del signor B. nei decennoi passati, anche tramite l’illegale messa in onda di Rete4.

Ecco, diciamo che c’è uno specifico problema per la presenza stessa del signor B. con questo eccessivo accumulo di ruoli così differenti. La vuota retorica della libertà di stampa sarebbe stato opportuno tenerla da parte. Il non averlo fatto, comporta la non credibilità di questa campagna, che finisce per riprodurre il periodico tentativo di buttare giù il signor B. da parte di chi non avrebbe bisogno di motivazioni così solenni per desiderarlo.

Vorrei infine soffermarmi sul ruolo giocato da almeno una parte dei protagonisti della trasmissione. Ho già detto della debacle della De Gregorio, su cui Belpietro ha avuto buon gioco, anche se poi ha disperso tutto Dando un giudizio del discorso di Travaglio assolutamente stonato e incomprensibile, tanto che penso che l’avesse preparato prima.

Bocchino si è schierato completamente con il signor B., senza mostrare quella vicinanza a Fini che gli viene accreditata: anch’egli un replicante. Franceschini mi è sembrato abbastanza all’altezza: bisogna riconoscergli una non comune freddezza che lo agevola tanto. Mentana ha ormai assunto questo ruolo ostentatamente super partes che gestisce bene. Malgrado non mi piaccia, non me la sento di disprezzarlo per questo atteggiamento. In fondo, sarebbe molto facile per lui schierarsi con qualcuno dell’opposizione, raggiungendo qualche posto anche abbastanza importante: credo lo accoglierebbero proprio a braccia aperte!

Santoro conduce abilmente, suscitando gli scontri e poi smussandoli, ma, come dicevo, non ho apprezzato l’impianto complessivo della trasmissione.

Travaglio è stato perfetto come sempre, non una singola parola fuori posto, e ha smarcato completamente Belpietro, criticando in maniera inequivocabile anche D’Alema. Quest’uomo, di cui riconosco i limiti, devo però ammettere che è davvero bravo.

giovedì 24 settembre 2009

CONSIDERAZIONI POLITICHE E SCIENTIFICHE SULL'EFFETTO SERRA

E’ già da due giorni che è iniziata la sessione plenaria dell’ONU sul clima. Per le novità che stanno venendo fuori, e per l’obiettiva rilevanza dei temi, mi aspettavo ieri di ritrovare tanti post dedicati a questi argomenti. In verità, c’erano anche altri due temi di politica internazionale degni di attenzione: il ritorno di Zelaya in Honduras, e i colloqui in corso negli USA tra il premier israeliano e il Presidente palestinese. Anche questi argomenti non li ho visti sui blogs che più frequento, cosa impensabile anche solo pochi mesi fa. Mi pare che un po’ tutti, e includo anche me, ci stiamo incartando sugli argomenti di politica interna nella spasmodica attesa della caduta del signor B., che però ritarda ad avvenire. Lo trovo, lo dico francamente, un brutto segno, se anche qui sul web ci rinchiudiamo nel cortile delle polemiche tutte italiane, dimenticando che nel frattempo esistono altri 7 miliardi di persone che vivono e influenzano con la loro vita la nostra.

Vorrei ora tornare al tema del clima. Grandi novità sono venute principalmente dall’intervento cinese che, per la prima volta, ha manifestato l’intenzione di ridurre le emissioni inquinanti ed anche le emissioni di anidride carbonica che, vorrei ricordarlo, non si può considerare un inquinante, in quanto non tossico, ma un gas che potrebbe secondo molti, me incluso, influenzare il clima del nostro pianeta.

Se consideriamo che anche l’India si è allineata alla posizione cinese nel volere anch’essa contribuire a tali emissioni, si comprende agevolmente la rilevanza della cosa. Queste due nazioni complessivamente con la loro popolazione contribuiscono a circa il 30% dell’intera popolazione del pianeta. Se anche le emissioni a persona sono in questi paesi relativamente modeste, se consideriamo che in questi ultimi anni esse sono in continua e sensibile crescita, dovremmo convenire sul fatto che le decisioni che hanno preannunciato hanno davvero una valenza, che non mi pare esagerato definire storica.

Se questo costituisce l’aspetto politico che desideravo sottolineare, in quest’ultima parte del post vorrei soffermarmi invece sugli aspetti più scientifici, senza ovviamente pretendere di potere in nessun modo approfondire l’argomento.

Si sa che nel mondo si fronteggiano due teorie opposte. L’una attribuisce al cosiddetto effetto serra la causa dell’aumento che si è registrato nella temperatura media della terra. Questo incremento ha subito una sostanziale battuta d’arresto negli ultimissimi anni, anche se leggevo di recente che mai le acque degli oceani sono state così calde, ma su questo torneremo brevemente. A questa teoria, se ne oppone, in verità da gruppi di scienziati numericamente minoritari, una opposta, che sostiene che invece i cambiamenti climatici hanno avuto un andamento periodico durante tutto il passato, e che, data la severità delle variazioni osservate in età pre-industriali, sarebbe stupido attribuire all’attività antropica (quella dell’uomo considerato come essere tecnologico-culturale), tali cambiamenti. A conferma di questa seconda tesi, essi considerano proprio l’apparente arresto negli incrementi termici che effettivamente sembrano aver rallentato nettamente rispetto agli incrementi vistosissimi degli anni novanta e dei primissimi anni del nuovo millennio. Per inciso, dirò che questa sostanziale stasi possa essere attribuita all’assenza di macchie solari sul sole, il che comporta una diminuizione nell’intensità delle radiazioni che raggiungono la terra, così da fare da contrappeso all’aumento dell’effetto serra.

Io volevo capovolgere la logica della controversia. Ammettiamo quindi che l’osservazione obiettiva dei cambiamenti termici non sia un metodo soddisfacente per diagnosticare l’effettiva incidenza di crescenti concentrazioni di gas serra su tale parametro.

Io chiederei allora ai climatologi di affrontare il problema dalla parte opposta, dove l’accordo unanime invece esiste. E’ vero che l’anidride carbonica ed altri gas serra sono aumentati in concentrazione nell’atmosfera terrestre a seguito di uno sviluppo tecnologico sostanzialmente anarchico? E’ vero che essi, in virtù della loro capacità di trattenere le radiazioni infrarosse provenienti dalla superficie della terra, ostacolano la restituzione allo spazio del calore ricevuto dalla terra da parte del sole? Ebbene, qui non si tratta quindi di attribuire a una causa o ad un’altra le variazioni climatiche, quanto piuttosto, da parte di quelli che definirei i “negazionisti” (dell’effetto serra) di spiegare al contrario come un aumento nella concentrazione dei gas serra possa essere ininfluente sulla temperatura media del pianeta. Vista così, mi pare che l’ipotesi negazionista perda ogni valore. Potremmo semmai discutere su quanto essa influenzi percentualmente le variazioni osservate, ma non il fatto stesso che essa sia in ogni caso influente.

martedì 22 settembre 2009

DALLA PUGLIA CON FURORE

Ma cosa succede a baffino D’Alema? Seppure nessuno credibilmente lo possa considerare minimamente di sinistra, sebbene le sue scelte strategiche si siano rivelate tutte tragicamente sbagliate, tuttavia a baffino è sempre stata riconosciuta una non comune capacità tattica, che gli ha consentito di navigare tra i flutti della politica italiana, senza pagare prezzi significativi ai suoi errori strategici. La costruzione di una rete di alleanze e di collegamenti appare come la sua forza, ma essa stessa testimonia una capacità di riconoscere a chi legarsi e in cosa sostanziare il legame.

Ora, dovremmo chiederci dove sta la sapienza tattica nell’uscirsene con un allarme sui fatti oggetto d’indagine a Bari, sapendo che certi personaggi, nella fattispecie Tarantini, Frisullo e non so chi altri, coinvolgeva in qualche modo anche la sua persona. Qui, il ruolo giocato dai politici in generale, e quindi includendo anche Vendola, sembra un comportamento da dilettanti. Epperò, è abbastanza inverosimile che politici di lunga data si siano comportati da dilettanti, e quindi conviene cercare una spiegazione alternativa.

La spiegazione alternativa che mi sento di avanzare è che un accordo segreto sia stato da qualcuno violato, e che questa diserzione abbia sorpreso i protagonisti. Come dire, non è che i conti teoricamente non erano stati fatti bene, ma c’è stato un comportamento che non era e non poteva essere previsto.

Naturalmente, si tratta di una fanta-ricostruzione, senza alcuna evidenza nei fatti che conosciamo, e basata soltanto su deduzioni apparentemente logiche. Difatti, non chiedetemi chi sarebbe questo personaggio, o quale sia il patto violato: non ne ho la minima idea. Registro che queste vicende stanno subendo degli sviluppi inaspettati, e che probabilmente il modo inatteso in cui i protagonisti stanno attraversando queste vicende, le rende più interessanti e più informative.

lunedì 21 settembre 2009

LEGA COME NUOVA DC DEL NORD: L'ESEMPIO DELLE RONDE

Non voglio far passare sotto silenzio un episodio riguardo alle ronde, riportato su RAI3 ieri sera nella consueta rubrica “Presa diretta”, condotta da Iacona.

A Torino dunque, una trentina di unità delle forze dell’ordine, con mezzi correlati, hanno scortato ronde della Lega.

Qui siamo veramente al paradosso: le ronde, che dovevano liberare le forze dell’ordine di alcuni compiti sul territorio, richiedono invece la propria protezione per circolare vestiti di verde per le strade di Torino a giocare a fare rondisti. A parte l’ovvia considerazione sul coraggio di questi rondisti, che evidentemente si ritengono più incapaci dei comuni cittadini a circolare nelle ore notturne, mi chiedo se si capisce la gravità dell’accaduto, soprattutto come la Lega interpreta il proprio ruolo di forza politica e il proprio ruolo di froza istituzionale, essendo proprio il Ministro degli Interni un leghista.

Qui, siamo arrivati a una nuova e peggiore Democrazia Cristiana del Nord, che utilizza sfrontatamente le risorse pubbliche per un uso di parte, per permettere a quattro politicanti del proprio partito di potere giocare a fare il gendarme, per potere senza rischio alcuno esibirsi per le strade di una grande città, a mostrare la propria dedizione alla causa del suo partito. Ciò, vale la pena ricordarlo, in presenza di una riduzione delle risorse effettive concesse alle forze dell’ordine, e che Maroni, sempre lui, sfrontatamente dice essere una bugia, citando a sproposito lo stanziamento complessivo, ed omettendo di dire contestualmente quale effettivo utilizzo quei fondi abbiano avuto (colmare debiti pregressi, spese del personale). Spiace ed allarma vedere tanti prefetti accodarsi pedissequamente al Ministro di turno, violando così di fatto la separazione dei poteri che costituisce la vera garanzia di democrazia, essendo quali funzionari amministrativi del tutto separati dal potere politico, dovendo rispondere solo del rispetto della legge e non del rispetto del Ministro e dei suoi politicanti verdi, già pronti come la DC di allora a mangiarsi lo stato alle spalle dei loro stessi seguaci.

sabato 19 settembre 2009

RUBRICA SETTIMANALE DI POLITICA INTERNA. n. 7

Spero che non me ne abbiate se non parlo anch’io dei sei soldati morti in Afghanistan, ne avete parlato tanto voi che sarebbe difficile dire qualcosa di nuovo. Tolta la retorica degli eroi morti per una causa superiore, rimangono le umanissime motivazioni che una società come la nostra suggerisce a loro, come a noi, e su cui c’è ben poco da aggiungere o da commentare. Il discorso sulla presenza di nostre truppe in quel lontano paese non può che trovare in questo tragico evento una occasione di confusione e non di chiarezza. Io personalmente, non aspettavo questo momento per giudicare negativamente una presenza di nostre truppe in quel lontano paese, senza che nessuno sappia più quale sia lo scopo della missione.

Ieri, ho assistito a Ballarò, e ne parlerò per quello che mi pare ci faccia capire sulla situazione politica italiana. Questa scelta di soffermarmi su una specifica trasmissione, che tra l’altro non amo, trovandola noiosetta e ripetitiva, è motivata dal fatto che essa inaugura la stagione dei talk-show politici, tra quelli che garantiscono una partecipazione abbastanza equilibrata dei vari schieramenti politici.

In particolare, poteva essere di qualche interesse osservare come i vari protagonisti politici si posizionassero in una fase che a molti, me incluso, appare come quella del dissolvimento del potere del signor B.

Mi pare che si possa convenire sul fatto che Casini sia riuscito a svolgere il ruolo di protagonista, usando il solito sistema dialettico che gli riesce molto bene della banalizzazione e dell’autocontraddizione. Egli esordisce enunciando le buone intenzioni, per poi smentirle clamorosamente nel corso del suo piccolo comizio, costruito abilmente sorvolando velocemente attraverso i passaggi più controversi, e soffermandosi lì dove tutti potrebbero facilmente convenire. Mi pare che sia uscito vincitore perché nessuno lo ha attaccato, ed anche questo appare significativo.

Su Bersani, c’è ben poco da dire, è il solito Bersani, privo di vere capacità dialettiche, ma non privo di argomentazioni, ed anche questo doppio aspetto è in un certo senso il suo fascino. Non riesce però ad emergere, è come il nonnino dai consigli preziosi, ma sulla cui capacità di svolgere in primis un ruolo di protagonista non molti sarebbero disponibili a scommettere. Per inciso, questo, assieme all’alleanza con l’impresentabile baffino D’Alema, costituisce il suo più grave handicap rispetto agli altri candidati alla segreteria del PD, che nascondono il nulla della loro linea politica dietro un piglio energico e convincente.

Gli altri due politici presenti, entrambi del PDL ed entrambi ministri, erano Tremonti ed Alfano. Su Alfano, che sentivo parlare per la prima volta, non avrei molto da dire: non è stato molto abile, ma tutto sommato mi pare sopra la media dei suoi colleghi di partito: quanto meno, mastica un buon italiano, e non ripete luoghi comuni come un Gasparri o uno Schifani, o un Lupo, persone letteralmente non ascoltabili, perennemente condannati a svolgere il ruolo di automi di sé stessi, persone cioè così prigioniere del loro ruolo, che sarebbe possibile scrivere ciò che diranno nelle varie situazioni prima ancora che aprano bocca.

Ma Tremonti piuttosto, è proprio indigeribile, è come quando si mangia qualcosa difficile da digerire, e per tutto il pomeriggio ti ritorna in bocca il suo sapore. Il caso Tremonti sta diventando un vero problema, frequenta spesso i luoghi della comunicazione mediatica senza dire nulla. Non dico, badate, che sia un chiacchierone senza costrutto, egli piuttosto è uno che al momento del fare è molto concreto, ma anch’egli ha scoperto un suo ruolo mediatico preciso, e dietro questo si nasconde, trovandolo evidentemente appropriato, forse perfino geniale. Lo stile è quello da cui in qualche misura Bersani ha provato a stanarlo, dicendogli che aspettava che Tremonti smettesse di parlare di Platone.

Egli insomma enuncia pareri sui massimi sistemi, magari sensati, ma la cui attinenza con gli argomenti in discussione e sulla sua propria attività di ministro, c’entrano come i cavoli a colazione. A Ballarò addirittura, non so se per la prima volta, ha enunciato la teoria dell’intervento libero. Evidentemente, il signor B. ha fatto scuola, tutti questi politici pretendono di usare la tribuna televisiva per i loro monologhi, mai che sia consentito fare domande. Eppure, proprio Tremonti dovrebbe essere stanato con domande molto specifiche, contestandogli, non la sua teoria sugli economisti o amenità di questo tipo, del Tremonti filosofo e pensatore ognuno dia il suo giudizio, magari in base alla sua dose di masochismo, ma atti puntuali di governo. Del resto, ripeto quello che scrissi in un vecchio post sull’intervista rilasciata all’Annunziata, uno degli episodi di interventi inutili di questo ministro, che qualcuno anche a sinistra si ostina a considerare un buon ministro, non si sa in base a quali considerazioni.

Hanno completato il parterre di Ballarò la segretaria dell’UGL, e la De Gregorio, che ho trovato troppo coinvolta, ma che ha avuto il merito di farsi chiedere da Tremonti se intendeva offenderli dicendo che il successo del signor B. era da addebitare al suo denaro, che gli ha consentito di comprarsi tanto. Giustamente, la De Gregorio ha puntualizzato che questa categoria dell’offesa era incongrua: come se un giornalista potesse avere altro scopo che quello di far risaltare certe verità.

L’impressione complessiva che ho avuto da quanto ho ascoltato è che c’è in giro un clima di grande prudenza, che tutti, tranne appunto la De Gregorio, hanno mostrato. Questa prudenza, soprattutto in merito ai giudizi sul premier, evidenzia il clima di grande incertezza o di grandi silenzi che caratterizza la presente stagione politica. Nessuno vuole scoprire le sue cartuccie, e meno che mai quelli che credibilmente potrebbero rivendicare un ruolo di successione al signor B. Mi dispiace riconfermarmelo, ma quando questa fase politica finirà, lo sapremo solo a posteriori, e probabilmente quando un nuovo equilibrio politico deciso nel più grande segreto e quindi anche da un numero molto ristretto di persone, sarà stato definito. A quelò punto, il nostro ruolo sarà inessenziale, e ricominceremo ad analizzare la nuova situazione politica che si sarà definita.

mercoledì 16 settembre 2009

ISTERIA TRA I BLOGS?

Andando per blogs, che cosa si trova, in particolare per quanto riguarda la situazione politica? Troviamo la situazione di tantissimi bloggers che sono i famosi cavoli confusi, non si può dire altrettanto efficacemente in nessun altro modo. In un certo senso, malgrado non si sappia neanche ancora se i funerali al signor B. sia il tempo di farli, già le persone sembrano addirittura annichilite. C’è chi blatera che ci si divide, senza essersi conto, magari da decine di post, che assieme non siamo mai stati. Ci sono poi i casi di uno stesso blogger, che manifesta opinioni totalmente differenti, a volte addirittura opposte passando da un blog a un altro.

In qualche modo, quindi, si prefigura la situazione che seguirà la fine dell’età del signor B.

Se il bel giorno si vede del mattino, non mi pare che ci stia da stare tanto allegri. Se toglieremo a questo popolo che si considera genericamente di sinistra il bersaglio avuto da tanto tempo, si crea uno sbandamento. In effetti, tolto il signor B. di mezzo, quanto appare miserevole e riprovevole ciò che rimane!

Siamo davvero un paese devastato, popolato da gente fondamentalmente maleducata, governato da politici tutti immersi nella propria logica di gruppo, fondamentalmente inetti, almeno nel senso di essere privi di qualsivoglia competenza. Il signor B. certamente ha dato il suo contributo, ma da solo mai avrebbe potuto compiere un tale disastro. Insomma, tolto il signor B. (ma, badate, non lo sto dando per scontato, è solo un’esercitazione dialettica), non ci resterà che riprenderci i DC dell’ultima generazione, e poco importa come sono targati, sempre democristiani sono!

Allora, scusatemi tanto, io non sono della partita: riprendetevi pure i DC che volete, ma non pensiate un solo istante di includermi in nessuna santa alleanza con questi figuri, non me.

Ieri, in occasione dello speciale “Porta a porta”, c’è stato un affollarsi di post su questo argomento. Tantissimi si sono impegnati a raccomandare di non vedere il programma, sperando così di determinarne per questa via l’insuccesso in termini di audience.

Ciò mi fa pensare a due distinte cose.

La prima è che si sopravvaluti gravemente la possibile influenza dei blogs sui comportamenti del comune cittadino. Adesso, visto il sostanziale flop della citata trasmissione, spero che non ci saranno bloggers che se ne vorranno attribuire il merito, perché sarebbe davvero un abbaglio: avere un migliaio di lettori per un blog è una cifra di tutto rispetto, ma perfettamente ininfluente rapportandola al numero totale dei telespettatori.

La seconda cosa che mi richiama alla mente questo martellamento su “Porta a porta” è che, altrimenti, in assenza delle gravissime modalità con cui la RAI ha voluto procedere alla messa in onda, questo è un programma che i bloggers seguono. Sarò un alieno, ma io tali programmi non li vedo non per scelta politica, per una sorta di imprecisata militanza politica, ma semplicemente che per me è uno spettacolo stomachevole, del tutto indigeribile. Per militanza, magari, potrei vederlo, non spegnere la TV, quello lo faccio per scelta spontanea, per incompatibilità totale tra Ve3spa e i suoi ospiti esibizionistici e me.

Aspetto trepidante la fine del signor B. non tanto forse per la cosa in sé, ma per i miei timori più forti su cosa avverrà un minuto dopo, anche dopo aver osservato questi comportamenti assolutamente inadeguati di tantissimi bloggers, che ho qui brevemente descritto.

martedì 15 settembre 2009

LA FANTOMATICA USCITA DALLA CRISI ECONOMICA

E adesso è stato il turno di Obama: a quanto pare, la diffusione di ottimismo a piene mani sulla situazione economica mondiale da parte dei governi non mostra confini né geografici né politici. Che successone l’intervento dei governi per contrastare la crisi finanziaria! Almeno così vorrebbero farci credere, ma le cose stanno davvero così? Siamo davvero già usciti dalla peggiore crisi degli ultimi sessant’anni? Io personalmente non lo credo. Chi si è tirato fuori dai guai sono sicuramente le banche, ma, guarda un po’, con i soldi di noi contribuenti. Oggi, Tremonti ha facile gioco a inveire contro il sistema bancario, ma io già postai, in tempi non sospetti, che i cosiddetti “Tremonti bonds”, fatti propri da tutta la UE, erano una grossissima sciocchezza, e che nessuna banca li avrebbe mai acquistati, il che si è puntualmente verificato. Insomma, i governi un po’ tutto il mondo hanno riversato tanta di quella liquidità in giro da drogare il sistema economico. Ma, mi chiedo, assieme del resto a tanti economisti, in cosa questa droga è differente dai titoli spazzatura che stanno all’origine della crisi stessa? Abbiamo, potremmo dire, sostituito l’eroina col metadone, ma le terapie a base di metadone si sono rivelate poco efficaci a fare uscire i tossicodipendenti dai loro problemi.

Un altro esempio è quella degli aiuti all’acquisto di autovetture, che ha con tutta evidenzxa funzionato. Anche qui, sarebbe però il caso di chiedersi cosa avverrà quando gli aiuti cesseranno. A quel punto, ne sono abbastanza certo, bisognerà prorogare tali aiuti per non creare una nuova crisi nella domanda nel settore.

Nel frattempo, la disoccupazione cresce, perché la crisi porta a un aumento dell’efficienza. Se però questa efficienza non si accompagna a una maggiore domanda, ciò significa che la produzione non può aumentare, e si produrrà la stessa quantità di beni con meno forza lavoro. Questo pone il problema di quanto sia inumano il capitalismo in sé, in quanto non centrato sull’uomo, ma sul profitto. Questa contraddizione insita nel capitalismo non può essere messa da parte come se fosse un’invenzione dei marxisti, e din verità non occorre neanche essere marxisti per rendersene conto.

Lasciamo quindi che le borse celebrino a loro modo l’uscita dalla crisi, che i governi di qualsiasi colore impongano all’opinione pubblica una visione rosea e irrealistica della situazione economica: le famiglie in mezzo mondo si troveranno a fronteggiare la perdita del posto di lavoro, l’impossibilità di condurre quella vita dignitosa che spetterebbe loro. Rimane da capire quanto a lungo queste due opposte condizioni potranno a lungo convivere.

domenica 13 settembre 2009

TUTTI ALLEATI CONTRO IL SIGNOR B. ?

Vedo che si va diffondendo anche sul web la sindrome da CLN (Comitato di Liberazione Nazionale). Un blogger, che ormai, per i continui scambi di commenti ed anche per i ripetuti casi di concordanza di opinioni, considero un amico, mi ha suggerito questa espressione, visto il parallelismo che egli ha voluto fare tra la situazione attuale e quella dopo l’otto settembre 1943. Eppure, a me sembra che questo parallelismo sia abbastanza forzato. Avrei potuto postare un commento sul suo blog, ma, guarda caso, stavo già preparando un post su questo argomento, e non mi sarebbe bastato un breve commento in proposito.

Ci sono molti aspetti che rendono le due situazioni assolutamente differenti, e su questo credo di non dovermi soffermare più di tanto. Se così stanno le cose, e vorrei proprio vedere come si possa affermare il contrario, richiamare il CLN a proposito dell’attualità politica può soltanto servire a fare confusione. Sgombriamo il campo quindi da questi paragoni impropri, e vediamo di esaminare ancora una volta la situazione che si è venuta a creare, e quali siano i problemi che ci stanno davvero di fronte.

Il problema, come viene formulato dai sostenitori dello spirito da CLN, si può riassumere così. In Italia, abbiamo mille problemi, ma qui si è venuta generando un’emergenza democratica, che riguarda il signor B. A causa di ciò, ogni altra considerazione va messa da parte, e dobbiamo unire tutti gli sforzi per spodestare l’attuale premier: poi, si vedrà.

Questa tesi, apparentemente semplice e chiara, a me appare invece semplicistica e fumosa. Lo dico perché sono convinto che, senza fare un’analisi puntuale di come siamo potuti arrivare a tanto, non possiamo andare da nessun altra parte rispetto a dove ci troviamo oggi.

Il signor B. non è un uomo venuto da un altro mondo, come un corpo estraneo intervenuto improvvisamente nella politica italiana, come si potrebbe invece dire a proposito di altri casi, ad esempio del Presidente peruviano Fujimori. Non soltanto il signor B. era a tutti noto da moltissimi anni prima che si buttasse in politica, ma egli ha perso due volte le elezioni politiche, e chi gli è succeduto al governo si è guardato bene da compiere qualsiasi atto a lui ostile. Diciamo anzi che sono state disattese sentenze, e gravi carenze legislative del nostro paese non sono state colmate, proprio perché avrebbero potuto danneggiare il signor B.

Nello stesso tempo, dovremmo chiederci cosa potrebbe avvenire una volta che egli fosse estromesso da capo del governo. Se non riusciamo a fare chiarezza su questi punti, se decidiamo che capire non è necessario, che è una cosa da pseudo-intellettuali perditempo, ci potremmo ritrovare in una situazione politica imprevista e non meno da incubo di quella attuale.

Adesso, un post non può riassumere quindici e più anni della cronaca politica italiana, ma l’atteggiamento sostanzialmente compiacente che le varie coalizioni di centro-sinistra hanno avuto verso il signor B. indicano che una forma di complicità tra loro c’era, e che stampa ed opposizione che oggi sbraitano contro di lui, lo fanno perché solo adesso questa complicità è stata spezzata unilateralmente dal signor B. Si dice che qualcosa d’importante è cambiato nei comportamenti politici, e non solo, del signor B. Ma siamo certi che è proprio il signor B. in prima persona ad avere cambiato atteggiamento?

Ancora una volta, vedo una gravissima sottovalutazione del ruolo svolto dalla Lega. Se guardiamo al modo in cui egli si è posto da sempre verso l’opinione pubblica, se guardiamo quindi all’aspetto esteriore senza considerare i provvedimenti politici, dove possiamo affermare in sincerità che egli abbia cambiato significativamente i suoi atteggiamenti? Certo, può ben darsi che abbia accentuato questi suoi modi, ma, si sa, anche l’età fa la sua parte nel far risaltare i tratti peggiori della personalità.

Ciò però che è davvero cambiato è stata la politica, intesa come provvedimenti legislativi ed amministrativi assunti dall’attuale esecutivo. A questo punto però, dovremmo anche chiederci chi detti davvero l’agenda della politica italiana. Se noi escludiamo i provvedimenti strettamente funzionali a favorirlo personalmente, il resto è stato promosso, quasi sotto dettatura, dalla Lega. E’ davvero una questione da inutili perditempo chiedersi cosa ne sarebbe della Lega a seguito dello spodestamento del signor B.? Nessuno che minimamente voglia ragionare, potrebbe affermarlo, e, similmente, giungere alla conclusione affrettata che la sua caduta coinvolgerebbe anche la Lega: non è così scontato, ormai la Lega ha una sua base militante bene strutturata ed organizzata, al contrario del PDL, un finto partito, che dovrebbe trovare come continuare ad esistere senza quello che più che il suo leader appare a molti come il suo padrone.

Penso quindi che accodarsi oggi a coloro che negli anni passati a lungo si sono dimostrati compiacenti ed inetti nello stesso tempo, sarebbe un errore, almeno per coloro tra noi che desiderano per l’Italia una svolta radicale.

Detto ciò, la domanda più importante rimane quella di quale oggi possa essere il contributo alla caduta del signor B. da parte nostra, nella duplice veste di bloggers e di semplici cittadini democratici. Dovrebbe essere a tutti chiaro che questa svolta può ragionevolmente avvenire soltanto come una congiura di pretoriani, che dovrebbe rappresentare l’atto finale e risolutivo di un lungo processo portato avanti da forze finanziarie del nostro paese. Se le cose stanno così, se cioè la progressiva ed apparentemente inarrestabile perdita di affidabilità del signor B. deve trovare riscontro formale nella perdita di fiducia da parte delle Camere, mediante l’iniziativa di almeno una parte dei suoi attuali scagnozzi, quale sarebbe il ruolo risolutivo che dovremmo svolgere in tutto questo? Quale parte del piano prevede una partecipazione attiva da parte dei cittadini?

Tornando al CLN, allora si sapeva cosa significasse schierarsi, magari andare sulle montagne e da lì guerreggiare contro i nazisti. Chi scelse questo schieramento, sapeva bene di dare un contributo in un certo modo decisivo alla causa del proprio paese e della propria gente. Oggi, in verità, la battaglia non dipende praticamente per nulla da noi, e quindi il sospetto che questo schierarsi abbia fini non chiari e quindi potenzialmente pericolosi, dovrebbe essere considerata da tutti noi con grande attenzione.

Infine, spero che il dibattito su questi punti, sia che si svolga su questo blog, sia sua ltri, spero possa aver luogo senza inutili attacchi personali. Ci si può dividere anche educatamente, in fondo!

venerdì 11 settembre 2009

RUBRICA SETTIMANALE DI POLITICA INTERNA. N. 6

Questo numero odierno della mia consueta rubrica dovrebbe registrare, sembra un’ovvietà, come fatto più importante dell’attualità politica il discorso di Fini a Gubbio. Non mi sottrarrò ad occuparmene, ma voglio piuttosto segnalare come fatto più rilevante il colloquio che è avvenuto tra Emma Marcegaglia, Presidente di Confidunstria, e il Segretario dell CGIL Epifani. E’ un fatto di un’evidente importanza perché segnala la volontà del complesso dei grossi imprenditori di dare una svolta ai rapporti sindacali, chiudendo il tentativo, chiaramente considerato fallito, di isolare la loro parte più intransigente. Questo fatto però ha anche rilevanza politica, in quanto segna nello stesso tempo uno smarcamento degli industriali dal governo e segnatamente dal signor B. Da questo punto di vista, trovo sorprendente ed anche deludente la insufficiente attenzione riservata dalla stampa a questa vicenda. Insomma, è come se la Confindustria per prima abbia scommesso sulla caduta del signor B., anche se ovviamente con le modalità prudenti che le sono consuete. Questo è il valore, seppure simbolico, che io attribuisco a quell’incontro, e che gli attori politici non hanno potuto non apprezzare.

Un’altra tessera insomma delle difficoltà del premier, dopo quelle avute con la Chiesa. Anche lì, seppure è abbastanza ragionevole considerare che settori più oltranzisti al suo interno abbiano tatticamente sfruttato l’attacco sferrato da Feltri a Boffo, con la stessa sapienza tattica, essi stessi, sapranno fare pagare al signor B. questo attacco, ancorché gradito: in ciò proprio risiede la loro raffinata sapienza tattica, da tutti riconosciuta alla Curia.

Veniamo ora a Fini. Purtroppo, non ho potuto accedere al discorso integrale, ma da quello che riporta la stampa, devo giudicare laconicamente con un’unica parola quest’intervento: deludente. Lo trovo del tutto deludente perché denota una mancata determinazione del Presidente della Camera sulle finalità che si prefiggeva. In sostanza, egli poteva adottare due differenti atteggiamenti. L’uno era quello di attaccare il signor B., proponendone esplicitamente il superamento. L’altro era quello di attaccare sia la Lega, che gli scagnozzi del signor B. più sfegatati, ma nel contempo confermandogli piena solidarietà e fiducia.

Il primo atteggiamento, sicuramente il più rischioso, era l’attacco frontale. Egli poteva cioè giudicare propizio il momento per la stoccata finale: se si vuole porre come leader alternativo, tocca a lui vibrare il primo colpo. Questo primo colpo, dato da un suo alleato, tarda a verificarsi. Eppure, sembrerebbe che tante condizioni si siano già realizzate. Anche tanti tra i più stretti collaboratori del signor B. cominciano a soffrire il ruolo troppo ingombrante svolto dalla Lega, come pure dai più intransigenti nello stesso PDL. Gianni Letta non credo abbia apprezzato l’operazione Feltri, ad esempio, ma lo stesso Cicchitto e tanti altri vedono con preoccupazione questo acutizzarsi dello scontro, nel quale essi vengono obiettivamente emarginati. Chissà, forse un attacco più diretto di Fini avrebbe potuto interessarli, provocare il grande salto da un cavallo ormai perdente. Del resto, sanno anche loro che si tratta solo di tempi e che prima o poi dovranno saltare, seppure si tratti di un rischioso salto nel vuoto, come quasi sempre avviene per tutti noi in certe scelte di vita.

La seconda opzione era quella di fare una battaglia strettamente confinata a certi collaboratori del signor B.: una specie di ultimatum al premier, del tipo, o con me, o con loro. Se questo avesse voluto essere, allora la fiducia verso il signor B. doveva venire fuori più esplicitamente.

Quello che io lamento è che questo intervento non è stato nè l’uno né l’altro. I vari personaggi inutili alla Frattini hanno avuto agio ad attaccarlo difendendo al loro solito il signor B., gli altri non hanno avuto delineato una prospettiva differente su cui incamminarsi. Dal punto di vista di vista tattico, giudico così deludente questo intervento, che mostra ancora una volta la modestia di questi politici, anche di quelli meno scadenti tra loro.

mercoledì 9 settembre 2009

LA RESA DEI CONTI FINALE

Pare davvero che ci siamo e che il signor B., com’è nel personaggio, così abile nello sfruttare i momenti positivi, quando messo in difficoltà, reagisce in maniera maldestra finendo per peggiorare la propria posizione. La reazione che ha scatenato contro Fini tramite i propri scagnozzi consente ora a questi di puntare i piedi e di dichiarare esplicitamente quello che mai il signor B. voleva apparisse: che nel PDL non tutto va bene e che ci sono quindi dissensi espliciti. Per uno che il partito se l’è costruito in azienda e che vedeva l’unificazione con AN con un allargamento del proprio territorio, con una concezione di questo tipo introiettata negli scritti al PDL, dire che il dissenso c’è, e che questo dissenso non può essere nascosto data la fonte anche istituzionalmente autorevole che lo dichiara, apre un processo che non può non contemplare la fine politica stessa del signor B. Siamo insomma a quella conta finale che ormai appare avere tempi dell’ordine delle settimane, al più di pochi mesi, ma il cui esito è tuttora tutt’altro che scontato.

Anch’io, nel mio minuscolo, anche per rispondere positivamente a sollecitazioni più o meno cortesi rivoltemi per la mia carenza di concretezza, voglio avanzare una proposta seppure non sia la prima che avanzo e che non viene, ahimè, raccolta).

Abbiamo sotto gli occhi le nefandezze indifendibili da qualsiasi punto di vista minimamente obiettivo fatte da scagnozzi vari del signor B. Le ultime riguardano la RAI, e le difficoltà di varia natura frapposte alla possibilità stessa di realizzare le trasmissioni “Annozero” e “Report”. Siamo tutti indignati anche per la pretestuosità degli atteggiamenti della direzione della RAI, e per i mezzucci impiegati per ottenere lo stesso effetto che avrebbero raggiunto vietando direttamente queste trasmissioni, dimostrando così di non essere neanche in grado di assumersi questa responsabilità.

A mio parere però, non basta, anche se è giusto, firmare appelli in favore di queste trasmissioni. Io vorrei qui riaffermare il concetto della responsabilità individuale. Il Direttore della RAI risponde a un preciso nome, si chiama Mauro Masi. Io vi chiedo di non dimenticare questo nome, affinché, anche a distanza di anni, si sappia che tipo di persona egli sia, di come, al solo scopo di compiacere il potente di turno, egli sia disposto a tentare di imporre condizioni assurde e senza alcuna possibile giustificazione logica alla messa in onda di trasmissioni che, se giudicate soltanto in base al successo di pubblico, non potrebbero che rappresentare le punte di diamante della programmazione televisiva RAI.

Naturalmente, Masi è solo un esempio: tutti coloro che svolgono un incarico che abbia aspetti pubblici, che comporti in qualche misura il contributo finanziario dei contribuenti, tutti coloro che sfruttano le risorse dello stato indegnamente, non sentendosi al servizio del paese, ma piuttosto operano come scagnozzi del potente di turno, non devono essere dimenticati. Essi devono sapere che, quando la parabola del signor B. si chiuderà, ed io spero al più presto, finirà anche la loro parabola, che il signor B. insomma li sta trascinando con sé nel baratro: chissà, forse potrebbero anche rinsavire, ed avere un soprassalto di orgoglio. Purchè il pentimento non avvenga un minuto dopo che il signor B. è caduto di sella, sappiano costoro che questi pentimenti tardivi ed interessati non saranno accettati.

Dicevo, che questo potrebbe servire a richiamare il concetto di responsabilità individuale. Sono infatti convinto, come dico anche nel mio libro, che la classe dirigente sia un circolo chiuso, i cui membri, per il modo in cui si è andata costruendo, non rispondono delle loro azioni, assolti d’ufficio per questione di complicità interna a questo circolo. Il Masi di turno andrà forse domani dal nuovo potente, chiamiamolo mister X, per questuare un incarico pubblico. Per questo, vogliamo un impegno esplicito dei politici che oggi inveiscono contro la RAI, a che a questi figuri non venga concessa un’altra possibilità. Non è un’ipotesi per niente teorica. Ricordo il caso clamoroso di Bruno Vespa che, pur avendo a suo tempo dichiarato di parteggiare apertamente per la DC, visto che era il suo azionista di riferimento, fu richiamato a lavorare su RAI 1 dal centro-sinistra, sostanzialmente quindi dagli ex-PCI che erano stato a loro tempo sbeffeggiati.

Questo comportamento apparentemente masochistico è invece dovuto a quella forma di complicità più sottile che prescinde dagli schieramenti, e che si sostanzia nell’essere tutti dei potenti, e un potente ad un altro potente non dice di no, perché ciò lederebbe quella complicità sostanzialmente mafiosa che li tiene tutti assieme.

Qui, oggi, insomma, è il momento di schierarsi, di fare quell’operazione che i politici italiani aborriscono. L’atteggiamento è quello esplicitato da Ratzinger pochi giorni fa: noi critichiamo i peccati, non i peccatori. Questa cultura cattolicheggiante, che ben poco ha a che fare con la fede, ha già portato il paese allo sfacelo in cui siamo. Adesso invece, vogliamo vedere bene in faccia i peccatori, dobbiamo capire e far capire a questo paese che sono persone concrete che compiono misfatti, Voglio proprio vedere i vari tromboni che tuonano oggi contro il signor B. se sono disposti a dividersi dal resto della classe dirigente, quella che, per servilismo o ignavia, continua a proteggere il signor B.